Arafat: tregua permanente
Arafat: tregua permanente GERUSALEMME HA AUTORIZZATO IL RILASCIO DI ALTRI 982 PRIGIONIERI Arafat: tregua permanente Via in un agguato restano feriti quattro israeliani TEL AVIV Sabato Yasser Arafat aveva colto tutti in contropiede ordinando l'arresto di 17 militanti palestinesi chiusi con lui da un anno e mezzo nella Mukata, attirandosi l'accusa di essersi «circondato di ladri che gli danno cattivi consigli». Ieri l'Autorità nazionale palestinese, di cui è presidente, ha proposto di prolungare «a tempo indefinito» il cessate il fuoco in corso da alcune settimane nei Territori. Meno a sorpresa il ministro degli Esteri israeliano Silvan Shalom, secondo quanto riferito sul sito web del quotidiano israeliano Haaretz, ha rifiutato insistendo per lo smantellamento delle infrastrutture terroristiche nei Territori, punto che è iscritto nella fase uno della Road map come condizione per procedere. La nuova proposta dell'Anp in apparenza era molto allettante, ma gli israeliani avevano almeno due buone ragioni per rifiutare. Nella trattativa sulla Road map gli israeliani, grazie alle potenti pressioni americane, hanno sostanzialmente «scelto» la controparte a loro più gradita, il premier Abu Mazen, emarginando politicamente Arafat. E ora il presidente dell'Anp cerca di rientrare nel gioco diplomatico. In secondo luogo non si vede perché Israele debba rinunciare al disarmo della resistenza palestinese in cambio del prolungamento di una tregua che in qualunque momento potrebbe essere infranta col rilancio della lotta armata e degli attacchi suicidi. Infatti ieri quattro israeliani sono rimasti feriti in imo scontro a fuoco a un posto di blocco a Sud di Gerusalemme. Secondo la radio israeliana un'automobile è stata presa di mira da tiri provenienti da palestinesi. A tarda sera le Brigate dei martiri di Al Aqsa hanno rivendicato l'agguato con un comunicato ricevuto dall'agenzia Afp a Jenin. A Ramallah ieri i 17 arrestati, buona parte dei quali appartenenti alla brigata dei martiri ài Al Aqsa, hanno raggiunto un accordo con Arafat in base al quale rimarranno agli arresti domiciliari nel complesso della Muqata e potranno ricevere le visite dei loro parenti. Al Aqsa ha così ritirato la mimaccia di riprendere gli attacchi suicidi contro Israele. Così si è potuto svolgere regolarmente l'incontro in programma sulla Road map. Portavoce della proposta dell'Anp è stato il ministro degli Esteri palestinese Nabil Shaath. L'incontro di Gerusalemme fra Shaath e Shalom si sarebbe svolto in un'atmosfera piuttosto tesa. Al rifiuto di una tregua prolungata da parte del rappresentante israeliano che insisteva per il disarmo dei gruppi oltranzisti. il ministro degli Esteri palestinese ha ribattuto di non avere «duecento tank per combattere Hamas». Per la leadership palestinese è impensabile tentare di attaccare Hamas, la principale organizzazione della resistenza palestinese in grado di condurre la lotta armata e di gestire numerose strutture sociali cui fa riferimento per i propri bisogni immediati una gran parte della popolazione nei Territori occupati. Nell'incontro di ieri Shaathha insistito nella richiesta che Israele interrompa la costruzione del muro fra lo Stato ebraico e la Cisgiordania. E Shalom, forte di un'opposizione al muro sempre più tiepida da parte di Washington, ha replicato che quella barriera fisica ((fa bene alla pace» perché ((previene il terrorismo». La situazione è di stallo. Il governo d'Israele ha comunque autorizzato il rilascio di altri 982 detenuti palestinesi in attuazione degli accordi. Ieri gli israehani hanno ucciso un uomo che aveva urtato per sbaglio un'auto della polizia al posto di blocco di A-Ram, a Sud di Ramallah. La vittima si chiamava Suleiman Abu Raliya e risiedeva nel campo profughi palestinese di Gerico. Temendo potesse trattatarsi di un kamikaze, e che sulla macchina vi fosse una bomba, gli agenti hanno aperto il fuoco. Ieri un centinaio di pacifisti israeliani e di altri Paesihanno manifestato in Cisgiordania contro la costruzione del muro: lo hanno fatto salendo a turno sul tetto di una piccola casa, vittima predestinata della ((barriera difensiva». Hani Muhammad Hamer, 46 anni, palestinese, padre di sei figli, da 30 anni in quella casa, ha spiegato: «Mi hanno offerto denaro per andarmene, non ho chiesto neanche quanto, perché io non mi muovo da qui e loro mi hanno risposto che potrei restare ferito». A luglio gli israehani gli hanno ingiunto di andarsene perché la barriera «deve passare» per la sua terra e la casa è destinata a finire in terra di Israele. Ieri le ruspe, che hanno già raso al suolo gli ohveti, dovevano distruggere anche la casa, ma i soldati si sono trovati di fronte il gruppetto di pacifisti, fra cui una decina di giovani italiani e alcuni israehani. Le ruspe dunque si sono momentaneamente fermate. [e. st.l Un militare Israeliano di guardia davanti a una scavatrice che lavora per la costruzione del muro
Persone citate: Abu Mazen, Arafat, Hani Muhammad Hamer, Nabil Shaath, Shaath, Silvan Shalom, Suleiman Abu Raliya, Yasser Arafat
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