Satira, una spada nel potere di Oreste Del Buono

Satira, una spada nel potere LUOGHI COMUNI Personaggi e memorie dell'Unità d'Italia di Oreste del Buono e Giorgio Boatti (gboatti@venus.it) Satira, una spada nel potere Galantara, Scalarini, Sironi, Guareschi e Man: le «miserie del potere» viste da destra e da sinistra A satira è una penna, anzi una spada, scomodamente conficcata nella rocca del mm potere. Non l'espugna di certo. Però il solo fatto che ci sia - e si pianti proprio là dove l'esercizio del comando rende Duci e Cavaberi. Baffoni e Mascelloni e Palamidoni, sempre più allergici abe opposizioni, abe critiche, alle ironie - costituisce uno dei più salutari abenamenti alle libertà e aba tolleranza che la comunicazione umana abbia saputo creare. Chi vuole saperne di più al riguardo non perda assolutamente la mostra «Seduzioni e miserie del potere» aperta presso la Fondazione Mazzetta di Milano sino al 24 settembre. La mostra, e il bel catalogo che l'accompagna (oltre aba ricca introduzione di Gabriele Mazzetta che sul tema deUa satira, già in passato, ha messo a segno operazioni culturab coraggiose e di vasto respiro, ci sono sostanziosi saggi di Mimmo Franzinelb, Giorgio Seveso, Claudia Gian Ferrari, Paolo Pabottino e Ferruccio Giromini) presentano le opere di cinque magistrali campioni: Galantara e Scalarini, Sironi e Guareschi e - ultimo in ordine di cronologia ma non certo in geniabtà e inventiva poetica - Altan. Un quintetto la cui composizione parrebbe giustificare il sottotitolo deU'iniziativa che aggiunge un «Visto da destra» e un «Visto da sinistra» a «Seduzioni e miserie del potere». E cosi, navigando attraverso cento anni di storia itabana e soffermandosi sull'opera di ognuno degb artisti, l'esposizione debnea un itinerario non riducibile aba mera cobocazione deUe diverse opere e deUe biografie dei cinque, in un ordinato succedersi di cronologie storiche e di contrapposizioni pobticbe. La mostra voluta da Gabriele Mazzetta apparentemente non vuole accendere alcun corto circuito, limitandosi ad orchestrare accostamenti silenziosamente dissonanti. Ma è proprio nel varco tra le dissonanze che avanza la proficua provocazione inteUettuale accesa da questa iniziativa, tutt'altro che celebrativa o rievocativa, che investe direttamente le modalità deUa comunicazione pobtica al tempo deUa modernità. A fare da sommerso ma fondamentale filo non sono dunque i profib biografici ed artistici dei cinque ma, piuttosto, le gerarchie dei linguaggi utibzzati e il dispiegamento di opposte strategie e possibib panopbe di attacco, di difesa, di salvaguardia a cui attingono sul terreno di una battagba comunicazionale sempre più compbcata. Dall'apparente ordine in cui opposti schieramenti ideologici si fronteggiano - e a questo mondo ancora appartengono Galantara e Scalarmi, Sironi e Guareschi - si giunge ai mirabib esercizi di sopravvivenza del Cipputi di Altan naufragato, assieme a tante altre assediate sobtudini, in isole di quotidianità che paiono riprodurre mondi al rovescio. Con Altan è come se ci si ricobegasse, mezzo millennio dopo, abe immagini della «Nave dei fobi» di Sebastian Brandt che, stampate a BasUea nel 1497, segnano, come rammenta Mazzotta neba sua introduzione, la nascita deba satira e deba caricatura moderna. La mostra è occasione altresì per ritornare a Galantara e a Scalarini, due dei padri fondatori deba nostra satira pobtica. Franzinelb, nelle pagine dedicate a Galantara, ben ricostruisce la parabola del mitico fondatore, con Podrecca, de «L'Asino». Giornale satirico che segna tutto il primo decennio deb'Itabetta giobttiana prendendo di mira, con sbrigliatissima irriverenza e penna vetrioleggiente, tutto b mondo cattobeo: dal Papa (il veneto Giuseppe Sarto, Pio X, che nebe vignette ha le fattezze di un tozzo pretonzolo, il Bepi, che parla in veneto e vuole diventare santo) aba Segreteria di Stato, sino a personaggi fobdoristici che costebano la vita debe curie e debe parrocchie. Una debe bestie nere di Galantara è il segretario di stato vaticano, l'ultraconservatore Merry del Val, nemico acerrimo dei sacerdoti in odore di modernismo (mabisogna dire che «L'Asino» è così rozzo da fraintendere completamente i modernisti, proprio come accade anche a Benedetto Croce). Neb'Itaba di Giobtti la satira si poteva permettere durezze impensabib ai giorni nostri e così, sube pagine de «L'Asino», possiamo seguire - oltre aba stralunata epopea di Bepi, vale a dire Pio X - anche la demonizzazione di Merry del Val, dove l'aristocratico, principe deba Chiesa, giunto daba Spagna, viene ad assumere via via i nomi e le luciferine fattezze di Very del Mal. 0 di Merry non Val. 0 di Mery dei Bab. Ovviamente anche Giobtti non se la cava a buon mercato. Il soprannome «Palamidone» che lo perseguiterà per tutta la seconda fase deba sua camera pobtica è un dono di Galantara Sr Soci. Il palamidone sarebbe U lungo pastrano che lo statista di Drenerò usa non appena arrivano le brume settembrine, dismettendolo solo a primavera inoltrata. Ma a poco a poco entra nel linguaggio comune con il significato - come spiegano i dizionari - di «sciocco, zoticone, forse accrescitivo di palamida, grosso tonno». Nonostante le asprezze (o forse per queste) b successo de «L'Asino» presso i lettori è incredibbe: passa dabe 20.000 copie iniziab abe 100.00, durante la campagna condotta contro la guerra di Libia voluta dal «Palamidone». Galantara, nato a Montelupone nell 865, cobabora anche ab'Avanti e avrà come molti ima sbandata interventista che lo porterà fuori dal partito sociabsta. Vi rientrerà nel 1921 dando vita ad una seconda edizione de «L'Asino» per la quale si avvale deb'appuntito talento di Giuseppe Scalarini (nato a Mantova nel 1873 e altro geniaccio deba satira sociabsta). Coerenti con se stessi fino ab'ultimo, non avranno - col regime fascista - vita faebe. Galantara dopo arresti e condanne viene sottoposto a vigilanza fino a quando, nel 1937, muore. Anche Scalarini, nel 1926, viene selvaggiamente picchiato da una squadracela fascista, trascorre b Ventennio tra ammonizioni, condanne al confino (Ustica, Lampedusa), pedinamenti. Ancora nel 1940, quando ha già 67 anni, viene arrestato e portato in un campo di concentramento a Istorio, negb Abruzzi. Muore nel 1948, uomo libero finalmente dimenticato dai vecchi nemici. Ma, anche, dai compagni di un tempo. DA LEGGERE G. Mazzetta (a cura di) Seduzioni e miserie del potere. Visto da sinistra. Visto da destra Mazzotta editore, Milano 2003 Altan, campione delia satira all'italiana

Luoghi citati: Lampedusa, Libia, Mantova, Milano, Montelupone, Spagna, Ustica