«Non siamo padroni di casa nostra»
«Non siamo padroni di casa nostra» ACCESA ASSEMBLEA IN UNO STABILE DI VIA PIETRO COSSA: CE' ANCORA DA ESTINGUERE L'IPOTECA «Non siamo padroni di casa nostra» «E' una vergogna: tutti devono sapere che in Italia accadono queste ingiustizie. Questi alloggi li abbiamo pagati. E ora scopriamo che il consorzio che s'è aggiudicato l'appalto deve restituire ancora tre milioni e mezzo di euro alla banca. Che alla fine si rifarà su di noi, sulle nostre abitazioni». Non ci stanno le 48 famiglie dello stabile in via Pietro Cossa, al 293/40, a pagare ancora. «Ho messo in quell'alloggio tutti i miei risparmi - sbotta uno - pago le tasse sulla casa. Ilei, ma non ho l'atto di proprietà. E ora rischio di perdere tutto». Per dare una mano ai «proprietari» di via Cospa sono arrivati ieri sera quelli della Conafi, le vittime dei fallimenti immobiliari, con Antonino Salerno che a Torino è l'anima dell'associazione ed e arrivato anche l'assessore all'edilizia Roberto Tricarico. Tutti con le migliori intenzioni per risolvere un problema piuttosto intricato. Ma gli animi sono esasperati. Lo si è visto nell'assemblea tenuta in una stanza che sembrava un forno ma dove tutti apparivano determinati a non mollare. Storia complessa ma semplice nello stesso tempo. «E' tutta una truffa» dice uno. L'edificio è uno dei tanti costruiti nella zona all'inizio del 1990. Tredici piani, 48 alloggi, edilizia agevolata. L'appalto se lo aggiudica il consorzio di cooperative Corecep. I proprietari pagano decine, centinaia di milioni per mettere piede in casa, poi continuano a versare il mutuo per il rimanente del valore dell'alloggio. Versamenti fatti al Corecep che rilascia ricevute e distinte annuali per scaricare gli interessi sul 730. Ma il rapporto Corecep-proprietari di via Cossa si incrina. Il consorzio chiede il pagamento di un milione di euro: «Sono arretrati». Il tribunale gli dà ragione. Nicola, operaio: «Ho pagato come tutti gli altri. Anche perché si sperava di chiudere una buona volta questa vicenda che si trascina ormai da dieci anni. Un mese fa ci è arrivata l'ultima doccia fredda. Abbiamo saputo che c'è una grossa ipoteca per 3 milioni e mezzo di Mediocredito su Corecep. E temiamo che ben presto la banca chiederà a noi di pagare. Ci metteranno all'asta la casa, come è capitato già altrove. Ma noi non abbiamo intenzione di mollare». Per ora in via Cossa, tappezzata ieri di striscioni contro il Corecep hanno incassato la solidarietà concreta dell'assessore Tricarico e della Conafi. Anche se nessuno si nasconde le difficoltà «Sarà una strada in salita» ammette Salerno. E Tricarico: «Intanto dovete organizzarvi in un comitato, avere una voce comune. Il Comune può fare molto dal punto di vista politico». Nella stanza con temperatura da sauna per il caldo e per la rabbia dell'assemblea, continuano i mugugni: «Siamo stanchi di farci mungere ancora, non abbiamo più una lira». L'avvocato Re, che ha già assistito un gruppo di proprietari con gli stessi problemi: «Bisogna badare all'essenziale, dovete cercare di ottenere il trasferimento della proprietà». La guerra è appena incominciata. A distanza di 10 anni nessuno è in possesso dell'atto di proprietà Adesso si mobilitano anche la Conafi e l'assessore Tricarico WfUEPJSmÈ 'i o O 4 O O M «; ir G m «O Ai.. 2 003 L'./VTTO. PpVCT Striscioni di protesta appesi ai balconi dello stabile di via Pietro Cossa 293
Persone citate: Antonino Salerno, Roberto Tricarico, Tricarico
Luoghi citati: Corecep, Italia, Mediocredito, Salerno, Torino
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