La Jemaah Islamiyah: a Giakarta siamo stati noi di Maurizio Molinari

La Jemaah Islamiyah: a Giakarta siamo stati noi LA RIVENDICAZIONE A UN GIORNALE DI SINGAPORE La Jemaah Islamiyah: a Giakarta siamo stati noi La polizia sapeva da luglio che c'era il rischio di un attentato al Marriott Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK La Jemaah Islamiyah rivendica l'attentato di Giakarta ed avverte il governo indonesiano che è pronta a colpire ancora se i suoi mihtanti sotto processo dovessero essere condannati. La firma sulla strage del Marriott Hotel è contenuta nel testo affidato da un anonimo militante al quotidiano di Singapore «Straits Times»: «E' stato un avvertimento di sangue diretto al presidente Megawati Sukamoputri, un messaggio per lei e per tutti gli altri nostri nemici, se saranno messi a morte altri nostri fratelli musulmani continueremo la campagna di terrore in Indonesia e nell'intera regione». L'interpretazione lascia pochi dubbi sulle ragioni dell'attacco: i fondamentalisti vogliono evitare la condanna alle pena capitale dei loro compagni arrestati per aver partecipato all'attacco terroristico dello scorso ottobre contro due discoteche sull'isola di Bali, che causò circa 200 vittime, in maggioranza australiane e britanniche. Proprio per oggi è atteso il verdetto nei confronti di Amrozi - in Indonesia è comune identificare le persone con un solo nome - reoconfesso per l'attentato di Bali. A chi gli chiedeva un commento sul Marriott distrutto Amrozi ha replicato in maniera irridente pronunciando «Bombi» e confermando così il motivo per cui è stato soprannominato «il terrorista che ride». Un altro miliziano della Jemaah Islamiyah che rischia la morte è Imam Samudra - considerato l'orjganizzatore della strage di Bali - che di fronte alle immagini delle vittime ha dichiarato: «Dio grazie, ti sono riconoscente, sono fehce soprattutto se chi ha realizzato questo era un musulmano e se fra i morti ci sono tanti ebrei, gli australiani possono andare al diavolo». Il governo ritiene che nuovi attacchi siano imminenti. «1 processi continuano e questo significa che potrebbero esserci nuove bombe, è bene che la popolazione sia a conoscenza di questo rischio» ha ammesso Susi o Babamng Yudhoyono, ministro della Sicurezza. Quasi identiche le parole del ministro degli Esteri australiano Alexander Downer: «Informazioni di intelligence ci dicono che l'Indonesia rischia di essere nuovamente colpita». Il team di investigatori australiani arrivato da Canberra poche ore dopo l'attentato ha avvalorato quasta tesi ed il governo di John Howard ha assicurato alla Megawati piena cooperazione nel tentare di prevenirli, mettendo sotto pressione le basi dei fondamentallisti sull'isola di Giava. Sul fronte delle indagini la polizia indonesiana ha diffuso l'identikit di due uomini che acquistarono il furgoncino adoperato come autobomba e da lì si tenta di ricostruire la trama del gruppo terrorista. Le similitudini con Bali sono numerose: come allora la targa e i numeri di serie dei veicolo usato sono stati limati per rendere impossibile risalire al proprietario, anche in questa occasione l'esplosione è stata innescata da un cellulare usato come detonatore e l'esplosivo adoperato era di tipo militare «tnt» e «rdx». La Croce Rossa indonesiana per ora fissa il bilancio del Marriott a 14 vittime e 150 feriti ma fonti governative assicurano che vi potrebbero essere altri dieci morti. Sulla capacità di prevenire nuovi attentati c'è l'ombra dell' ammissione fatta ieri dalle autorità di Giakarta: nel mese di luglio durante una perquisizione condotta dalle squadre terrorismo nella città di Semarang, sull'isola di Giava, vennero ritrovati documenti che indicavano con precisione che l'area attorno all'hotel Marriott poteva essere oggetto di un attacco ed anche esplosivi di tipo simile a quello poi adoperato due giorni fa. La sorveglianza attorno al Marriott venne intensificata, con l'uso di pattuglie armate, ma senza per questo riuscire ad ostacolare i piani degli attentatori. Anche il Pentagono venne avvertito in luglio del rischio attentati nel quartiere delle ambasciate della capitale, soprattutto contro obiettivi civili quali sono appunto hotel e luoghi frequentati da turisti stranieri. II gruppo integralista «Continueremo se saranno giustiziati i nostri compagni arrestati a Bali» II governo indonesiano avverte: la popolazione sappia che si preparano nuovi attacchi Un poliziotto con l'identikit del proprietario dell'auto usata per l'attentato

Persone citate: Alexander Downer, John Howard, Megawati Sukamoputri, Samudra

Luoghi citati: Canberra, Giakarta, Indonesia, New York, Singapore