E Crepax creò la donna

E Crepax creò la donna E' MORTO A MILANO L'INVENTORE DI VALENTINA, FUMETTO EROTICO E SOFISTICATO CHE NEGLI ANNI 60 ANTICIPÒ LA LIBERAZIONE FEMMINILE E Crepax creò la donna Marco Belpoliti E'' nella terza puntata della sto' ria a fumetti intitolata La curva di Lesmo, e pubblicata su Linus nel 1965, che entra in scena la fotografa milanese Valentina Rosselli. Capelli tagliati a baschetto, sinuosa, elegante, disinibita, dotata di lunghe gambe, Valentina mette subito nell'angolo il protagonista della storia, il critico d'arte e investigatore dilettante Philip Rembrandt, alias Neutron, suo fidanzato, fornito di una qualità particolare: uno sguardo che paraUzza, rallenta o blocca lo scorrere del tempo. Da etema fidanzata, figura di contomo, la creatura di Guido Crepax, nel giro di qualche puntata diventa l'indiscussa protagonista della storia. E' come se il suo creatore avesse trasferito il molo di alter-ego da Philip, personaggio maschile, con cui condivide molti aspetti, anche biografici, oltre che evidenti desideri, all'eroina femminile. Valentina diventa immediatamente un mito: più libera e disinibita delle precedenti eroine del fumetto italiano; è una Erigitte Bardot, una Barbarella in versione bruna, l'eroina disegnata nel 1962 da Jean-Claude Foresi e portata sullo schermo nel 1967 da Jane Fonda. Modellata sull'ideale femminile delle donne degli anni Venti e Trenta, Valentina assomigha incredibilmente a Louise Brooks, attrice degli anni Venti; possiede infatti l'ambiguità legnosa, come hanno scritto i critici, delle donne di quel periodo. Crepax ha all'epoca 32 anni; si è laureato in architettura e subito si è dedicato alla grafica pubblicitaria e al lavoro editoriale. La curva di Lesmo è il suo debutto come disegnatore di storie. Da quel momento in poi il suo lavoro di disegnatore si identificherà quasi totalmente con Valentina, l'eroina del fumetto colto e intellettuale degli anni Sessanta. Il clima visivo e psicologico dell'epoca è quello generato dai film di Antonioni L'eclisse è del 1962, Blow up del 1967 -, e Crepax stesso ha che fare con il cinema e la fotografia. Le vignette in bianco e nero di Valentina, sono vere e proprie inquadrature, zoomate. Danno l'impressione del movimento, del cinema come atto psichico oltre che visivo. Crepax frequenta gli ambienti culturah milanesi, conosce l'optical art, non solo quella di Vasarely, Soto, Gerstner, che alla fine degli anni Cinquanta hanno cambiato il profilo dell'arte europea e mondiale, ma anche Top art che si fa a Milano, coi fratelli Colombo, Giovanni Anceschi e altri operatori visivi. Legge e cita i libri che artisti e scrittori si passano di mano in mano. Valentina, sempre più erotica e sinuosa di puntata in puntata, li ha con sé; esibisce le coste dei libri mentre si sdraia nuda sul letto o, vestita di slip attillati e giarrettiere, si allunga sul divano. Erotica, mai volgare, il personaggio di Crepax è complesso dal punto di vista psi cologico; la sua disinibita personalità sconfina nell'onirico. Crepax ha detto una volta che il suo fumetto era una sorta di «personale diario psicoanalitico disegnato giomo per giomo». Il piano di realtà e il piano del sogno si confondono spesso; noti c'è rottura tra il «dentro» e il «fuori», ma lo sguardo indagatore del disegnatore esplora letteralmente Valentina, sia percorrendo la superficie della sua pelle, sia affondando nel pozzo oscuro dei suoi desideri e delle sue pulsioni segrete. Ma anche in questo viaggio nella coscienza, Valentina è un personaggio di «superficie»: non c'è dramma né tragedia nelle sue avventure, ma uno scorrimento continuo. Crepax, da autore postmodemo - il primo postmodemo del fumetto italiano - cita di continuo: i fumetti di Suzzati, le opere di Freud, testi filosofici, oltre che quadri. Valentina frequenta le gallerie e i musei in compagnia di Philip o di altri occasionali amanti - la loro è già una «coppia aperta». Crepax ha inventato con Valentina uno stile tutto suo, inconfondibile, dal punto di vista grafico. A volte i tratti del volto della sua eroina non sono neppure rifiniti, memore dei giochi percettivi della grafica e della op art, Crepax lavora sui frammenti, sui dettagli; a volte abbozza, altre volte, al contrario, rifinisce. Così, mentre è sommario - sempre bellissimo il volto di Valentina -, sono dettaghati gli abiti che indossa, o che più spesso si toghe. In alcuni momenti egh tende all'astrattismo, che è il sogno represso di gran parte dell'arte italiana del periodo. Nel corso degli anni Settanta, mentre la società italiana scivola sempre più verso il collo di