Pensare alla Polonia come a un lieto fine di Luigi Grassia

Pensare alla Polonia come a un lieto fine UN LIBRO AL GIORNO Pensare alla Polonia come a un lieto fine Luigi Grassia PODOLIA, Bessarabia, Rutenia, Bucovina: posti i cui nomi faticano a restare in mente perché sembrano senza identità, pezzi di terra dai confini indefiniti fra la Polonia e la Russia, al massimo separati da fiumi che si chiamano Bug o Dnester o Reut, ma tanto non cambia nulla, di qua e di là il paesaggio è piatto alla stessa maniera; eppure queste lande dimenticate da Dio, sulle quali correva l'antica Pista dei tartari, fanno palpitare il cuore di chi se ne trova impressa la storia nel Dna. Così la storica polacca Wanda Wyhowska, discendente di un grande condottiero cosacco del '600 e autrice di im'autobiografia che attraversa la Prima guerra mondiale, la Rivoluzione russa, l'invasione nazista del '41 e il lungo inverno staliniano, scrive che nella sua famigha «sorse l'idea di acquistare un villino in Costa Azzurra, dove avremmo potuto trasferirci definitivamente; ma alla fine non se ne fece nulla: prevalse la volontà di non abbandonare ai russi le nostre terre, che consideravamo un lembo dell'antica Polonia». Strano libro, questa Pista dei tartari, scritto col tocco beve di una etema ragazza di buona famigha la cui vita passa attraverso sconvolgimenti e massacri senza che mai venga meno la fede che tutto finirà per il megho e che le invasioni, le deportazioni, le città rase al suolo, altro non siano se non parentesi die poi si chiuderanno, mentre la vita vera sono le danze, i circoli ippici, i flirt e le partite a tennis e a golf, anche se di queste cose bisogna fare a meno per anni di fila. Fede giustificata dall'inatteso happy end: «La Polonia, caduta la tirannia e pur alle prese con la pesante eredità del comunismo, è di nuovo indipendente. L'ispirazione spirituale di papa Giovanni Paolo n rafforza le speranze della nazione nel futuro. Nel ricordare il tempo trascorso, guardo ora alle mie esperienze con un certo distacco, che rende più visibili gh splendori dell'umana bontà e le vittorie del beUo sul brutto...». Indimenticabili certi passaggi come quello sull'Ottobre del 1917: (A casa nostra anche noi facemmo la Rivoluzione brandendo un'improwisata bandiera rossa. In quei giorni i genitori vennero diffidati dal ricorrere a metodi coercitivi nei confronti dei figh e invitati a consultarh su ogni decisione che h riguardasse. Venivamo perciò accontentati col sorriso sulle labbra». O quello in cui un aspirante fidanzato porta a casa dei genitori di lei una bomba e sbadatamente la fa esplodere. I viaggi d'istruzione ah'estero e il matrimonio con un giornalista itahano sembrano sottrarre Wanda al destino turbolento della famigha d'origine; invece il marito, divenuto diplomatico, prende a peregrinare fra le tragedie dell'Europa dell'Est, e anche quando la coppia (coi figh nati nel frattempo) si stabilisce a Roma, la Storia la insegue e Wanda si attiva per la Resistenza antinazista in Polonia. Con la seconda guerra mondiale si interrompe la trama: lo stalinismo è così cupo e snervante da non potersi raccontare. Si salta dal 1945 all'oggi e al lieto fine. In cui l'autrice non ha mai smesso di credere. Wanda Wyhowska La pista dei tartari Inedita 170 pagine, 15 euro

Persone citate: Wanda Wyhowska

Luoghi citati: Bessarabia, Europa Dell'est, Polonia, Roma, Russia