«Il mio Borsellino uomo superiore» di Fulvia Caprara

«Il mio Borsellino uomo superiore» PARLA IL REGISTA GIANLUCA TAVARELLI «Il mio Borsellino uomo superiore» Sta realizzando un film tv sul magistrato assassinato: prima va a Venezia con «Liberi» protagonista un operaio che perde il lavoro Fulvia Caprara ROMA Dal cinema alla televisione per raccontare pezzi della realtà italiana che fanno la «Storia» del nostro Paese, ma anche le tante storie personali, umane, piccole e grandi che ne costituiscono l'anima, il volto, il significato: alla prossima Mostra del cinema di Venezia (sezione «Controcorrente») Gianluca Maria Tavarelli presenta il nuovo film «Liberi», ritratto di persone che cercano di superare gli impedimenti e le mille difficoltà della vita, come ad esempio, per quello che riguarda il personaggio di Cenzo (Luigi Maria Burruano), la chiusura della fabbrica dove ha lavorato per trent'anni. Subito dopo, a metà ottobre, il regista di «Portami via», «Un amore», «Qui non è il Paradiso», inizia a girare «Paolo Borsellino», film tv in due puntate per Canale 5 dedicato alla vicenda del magistrato ucciso dalla mafia il 19 luglio del '92 nell'attentato di via d'Amelio a Palermo. Torinese, classe 1964, Tavarelli abituato, come lui stesso dice, a fare film che parlano «di malesseri e di minimi spostamenti del cuore», si è lanciato in questa sua prima impresa televisiva sull'onda di un'autentica emozione: «Sulle prime, quando il produttore Valsecchi mi ha proposto il progetto, ho preso tempo, ho detto che m'interessava più il cinema che la tv. Poi ho iniziato a leggere i libri sull'argomento, la storia del pool-antimafia, di Falcone e di Borsellino, e ne sono rimasto conquistato. Posso dire che è stata una delle esperienze più importanti della mia vita e, da quel momento, ho pensato che fare il film poteva essere un modo per saldare almeno una piccolissima parte dell'enorme debito di riconoscenza che abbiamo nei confronti di quelle persone straordinarie». Scritto da Leonardo Fasoli, Giancarlo De Cataldo, Mimmo Rafele con la collaborazione del giornalista Attilio Bolzoni, il film ha per protagonista Giorgio Tirabassi, attore di tanto cinema italiano noto al pubblico della tv per il ruolo del commissario Arden- zi nel seguitissimo «Distretto di polizia». La storia, spiega Tavarelli, si svolge dall'80 al '92, dai primi contatti di Borsellino con il capitano Basile e con il Consigliere istruttore Rocco Chinnici, entrambi assassinati dalla mafia, alla formazione del pool antimafia, con Falcone e altri magistrati, sotto l'egida di Caponnetto, fino alla tragica estate degli attentati, prima quello di Capaci e dopo, a 57 giorni di distanza, quello di via d'Amelio in cui persero la vita Borsellino e la sua scorta. «Parliamo - dice il regista - di gente appartenente a una categoria superiore, servitori dello Stato che svolgevano il loro lavoro senza mai fare un passo indietro, sapendo bene che questo li avrebbe portati alla morte». Non è spaventato Tavarelli dall'idea di dover adeguare il suo linguaggio di regista sensibile e raffinato alle esigenze della grande platea televisiva: «È semplicemente il mio quinto film, solo che stavolta dura tre ore e che, visto l'argomento di cui parla, vorrei riuscisse a catturare l'attenzione di un pubblico quanto più possibile vasto». Prima dell'avvio delle ri- prese di «Paolo Borsellino», dopo la presentazione alla Mostra, arriverà nella sale (il 26 settembre), «Liberi», di cui sono protagonisti, accanto a Burruano, Elio Germano nella parte di suo figlio Vince e Nicole Grimaudo in quella di Genny, cameriera di vent'anni che vorrebbe girare il mondo, ma non può neanche salire sul treno perché soffre di crisi di panico. «Tutti i personaggi che attraversano il film - spiega Tavarelli - sono impegnati in una ricerca di libertà che riguarda l'esterno, cioè la società in cui si trovano a vivere, ma anche l'interno, ovvero quel blocco interiore che impedisce l'espressione del proprio potenziale naturale». Se Cenzo, rimasto senza il posto di operaio chimico, sente «di perdere la sua identità sociale e civile, di diventare, di fronte al figlio, alla moglie e a se stesso, un uomo senza più valore», i due ragazzi «bruciano talento ed energia perchè c'è qualcosa che li auto-impri- giona, qualcosa che, appunto, non li rende del tutto liberi». Ambientata tra l'entroterra abbruzzese e le spiagge affollate di Pescara, nel clima estivo di turisti, ristoranti e palestre in riva al mare, la storia si chiude con una sensazione di speranza: «Un film deve sempre indicare una via d'uscita: qui l'idea è che alla fine ce la si può fare, che si possono vincere le proprie paure e trovare un'apertura, un modo per vivere». Il giudice sarà interpretato da Giorgio Tirabassi («Distretto di polizia») La storia si svolge dall,80al,92:«Spero di riuscire a coinvolgere il pubblico» Un momento di «Liberi»: il film del torinese Gianluca Tavarelli, ambientato in Abruzzo, parteciperà al Festival di Venezia nella sezione «Controcorrente»

Luoghi citati: Abruzzo, Capaci, Falcone, Palermo, Pescara, Roma, Venezia