UN VUOTO POLITICO di Igor Man

UN VUOTO POLITICO UN VUOTO POLITICO Igor Man LA piccola guerriglia che confonde e svena i Gì ha fatto un salto di qualità. Questo sembra dire l'attentato all'ambasciata di Giordania a Baghdad. Sembra, perché nel mondo arabo non bisogna mai fidarsi delle apparenze. Con tutto il rispetto per le vittime innocenti dell'attentato la notizia è l'invasione della sede diplomatica da parte d'una folla inferocita: «sono stati fatti a pezzi ritratti del re di Giordania Abdullah II e di suo padre Hussein». Al tempo dell'Utopia di Lawrence d'Arabia (la Grande Nazione Araba), gli iracheni subirono la casa reale hascemita imposta dalla Gran Bretagna come una grave umiliazione». Nel luglio del 1958, quando il colonnello Kassem, al suono della Marsigliese, rovesciò la monarchia, la folla di Baghdad fece letteralmente a pezzetti (venduti a due fila [centesimi] l'uno) la famiglia hascemita. Di più: proprio nei giorni scorsi, il governo di Amman ha concesso asilo alle figlie di Saddam provocando l'ira di improbabili patrioti iracheni. Ma la crisi irachena non è (soltanto) un problema di ordine pubblico, di attentati. E' il test della (nuova) politica americana volta a portare la democrazia nella cosiddetta Area del Petrolio. Vasteprogramme, giusta la celebre battuta di De Gaulle. Si tratta, in fatto, di ridisegnare l'intero Medio Oriente: da cima a fondo. Come? Esportando la democrazia, una volta affermatasi in Iraq. Esperti hanno citato il «caso-Italia», dimenticando che l'Italia aveva già avuto una esperienza democratica ed è di ieri «l'auspicio» espresso sulla Washington Post dalla Signora Condì Rice: l'Iraq rinascerà sul modello della Germania che con il concorso degli Usa diventò «il fulcro della costruzione dell'Europa democratica». Ci vorrà del tempo, ammonisce l'ispiratrice di Bush, poiché si tratta di «trasformare» il Medio Oriente. Ridisegnaretrasformare, dunque. Anche l'Arabia Saudita? E come e con chi sostituire la già amicissima custode di Mecca e Medina nonché delia più vasta riserva di petrolio del mondo? E' antiamericano porsi qualche dubbio sul «processo decisionale» degli Stati Uniti? E' antiamericano ricordare che gli slogan funzionano quando servono a spiegare la politica non a esorcizzare un vuoto politico? Si rende conto chi di dovere che una bella vittoria militare rischia di finire in cenere se non seguono le salmerie della politica? Saddam è fuori causa, kaputt, un uomo braccato non può dirigere una Resistenza che, poi, resistenza vera non è. Sono episodi di spontaneismo, provocati dalla composita realtà etnico-religiosa del paese, da una mistura perversa di delusione e di nazionalismo arcaico. Partendo da codesto presupposto gli americani possono seminare la democrazia in Iraq. Ma subito, giacché la democrazia non cresce in fretta come la marijuana. E ha bisogno di terra resa buona dal fertilizzante chiamato com?non seme, lo storico buon senso dei Padri fondatori.

Persone citate: Abdullah Ii, Bush, De Gaulle, Kassem, Lawrence D'arabia, Mecca, Medina, Rice