Si riapre il giallo su «Berja assassino di Stalin» di Paolo Passarini

Si riapre il giallo su «Berja assassino di Stalin» UN DOCUMENTARIO RAI RILANCIA L'IPOTESI DI UNA MORTE NON NATURALE DEL DITTATORE Si riapre il giallo su «Berja assassino di Stalin» Paolo Passarini ROMA Fu Laurenti Berja a uccidere Stalin? Rail riapre la questione con due puntate sub'«Ascesa e declino del Comunismo d'Acciaio», realizzate dal sovietologo Piero Sinatti e in onda nelle seconde serate dei prossimi due lunedì. La trasmissione si avvale di immagini di repertorio provenienti da Rai Teche e da alcuni film sovietici di epoca. Le immagini, sia quelle in un bianco e nero contrastato come in un film di Eisenstein, sia quebe, più rare, in colori sbiaditi dal tempo, sono magnifiche e montate in modo efficace e veloce dal regista Sergio Nuti. Il documentario è costruito, infatti, su brevi capitoletti, che lo rendono facilmente comprensibile e mai noioso. L'ipotesi di una regia dell'altro georgiano del Kremlino, il potente capo deba polizia segreta Berja, sull'assassinio di Stalin, non è nuova e non si regge su alcuna nuova «pistola fumante». Ma è perlomeno verosimile e si regge su deduzioni possibili. Stalin, che soffriva di ipertensione e arteriosclerosi (senza curarle perché diffidava dei medici), morì nella serata del 5 marzo 1953. Il cadavere venne scoperto dalla servitù alle 22 e 30 della serata di quella domenica, nel corso della quale il dittatore stranamente, non si era mai fatto vedere. I servi avevano avuto l'ordine di «non disturbare il padrone a meno che non chiami». La morte venne attribuita a un'emorragia cerebrale, ma venne resa nota solo il 9 marzo, quattro giorni dopo, durante i quali Berja venne sentito ripetere: «Ma cos'è questa agitazione? Stalin dorme». In realtà sembra che l'agonia del «piccolo padre» .sia durata una decina di ore, durante le quali non ricevette alcuna assistenza. In seguito, un altro bollettino medico parlò di «emorragia intestinale e fuoriuscita del fegato», sintomi di un avvelenamento. Poi, mentre lunghe code di moscoviti commossi rendevano omaggio al cadavere esposto per tre giorni nella Sala delle Colonne del Palazzo dei Sindacati, Berja confidò a qualcuno: «L'ho tolto di mezzo io. Vi ho salvati tutti». Non è certo che Berja abbia pronunciato questa frase, o, se l'ha fatto, non si può essere sicuri sul significato che intendesse attribuirgli. Si dice che il dittatore stesse per dare il via a un'altra ondata di purghe, per incrementare il diffuso terrore che già dominava l'Unione Sovietica da anni. Sta di fatto che il destino di Berja fu poi davvero singolare. L'uomo che potrebbe aver liquidato il dittatore fu poi, paradossalmente, una delle prime vittime del processo di «destalinizzazione». Kruscev, infatti, lo fece fucilare pochi mesi dopo, nel dicembre del 1953. Fu l'inizio piuttosto contraddittorio della fine del terrore. Nei numerosi spezzoni che ritraggono Stalin, si vede un uomo intento a offrire un'immagine di bonarietà, che del resto ingannò anche Roosevelt. Ammiccante quasi sempre, pacato nell'oratoria, Stalin puntava spesso il dito sull'intelocutore in modo non accusatorio, ma come per creare empatia. La sua immagine era l'opposto di quella dell'isterico Hitler. Ma, come è noto, la sostanza era un'altra cosa. Josif Dzugasvili, detto Stalin

Luoghi citati: Fu, Roma, Unione Sovietica