La Superamerica ha bisogno d'una nuova Europa

La Superamerica ha bisogno d'una nuova Europa ERVATORtO La Superamerica ha bisogno d'una nuova Europa Aldo Rizzo C/ ERA ima volta l'antiamericanismo, e in parte c'è ancora, in certe frange italiane ed europee, ma il fenomeno vero ora è il suo opposto, che non è il filoamericanismo, storicamente scontato, ancor più dopo 1' 11 settembre, ma ima sua versione ridondante, debordante, in una parola eccessiva. Che si può riassumere nella seguente teoria. L'America è la sola superpotenza, di una forza senza precedenti, per di più volta all'espansione della democrazia nel mondo. Ha le sue debolezze inteme (il blackout) e le sue difficoltà esterne (il dopoguerra iracheno), ma si tratta di episodi marginali o temporanei, rispetto alla sua immagine di potenza globale, che cerca il consenso degh alleati e dell'Onu, ma che, se questo non c'è, ne fa a meno. LEuropa non può che prendere atto di questa realtà, rinunciare a ogni velleità competitiva e definitivamente entrare nel Grande Polo planetario. Il cui strumento politico-strategico è la Nato, che con qualche ritocco o aggiornamento può prendere di fatto il posto dell'Onu. Questa teoria ha molti padri, che non necessariamente condividono «in toto» la loro creatura, ma hanno dato ciascuno un contributo alla sua nascita. Si parte dal britannico Blair, col suo rifiuto di un polo europeo distinto da quello americano, pur nel seno di un'alleanza comune, per passare allo spagnolo Aznar e al nostro Berlusconi, per finire con buona parte dei leader dei paesi ex comunisti (Polonia in testa), ormai nuovi membri dell'Unione europea. Naturalmente, non è mancato un «rimbalzo» americano (o forse il rimbalzo è stato quello europeo), ad opera dei cosiddetti «neoconservatives», influenti su Bush, secondo i quali l'Europa può solo sceghere tra l'integrarsi nell'«impero», con dei benefici non secondari, e il rassegnarsi a un ruolo geopolitico irrilevante. . Ora, alcune cose sono ovvie. La potenza senza confronti degh Stati Uniti d'America. La necessità per l'Europa di mantenere un sohdo rapporto transatlantico. Più generalmente, l'opportunità o il bisogno di una strategia comune dell'Occidente, ora che, con la fine della Guerra fredda, con i suoi facili schemi, si è entrati in un mondo imprevedibile. Ma tutto questo non può significare semplicemente che l'America si sostituisce all'intero sistema intemazionale, con r«opzione» per l'Unione europea di accodarsi, salvo scomparire. E che, se non è l'Ue in quanto tale ad accettare l'offerta, lo devono fare i singoli Stati, chi ci sta ci sta (la Francia fuori, magari anche la Germania?). Con tutti i suoi limiti, il quadro Onu va preservato, possibilmente aggiornandolo. E al suo intemo una strategia comune dell'Occidente, se non vuol ridursi a un rapporto di vassallaggio, ha bisogno di un riferimento concreto, riconoscibile, europeo, accanto o dietro quello americano. Il che si può ottenere solo eliminando l'ordine sparso dei singoli Stati. Difficile, certo, ma non impossibile, se si fanno salve certe condizioni evolutive, in questa stretta finale dei lavori per una Costituzione europea. Nel weekend, a Verona, Berlusconi, presidente di turno dell'Ue, incontra Schroeder, dopo le turbolenze italo-tedesche di lugho. Si può ancora ripartire, nella direzione giusta. 1ÌIaWX1 L'Ue non può diventare un semplice vassallo degli Usa e deve recuperare una linea politica comune sfruttando la fase finale dei lavori per la Costituzione

Persone citate: Aldo Rizzo, Aznar, Berlusconi, Bush, Grande Polo, Schroeder