Rìso, raccolto mai così in anticipo di Gianfranco Quaglia
Rìso, raccolto mai così in anticipo ANNATA STORICA PER IL CALDO RECORD CHE HA ACCELERATO LA MATURAZIONE Rìso, raccolto mai così in anticipo .a produzione sarà ridotta ma di ottima qualità Gianfranco Quaglia Per il riso che ha sofferto la grande sete dell'estate il 2003 sarà catalogato come anno storico. Qualunque sia il bilancio finale di questa spasmodica ricerca d'acqua nella campagna assetata, un record è già stato raggiunto: le prime operazioni di raccolta stanno per iniziare, con venti di giomi d'anticipo rispetto a un andamento non annuale, ma secolare. Un capovolgimento delle previsioni perchè le condizioni meteo hanno influito e determinato in larga parte l'annata. La calura eccezionale ha prodotto siccità ma anche accelerato la maturazione: le aziende produttrici hanno dovuto rivedere tutti i tempi. Non era mai accaduto che nella seconda metà di agosto le mietitrebbie entrassero in risaia. Invece sarà proprio così, per le varietà precoci la raccolta è questione di giomi. All'Ente Nazionale Risi di Milano, quartiere generale del settore, si stanno valutando gh effetti di questa estate anomala. Piero Garrione, commissario delTEnte al quale fanno riferimento oltre 5 mila aziende produttrici e gli industriali di trasformazione, è moderamente ottimista: «La siccità ha colpito soprattutto nella Baraggia vercellese e nel Polesine, difficile per ora stimare i danni complessivi, vedremo a operazioni terminate. Unica previsione certa: l'Italia quest'anno produrrà meno riso ma di ottima quahtà. La diminuzione dei quantitativi non sarà un problema, anzi ci aiuterà a risolvere quelli legati alle eccedenze». Nel 2002 l'Italia aveva prodotto 1.350.000 tonnellate di riso greggio, quest'anno il tetto non sarà raggiunto proprio per i danni nelle zone maggiormente colpiti dalla siccità. Tra queste la Baraggia, dove per troppi giomi sono rimasti a secco 365 ettari, ma altri 2800 continuano ad essere a rischio. Silvano Saviolo, alla guida della Coldiretti di Vercelli-Biella e presidente dell'Associazione risicoltori piemontesi: «Un'annata pazzesca che ci induce a chiedere la revisione dei parametri dello stato di calamità fissati sopra il 300Zo dei danni, ma anche opere e interventi eccezionali per l'immediato futuro, tali da evitare situazioni drammatiche come quelle vissute». Al contrario in Sardegna quest'anno non sono stati registrati problemi .legati all'irrigazione: nella piana di Oristano e nel Cagliaritano, dove si coltiva riso, le riserve dei bacini di montagna alimentati da un autunno-invemo piovoso, hanno favorito l'allargamento della superficie a 2900 ettari, 500 in più). Il riso sardo, ad alto tasso di purezza, è destinato ai sementieri della pianura padana e incide solo in parte su consumi e scorte. La minor disponibilità di prodotto prevedibile non graverà sui magazzini europei stracolmi di eccedenze: il riso non collocato sui mercati e proveniente dai paesi produttori ammonta a 623.000 tonnellate, ed è prevedibile che questi quantitativi raggiimgano le 680.000. L'Italia, leader della risicoltura nell'area Uè, contribuisce con 226.000 tonnellate, seguita da Spagna (203 mila), Grecia (120 mila), Francia (70 mila) e Portogallo. Il prodotto giacente si riferisce alle ultime tre campagne e la Commisisone europea, per evitare un deterioramento, ha destinato parte delle giacenze ad aziende zootecniche per la trasformazione in mangimi. Una situazione che dovrebbe essere sanata anche dalla riforma Ocm riso, con la fissazione di superfici massime garantite e il conferimento limitato ai magazzini comunitari. Nel 2002 il nostro Paese ha prodotto 1.350.000 tonnellate di riso greggio
Persone citate: Baraggia, Piero Garrione, Silvano Saviolo
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