Afghanistan: nuovo attentato ai soldati italiani
Afghanistan: nuovo attentato ai soldati italiani Afghanistan: nuovo attentato ai soldati italiani Un'esplosione senza vittime ma cresce l'ostilità attorno alla task force Nibbio GARDEZ Un altro attentato contro i militari italiani in Afghanistan è falhto ieri lungo la strada Khost-Gardez, nella stessa zona a ridosso del confine con il Pakistan dove due settimane fa, il 20 luglio, un ordigno radiocomandato fece finire fuori strada un mezzo itahano: quattro para della Folgore rimasero feriti in modo non grave. Simile anche questa volta la dinamica dell'agguato ma per fortuna l'esplosione è avvenuta a 50-60 metri dall'automezzo e non ha provocato feriti. Neppure il veicolo è rimasto danneggiato e la missione - ima pattuglia di ricognizione del 187 "reggimento, programmata nell'ambito delle normali attività di controllo del territorio affidate al contingente itahano - è proseguita regolarmente. Sul luogo dell'esplosione sono intervenuti gli artificieri e le forze speciah itahane, che hanno raccol- to quel che restava dell'ordigno, costituito da due bombe da mortaio da 81 mm coUegate tra loro. «Un congegno artigianale ma sofisticato. E comunque potente. Avrebbe potuto provocare danni consistenti», dicono i militari. Non sono stati trovati accenditori e non sono stati rintracciati testimoni: non è quindi possibile stabilire se l'esplosione sia avvenuta tramite una miccia o un congegno radiocomandato. Considerata tuttavia la distanza dal mezzo della Folgore, «le ipotesi secondo una fonte militare - sono tre: o l'ordigno è esploso per sbaglio, prima del passaggio della pattugha; o era un semplice avvertimento; oppure era diretto a qualcun altro». L'area di Gardez si conferma ad alto rischio: ieri l'esercito afghano ha fermato un uomo trovato in possesso di quattro fuchi mitragliatori kalashnikov e di quattro bombe a mano e solo pochi giorni fa aveva bloccato un uomo intento a nascondere una bomba in una catasta di legna. L'accanimento contro il contingente itahano, secondo il generale Marco Bertolini, comandante dei militari itahani in Afghanistan ha un'origine precisa. «Tutta la fascia al confine con il Pakistan e in particolare la strada tra Khost e Gardez - ammette, parlando della zona affidata al controllo della task force Nibbio - è una zona contesa, un passaggio obbligato, dove le forze di Al Qaeda e i taleban sono ancora presenti e attivi. E' un settore pericoloso e dehcato e la nostra azione di controllo evidentemente disturba». Da mesi, del resto, seguaci di Al Qaeda e guerriglieri fedeh al vecchio regime, spesso alleati con le milizie dei potenti signori della guerra che imperversano nel Sud del Paese, fanno di tutto per rendere la vita difficile ai soldati della coalizione intemazionale di Enduring Freedom. GH attentati e le imboscate sono all'ordine del giorno: nelle ultime settimane dieci militari occidentali sono rimasti feriti e alcuni poliziotti e soldati governativi afghani sono stati uccisi. Anche i combattimenti si sono intensificati: in uno di questi (al quale non hanno partecipato mili- tari itahani) hanno perso la vita almeno 24 guerriglieri. È l'incubo dei taleban, denuncia il Washington Post, è tornato anche a Kandahar, nell'Afghanistan meridionale, dove gli assassimi a sfondo pohtico diventano sempre più frequenti e feroci. Citando testimoni locali e fonti della pohzia afghana, il giornale afferma che dall'altra parte della frontiera con il Pakistan, a Chaman, alti dirigenti dei taleban si riuniscono apertamente e distribuiscono armi da fuoco, soldi e motociclette ad «afghani poveri, che non condividono necessariamente la loro dottrina ma hanno bisogno di soldi e per questo accettano, in cambio, di collocare mine antiuomo e bombe», [e. st.] Le imboscate sono all'ordine del giorno: nelle ultime settimane dieci militari occidentali sono rimasti feriti Un'immagine dello «spirito di pace» con cui opera in Afghanistan la missione italiana
Persone citate: Freedom, Marco Bertolini
Luoghi citati: Afghanistan, Kandahar, Pakistan
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