Vacanza spensierata anche per la musica

Vacanza spensierata anche per la musica Vacanza spensierata anche per la musica Alessandro Rosa E proprio necessario, d'estate, concedersi un ritomo alla libera stupidità? Forse sì, forse farsi scorrere nelle orecchie ritmi facili ed allegri, e frasi insulse senza che entrino nella mente, è sinonimo della vacanza spensierata. Nel vero senso della parola. C'è chi ci crede e c'è chi finge di farlo. Invece ci sono anche altre strade, per ballare e divertirsi con qualche sostanza, non solo musicale, in più. Chi sceglie l'annullamento della mente può continuare a subire l'overdose di latin sciorinata dalla pattuglia di «quelli che vivono lo spazio di una canzone». Segua allora Dj Francesco e quell'accozzaglia di parole messe quasi a caso su un indovinato stretto gùo di accordi (su cui ha messo mano Claudio Cecchetto) etichettato come «La canzone del capitano» (Universali. Oltre un Cd singolo non è andato. Così come Le Balentes, tre ragazze sarde che con «Cixiri» (Rai Trade) hanno tentato di imitare il successo dell'estate scorsa delle tre spagnole Les Ketch-up. C'è poi chi sfratta la scia del «singolo trascinante». Come lo svizzero Dj Bobo e il suo «Chihuahua» che marchia anche la raccolta omonima (Dj Bobo/Bmg, 1 Cd) di 15 tracce plastificate e stile pop alla Kid Creole, senza Coconuts e con uso di chitarre acustiche. Non solo, c'è pure la compilation «Chihuahua» (Bmg, 1 Cd): 20 brani strasentiti (fra cui Simply Red, Tom Jones, Will Young, Giorgia) per improvvisate feste in terrazza. Il londinese Panjabi Me vive per «Mundian to bach ke» (frase indiana, che significa «Attenta ai ragazzi», usata ironicamente), dove il «bhangra» diventa un insistente e ipnotico ritmo ballabile. Su ((The Album» (Epic, 1 Cd) c'è ben poco d'altro. Sarà di gran moda il vestito indo-britannico, ma senza l'hip hop e la sostanza del remix di Jay-Z cosa resterebbe? Naviga un po' etereo Urban Chili, alias Marco Ricci e Nicola Taiss, con «Good moming miUanan» (Twilight Music, 1 Cd), immaginando di ridisegnare con spirito ecologico città mediterranee e megalopoli americane attraverso ima mistura di suoni orientali, soul, blues, hip hop. Con i delicati colori dell'utopia. Un giocoso esercizio di stile per «Club Sodade» (Bmg, 1 Cd), dove un gruppo di maestri del mixer (Cari Craig, K. Chandler, 4 Hero) si misurano con i brani di Cesarla Evora, la principale interprete della «moma», canto tradizionale di Capo Verde. L'atmosfera da «fado» viene rivitalizzata con l'inserimento elettronico di dub e house sotto la stupenda voce della Evora. In operazioni come queste la qualità non è omogenea, ma in «Club Sodade» non si scade mai. La sostanza c'era, occorreva solo altra vernice. Originale anche la proposta di Goldfrapp. Proiettando in technicolor le influenze di Morricone, Barry o Portishead sui nostri sensi, il primo album («Felt Mountain», 2000) aveva rielato le tendenze del duo. La formula, troppo banale riprodurla, andava rinnovata e Allison Goldfrapp e Will Gregory hanno vùato netto, anche se la copertina del disco può indurre a pensare il contrario. ((Black Cherry» (Mute, 1 Cd) ha suoni più tecnologici, stile Anni 70 e 80, sexy e urbani. Sono ben evocati Donna Summer e Giorgio Moroder in «Strict machine», non manca la classe nel lascivo «Train» o in «Twist». Spirito sano in corpo sano, ma non si è superato «Felt Mountain». DISCHI

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