«Così è nato lo scandalo deiralluvìone»

«Così è nato lo scandalo deiralluvìone» «Così è nato lo scandalo deiralluvìone» Parla l'imprenditore che per primo ha denunciato Tocci intervista Giorgio Ballano FINO a qualche anno fa ero un grande appassionato dei romanzi thriller di Ken Follett. Ma ora non li leggo più. Ho scoperto a mie spese che talvolta la realtà supera la fantasia». Pietro Bonardo compirà 40 anni la prossima settimana, ma il regalo più bello l'ha già ricevuto nelle scorse settimane, quando i militari del nucleo di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza hanno arrestato Agostino Tocci per la truffa sui rimborsi dell'alluvione. Bonardo, titolare della Nuova Gamma Edile Sri di Bra, è l'uomo che per primo ha denunciato i maneggi del titolare della Auto Vallere con albuni finanzieri, che ora sono stati indagati sia dalla Procura ordinaria che dalla magistratura militare. Dalle intercettazioni delle telefonate di Tocci è saltata fuori - praticamente per caso - la vicenda di Brigandi e della truffa alla Regione. A dire di Bonardo, è stato Tocci a mandarlo in rovina, rifiutandosi di pagargli i lavori edili effettuati alla Auto Vallere e minacciando ritorsioni tramite i suo amici della Finanza. Tutto perché Bonardo si era rifiutato di emettere false fatture a favore della Speed di Pinerolo, un'altra delle società controllate da Tocci. Signor Bonardo, ma chi gliel'ha fatto fare di mettersi in questo pasticcio? «Mi hanno messo con le spalle al muro. Io ho sempre lavorato duro e onestamente, avevo anche una bella azienda, solida e apprezzata, che lavorava per grosse industrie e enti pubblici del Cuneese. Dopo l'intervento di Agostino Tocci sono rimasto senza niente. Mi hanno rubato anche il nome, perché da noi fallire è considerato un disonore». Perché ritiene che il titolare di Auto Vallere sia responsabile dei suoi guai? «Quando mi sono rifiutato di emettere le false fatture che mi aveva richiesto non mi ha più pagato, sono rimasto esposto per circa un mihardo e mezzo, con le banche che volevano rientrare dei fidi e i piccoli artigiani che esigevano il pagamento delle loro prestazioni. Sono andato a portare i libri contabili in Tribunale ad Alba, sperando che i giudici facessero chiarezza sulle vere ragioni del fallimento». Perché in seguito si è rivolto alla magistratura penale? «Ho incontrato un sottufficiale della Guardia di Finanza, uno di quelli onesti, che mi ha consigliato di andare in Procura e denunciare tutto. Era l'unico modo per uscirne pulito. Dapprima sono andato ad Alba e ho parlato con i pm Riccomagno e Ghio, poi mi hanno indirizzato per competenza alla Procura Militare di Torino, dove ho incontrato il procuratore Paolo Scafi. Infine sono stato sentito più volte anche dal dottor Padalino, che ha avviato l'inchiesta sui contatti fra Tocci e alcuni finanzieri e sulla truffa alla Regione. Grazie al cielo ho incontrato magistrati corretti, che hanno deciso di andare fino in fondo e di cercare riscontri alle mie parole». Quali sono stati i suoi rapporti con Agostino Tocci? «L'ho conosciuto nel '97 tramite alcuni conoscenti. Cercava un'impresa specializzata in opere di restauro per rimodernare il fabbricato della Auto Vallere e ci siamo messi d'accordo: un appalto da quasi 2 miliardi di lire. Dopo i primi lavori di sistemazione della facciata Tocci, nella primavera del '98, mi ha fatto uno strano discor¬ so, voleva che intestassi le fatture a un'altra azienda e per lavori fatti in un altro luogo. Io non sono un santo, si fosse trattato di qualche milione di lire l'avrei anche fatto. Ma lì c'erano in ballo fatture da centinaia di milioni, non me la sono sentita». A quel punto che cosa è successo? «Tocci è andato su tutte le furie, ha minacciato di fare intervenire i suoi amici finanzieri e di farmi fallire. Poi mi ha incaricato di proseguire i lavori in altri fabbricati dietro la Auto Vallere. Io ero preoccupato, ormai ero esposto per circa un mihardo di lire, non potevo più tirarmi indietro. E poi vedevo che in effetti Tocci aveva molti contatti con alcuni militari delle Fiamme Gialle, temevo ritorsioni». Però nel '99 la Auto Vallere ha subito ima verifica da parte della Guardia di Finanza: a suo avviso fu un controllo «addomesticato»? «Forse più che addomesticato. Era già tutto concordato in partenza e siccome facevano anche dei confronti incrociati, Tocci mi aveva anticipato le domande che mi avrebbero fatto i finanzieri e le risposte che avrei dovuto dare io. Soltanto che ho risposto in modo diverso e gli ho rotto le uova nel paniere. Da quel momento non mi ha neppure più lasciato mettere piede in cantiere». Qual è ora la sua situazione economica? «Non ho più nulla, l'azienda che avevo ereditato da mio padre si è dissolta, ho trovato solo porte chiuse e sbarco il lunario facendo lavoretti. Grazie al cielo sono ancora capace di fare il muratore. Mi è stato tolto tutto, voglio salvare almeno la mia dignità». Intervista all'uomo che si è rivolto alla magistratura dando il via alle indagini e ai clamorosi sviluppi «Lavoravo nel palazzo dell'Autovallere Il titolare mi chiese delle false fatture Al mio rifiuto decise di non pagarmi più condannandomi a fallire» Agostino Tocci, ex titolare dell'Autovallere, al centro dell'inchiesta del pm Padalino

Luoghi citati: Alba, Bra, Pinerolo, Torino