Scaramanzie e «look» Quante storie dietro i numeri sulle maglie

Scaramanzie e «look» Quante storie dietro i numeri sulle maglie DA QUANDO LA SCELTA È DIVENTATA LIBERA OGNI CALCIATORE PORTA COME MARCHIO QUELLE CIFRE INCOLLATE SULLE SPALLE Scaramanzie e «look» Quante storie dietro i numeri sulle maglie Portieri che evitano l'I, giocatori scottati dal 13, il 23 nel nome di Jordan, il 12 per la curva del Toro, un 49 per ricordare il padre Giulia Zonca Sembra un dettaglio, questione di poco conto però il numero è un. marchio e lì, incollato sulle spalle, può anche pesare quindi è meglio sceglierlo bene. Una volta indicava il ruolo, dall' 1 all' 11 e poi le riserve, schema fisso che non dava molto spazio alla fantasia, ora liberi tutti e le cifre cominciano a significare qualcosa. Ivan Zamorano è stato uno dei primi a giocarci con quell'I+S a strisce nerazzurre quando il 9, il suo preferito, stava sulla maglia di Ronaldo. Fenomeno e quindi intoccabile (anche se a Madrid ha indossato un comodo 11). Quest'anno la Roma gioca senza 1, numero prestigioso, per un portiere, di solito, è la consacrazione e invece Ivan Pelizzoli non lo apprezza, molto meglio il 22. Quell'I libero ha vagato per un po' e nessuno se l'è sentita di indossarlo: Zotti si è tenuto il 12 e Lupatelli dopo aver azzardato un 10 (sua maglia fino alla scorsa stagione nel Chievo, che in giallorosso però indossa Totti con una certa eleganza) ha scelto il 3. Stesso numero che ha voluto Alessio Tacchinardi, non come ripiego stavolta: è quello che porta Alien Iverson, guardia del Philadelphia e mito del giocatore juventino. Motivazioni cestistiche anche per Massimo Ambrosini, il suo 23 è quello di Michael Jordan. Il nobile 23 si è fermato pure sulle spalle di David Beckham e in questa scelta così semplice ci hanno messo il naso un po' tutti. Il Real che per evitare incidenti diplomatici ha chiesto allo Spice Boy di rinunciare al 7 (ereditato niente meno che da «rei» Cantona, al Manchester United) perché appartiene al capitano Raul; gli sponsor giapponesi che hanno proibito l'uso del 4 perché porta sfortuna dalle loro parti e la moglie che ha bocciato il 24, numero del debutto in Inghilterra, causa scarso glamour. Gli è rimasto il 23 e durante la sua prima conferenza stampa a Madrid, Beckham ha provato a motivarlo senza troppa convinzione. Prima ha ricordato Foe, il giocatore del Camerun morto sul campo per un attacco di cuore durante la Confederation Cup francese, che al Manchester City vestiva quella maglia. Poi ha citato anche Michael Jordan, ma la sensazione è che quello fosse solo l'unico numero disponibile e che lui non ci tenesse molto. Non è il solo, Christian Chivu, l'altra stella del calciomercato, si è pure stupito per la domanda; «A me proprio non interessa, un numero vale l'altro» e il neo-juventino Stephan Appiah ci ha giusto girato un po' intorno: «Volevo il 4 ma quando ho visto che lo porta Monterò, ho subito capito che era meglio lasciar perdere». Battuta sull'irascibilità del difensore uruguaiano e un anonimo 18 sulla casacca bianconera. Per Gheddafi jr. il 19 è una sorta di biografia cifrata, è la somma dei numeri che ha avuto fino a oggi (9 nell'Ai Ittihad e 10 con la Nazionale libica), niente cognome sopra il numero, un più discreto Saadi. Il portiere milanista Christian Abbiati ha puntato sul 77, suo anno di nascita. A Cagliari c'è chi era disposto a pagare per avere il numero giusto. Zola si è preso il classico 10 senza problemi, ma Loris Delnevo voleva assolutamente il 49. E' la data di nascita del padre, scomparso l'anno scorso, qualcosa di più che un simbolo o una scaramanzia, abbastanza da spingere il giocatore a sborsare molti soldi per averlo. Non è stato necessario, il presidente Cellino gli ha evitato tasse aggiuntive lasciandogli il desiderato 49 gratis. Alcune maglie non ci sono più; il 6 di Baresi al Milan, quello di Aldair alla Roma, il 12 che il Torino lascia alla sua curva Maratona, e da quest'anno il 10 di Maradona al Napoli. Omaggi, numeri ritirati perché nessuno li possa più indossare, perché si fondano con il nome e passino alla storia. Anche il Brescia ha tolto un numero, il 13, quello di Vittorio Mero (morto due anni fa in un incidente d'auto), lo ha fatto per rispetto non certo per scaramanzia, ma quello è un numero controverso e complicato. C'è chi lo adora come Nesta che se lo cucirebbe anche sul pigiama e chi non lo può proprio vedere. Fu il primo numero stralciato dalla rosa; Mondiali in Cile, 1962, l'Uruguay chiese e ottenne di evitare il 13 e fece esordire la maglia 23. Toccò a Guillermo Escalada vestirla dopo aver esasperato tutti con la fobia del numero porta rogna. Non giocò una partita però, forse nemmeno il 23 faceva per lui. Roberto Baronio, l'anno scorso al Perugia ora al Chievo, si è scottato con quel 13: è il giorno in cui è nato suo figlio e lui, fiero, se lo è stampato addosso. Sono bastati due minuti, in una partita sbagliata e persa contro la Juventus all'ultimo istante a costringerlo a cambiare. Una punizione che si trasforma in tiracelo, un passaggio a vuoto e Gaucci tuona in diretta tv; «Quel numero porta iella», Baronio non ne è convinto ma lo camuffa in 1x3. Quest'anno ha scelto l'S e il 13 resta a casa, pesa troppo. Baronio, quando il 13 diventa 1 x3 Il 9 stava sulle spalle di Ronaldo e allora Ivan Zamorano ha avuto un'idea: «Sulla maglia mi metto l'I 4-8, che fa comunque 9» Sopra, strana cosa vedere un 10 addosso a un portiere; la scelta porta la firma di Lupatelli, nelle ultime due stagioni estremo difensore del Chievo ora passato alla Roma

Luoghi citati: Cagliari, Camerun, Cile, Inghilterra, Madrid, Manchester, Uruguay