«Rìad sapeva in antìcipo dell'11 settembre» di Maurizio Molinari

«Rìad sapeva in antìcipo dell'11 settembre» «NEW YORK TIMES» E «LOS ANGELES TIMES» SVELANO IL CONTENUTO DELLE 28 PAGINE MAI RESE PUBBLICHE «Rìad sapeva in antìcipo dell'11 settembre» Il rapporto top secret Usa: loro agenti erano in contatto coi dirottatori retroscena Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK AGENTI sauditi erano in contatto con alcuni dei dirottatori dell'I 1 settembre, diedero loro aiuti e fondi, ricevuti tanto da Riad quanto dall'ambasciatore saudita a Washington. E il ministro saudita dell'Interno, il principe Nayef, forse era al corrente di ogni cosa. Questo emerge dalle 28 pagine top-secret del voluminoso rapporto del Congresso sugli attacchi di Al Qaeda contro New York e Washington che costarono la vita a quasi tremila persone. Sebbene le pagine siano ancora secretate, «New York Times» e «Los Angeles Times» sono riusciti a farsele raccontare. Ciò che ne esce è ima descrizione senza precedenti dei contatti fra Al Qaeda e la casa reale saudita. Tutto ebbe inizio nel gennaio del 2000 quando due dei futuri dirottatori - Khalid al-Mihdhar e Nawaf al-Hamzi - arrivarono a Los Angeles da Bangkok dopo aver partecipato in Malaysia all'incontro nel quale venne deciso l'attacco con gli aerei-missile. I due vennero accolti da Omar al-Bayoumi, un saudita registrato come studente ma considerato da una «fonte certa deU'Fbi» un ufficiale dell'intelligence saudita «con disponibilità di fondi illimitati da Riad». AlBayoumi era sotto sorveghanza da parte deU'Fbi, che notò come non andasse mai a lavorare all'azienda aeronautica saudita «Dallah Avco» dalla quale riceveva lo stipendio. Al-Bayoumi ospitò i due membri di Al Qaeda in casa propria per diversi giorni, h aiutò a trovare un appartamento, pagò il primo mese di affitto garantendo un deposito e quindi li mise in contatto con la locale comunità araba, filmando in più occasioni con la propria telecamera eventi ai quali i due partecipavano. In contatto con al-Bayoumi era un altro «presunto agente saudita», Osama Bassnan, al quale l'ambasciatore di Riad a Washington, principe Bandar, e la moglie Haifa al-Faisal fecero arrivare, nello stesso periodo in cui i due di Al Qaeda erano in California, oltre centomila dollari «in beneficenza» al fine di «consentire alla moghe di affrontare difficili cure mediche». Durante la loro permanenza a San Diego i due futuri dirottatori conobbero un imam musulmano, Anwar Aulaqi, e tutti e tre nel 2001 si trasferirono - in tempi diversi - a Falls Church, in Virginia, frequentando poi la stessa moschea. Due mesi prima dell'11 settembre al-Bayoumi si trasferì in Gran Bretagna - dove l'ambasciatore saudita era Turici al-Feisal, ex capo dell'intelligence -, venne interrogato ma rifiutò di tornare negli Usa per sottoporsi a ulteriori accertamenti. Partì invece per Riad, dove adesso si trova. Due sono i motivi per cui al-Baouymi non venne incriminato dall'Fbi: non ci sono prove che fosse al corrente dei piani di Al Qaeda e i dirottatori gli avevano restituito le ingenti somme ricevute in prestito. Tanto i due agenti sauditi quanto i due terroristi e l'imam secondo le rivelazioni pubblicate dai quotidiani - sono protagonisti di un intreccio di rapporti che si perde nel reticolo di istituzioni finanziarie e benefiche che fanno capo a membri della famiglia reale. Il «Los Angeles Times» va oltre e, riportando il parere di «funzionari americani», afferma che a Washington i sospetti si indirizzano verso il ministro degli Interni saudita, principe Nayef, che sarebbe stato al corrente delle attività dei due agenti in California e imputò «agh ebrei» gli attacchi dell'11 settembre. Una missione di investigatori americani composta da uomini di Fbi, Ministero del Tesoro e Consiglio per la Sicurezza Nazionale è in partenza oggi per Gedda al fine di discutere con gh interlocutori sauditi la pista che porta fino alla famiglia reale. «Vi sono ampie prove che alti funzionari sauditi e membri della famiglia reale - ha dichiarato Susan Colhns, senatore repubblicano del Maine - sono coinvolti nel sostegno a organizzazioni a doppio uso, legittima opera di carità e terrorismo». A rafforzare questa opinione è stato anche l'incontro che Bassnan ebbe con un membro della delegazione saudita a Houston, in Texas, quando lo scorso anno il principe ereditario Abdullah venne in visita negli Stati Uniti per incontrare il presidente George W. Bush. L'Fbi sta tentando di appurare chi vide Bassnan in quell'occasione e per quah motivi. Fra gli enti finanziati dai sauditi nel mirino delle indagini Usa ci sono le Lega mondiale musulmana, l'Assemblea mondiale della gioventù musulmana e l'Organizzazione internazionale di soccorso islamico. Nel 2000 due dei futuri pirati furono accolti a Los Angeles da un saudita registrato come studente, in realtà ufficiale dell'intelligence Un oscuro intreccio di fili finanziari e benefici lega i due di Al Qaeda, due 007, un imam della Virginia e alcuni membri della famiglia reale Il ministro degli Esteri saudita, Saud al Falsai, ieri a Washington

Persone citate: Anwar Aulaqi, Bandar, Bayoumi, Falls Church, George W. Bush, Nayef, Osama Bassnan, Susan Colhns