bottiglia del conflitto sociale, della violenza e del terrorismo, Valentina diventa un sismografo di quanto accade fuori dalla sua stanza, ma l'eroina cammina anche per le strade di Milano, vista però sempre come un intemo borghese. E' il suo corpo morbido, al limite del tattile, a diventare la superficie su cui si esercitano i desideri e le passioni dell'epoca. Valentina è anche un'eroina descritta da un segno sempre più barocco, lezioso. Quando la pornografia, quella colta, non è ancora diventata davvero di moda, il segno grafico di Crepax indugia sui peli pubici della sua eroina, oppure sulle curve offerte alla scopofilia dei lettori. Nel 1973 il personaggio viene portato sullo schermo da Corrado Farina, in Boba Vaga, ma l'operazione non riesce; il regista rifiuta il film per via di tagli voluti dal produttore. A quel punto Valentina è già diventa una griffe. Compare su capi di abbighamento, foulards, asciugamani, camicette; diventa un logo che va in giro per il mondo, uscendo dalle pagine di Linus o dagli album che nel frattempo la MOano Libri ha iniziato a sfomare in modo sistematico per il piacere dei suoi lettori. Ancora nel 1989, per confermare un fascino che continua nel tempo, la fotomodella Demetra Hampton interpreta l'eroina di Guido Crepax in una serie di telefilm trasmessi da Italia 1. Nel 1994 la casa editrice Blue Press ristampa le avventure, non seguendo l'ordine cronologico in cui sono apparse, bensì lo sviluppo delle singo e storie. Crepax infatti non è solo un disegnatore attento alle mode, al mutamento degli stili, divoratore del nuovo, ma anche uno scrittore. I plot delle storie di Valentina sono intricati, veri viluppi arborescenti che si intrecciano tra di loro, fino a far smarrire al lettore l'ordine del racconto, se non proprio del discorso. C'è dietro a questa tecnica narrativa non solo il surrealismo un surreahsmo freddo, più mentale nella versione di Crepax - ma anche il nouveau roman di RobbeGrillet, Sarraute, Butor, oltre al cinema della nouvelle vague di Godard, Rohmer, Truffaut. Lo avvicina agli scrittori e registi francesi lo sperimentalismo moderato e intellettuale, il gusto per i passaggi bruschi dal realistico all'onirico. Crepax è stato senza dubbio un innovatore; il suo segno grafico è perfettamente identificabile fino a raggiungere una forma di manierismo e perfino l'autocitazione. Nel corso degli anni, seguendo una delle linee di forza del suo fumetto, l'erotismo, Crepax ha illustrato molti romanzi erotici dell'Ottocento e del Novecento: Justìne di De Sade, Emanuelle di Arsan, Histoire d'O, fino ad arrivare a La marchesa di 0 di von Kleist, uscito qualche anno fa presso le Edizioni Nuages di Milano. Nel presentare il suo lavoro, Ferruccio Giromini sottolinea la vocazione illuministica di Crepax, il suo appartenere alla cultura lombarda, milanese, che delTilluminismo ha fatto il suo punto di forza. Illuminista lombardo come Manzoni? Probabilmente sì. C'è nel voyeurismo di Crepax - il guardare come ossessione maschile e il farsi vedere come tecnica, provocazione e risposta femminile - qualcosa che ha che fare con l'illuminismo di Sade oltre che quello dei fratelli Verri, un illuminismo nero sviluppalo per dare vita a una fomia grafica decisamente anticlassica, ma non per questo sovversiva o rivoluzionaria. C'è sempre nelle sue strip, come nella personalità della sua eroina, un punto di equilibrio che il milanese Guido Crepax, nato nella capitale lombarda U 15 luglio 1933, e scomparso in questo fine di luglio dell'anno 2003, non ha mai voluto mettere in discussione. Architetto e disegnatore pubblicitario, raggiunse la notorietà con l'eroina dell'amore libero protagonista di storie intricate che risentono del surrealismo e del «nouveau roman». Seduzione provocatoria colma di ossessioni UNA LUNGA MALATTIA Guido Crepax (all'anagrafe Crepas) è morto la notte scorsa a Milano, dove era nato nel 1933. Da tempo era minato dalla sclerosi a placche, che gl'impediva di disegnare. Figlio del primo violoncellista della Scala, nel 1958 si era laureato in architettura, ma già nel 1953 la passione per il disegno l'aveva sottratto alla materia di laurea. Amava il cinema e il jazz. Al disegno di alcune copertine di dischi seguì la campagna pubblicitaria della benzina Shell, che vinse la Palma d'oro nel 1957. Crepax raggiunse la notorietà nel 1965, quando sul secondo numero del mensile di fumetti Linus pubblicò la prima storia di Neutron, in cui comparirà il personaggio di Valentina (vedi immagine). ApldpideScGdL Guido Crepax con il ritratto di Valentina alle spalle

Luoghi citati: Italia, Lesmo, Milano