Mambro e Fioravanti «Noi, Pisanu e i terroristi rossi»

Mambro e Fioravanti «Noi, Pisanu e i terroristi rossi» } DUE "NERI" RIBADISCONO LA UNEA DIFENSIVA: «ESTRANEI ALLA STRAGE DI BOLOGNA, PUNTIAMO ALLA REVISIONE DEL PROCESSO» Mambro e Fioravanti «Noi, Pisanu e i terroristi rossi» Sono entrambi condannati all'ergastolo: «La grazia? Fin quando il clima resterà questo, con insulti contrapposti e anatemi, ci conviene tacere» colloquio Guido Ruotolo ROMA NON è ancora venuto il momento di parlare». Il viso da ragazzino è sempre quello anche se, per chi si trovasse ad incontrarlo, riconoscerlo sarebbe quasi impossibile. Oggi ha 45 anni, quando la sua «carriera» di terrorista sanguinario fu interrotta, con l'arresto, ne aveva appena 23. E anche lei, con i capelli legati e la coda di cavallo, poco assomiglia a quelle foto ormai ingiallite dal tempo che i giornali pubblicavano negli anni di quell'epopea di piombo. Piazza del Pantheon. Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, la coppia terribile degli anni neri, del terrorismo e delle stragi è tornata oggi al centro dell'attenzione e delle polemiche per via di quella proposta, mai ufficializzata, del Guardasigilli Castelli, di una grazia collettiva bipartisan, estesa a loro appunto, ad Adriano Sofri e al Serenissimo Faccia. Una polemica che ancora oggi continua, alla vigilia del ventitreesimo anniversario della strage di Bologna del 2 agosto del 1980 e all'indomani della precisazione del ministro dell'Interno, Beppe Pisanu, che alla Camera ha sciolto ogni dubbio: «Per ciò che mi risulta, e ritengo di essere bene informato, nessun esponente del governo Berlusconi ha mai sostenuto l'ipotesi di una domanda di grazia a favore dei terroristi Mambro e Fioravanti». Francesca, è appena stata ricevuta dal governatore del Lazio, Francesco Storace, che ha colto l'occasione dell'incontro per riaffermare che «occorre cercare la verità e non fabbricare capri espiatori». Giusva e Francesca ci tengono a precisare: «Fin quando il clima resterà questo, fin quando assisteremo agli insulti contrapposti e agli anatemi, conviene tacere. Non è ancora il tempo dei ragionamenti». Chissà se lo è mai stato questo tempo, e chissà perché l'attimo fuggente, se c'è stato, non è mai stato colto al volo. Quello presente, è un tempo comunque minaccioso, alla vigilia dell'anniversario della strage di Bologna per la quale i due terroristi di un tempo che fu, che hanno rinnegato il loro passato, che lo hanno triturato, sono stati condannati all'ergastolo ma per la quale ancora oggi gridano la loro innocenza. Il cellulare di Francesca squilla: «Hai letto lo splendido articolo di Renato Farina su "Libero"?». Silenzio. Francesca guarda negli occhi Giusva. Si capiscono al volo: «No. Non è possibile». Racconta lei al suo compagno: «Erano quelli del Foglio. Volevano un'intervista, un articolo. Ho detto no». Giusva Fioravanti: «Al massimo scrivi due righe: "Non abbiamo nulla da dire"». Parlano, riflettono, rispondono ai dubbi e agli interrogativi. Giusva Fioravanti e Francesca Mambro hanno sempre ammesso le loro responsabilità negli omicidi commessi nella loro carriera di terroristi neri ma hanno sempre negato una loro partecipazione a quella strage infame. Chi li ha incontrati in queste ore racconta che il loro giudizio sull'intervento del ministro dell'Interno alla Camera è tagliente: «Pisanu, dicendo no alla grazia apre la campagna elettorale per Cofferati sindaco di Bologna». Una tesi avvalorata dall'articolo di Farina su "Libero" che Giusva e Francesca brandiscono come una bandiera: «Ministro Pisanu, lei ha giurato fedeltà alla Costituzione e non a un comitato che ha deliberato la liberazione di Bologna da Guazzaloca per insediare Cofferati». Giusva e Francesca si sentono trascinati controvoglia al centro delle polemiche. Della grazia non parlano, ritenendo, tra l'altro, che l'intervento del ministro Pisanu «non sia stato certo un regalo ad Adriano». Alla grazia, del resto, non ci hanno mai pensato: «Stiamo aspettando che la Cassazione si pronunci sulla condanna di Ciavardini e poi lavoreremo per chiedere la revisione del processo». Luigi Ciavardini «il minorenne», condannato nel marzo del 2002, in Appello, a 30 anni di reclusione, come esecutore materiale della strage alla stazione di Bologna, 85 morti e 200 feriti. Una condanna che, se confermata, certo non aiuta Francesca e Giusva nel loro tentativo di arrivare a un nuovo processo. Il destino di Adriano Sofri si intreccia con il loro? No, le loro sono storie radicalmente diverse, unite sì dalla comune volontà di non chiedere l'atto di grazia e di non riconoscere le loro responsabilità: il primo dell'omicidio Calabresi e i due della strage di Bologna. Ma se Sofri è il «mandante» dell'omicidio Calabresi, loro hanno premuto il grilletto chissà quante volte, hanno ucciso «compagni», «sbirri», «magistrati», «camerati traditori e infami». Hanno teorizzato «lo spontaneismo armato», hanno praticato «l'opposizione armata alla sinistra». «Noi - sostengono - abbiamo sempre ammesso le nostre responsabilità. Abbiamo fatto un passo in più, anzi due: prima abbiamo detto che quella nostra esperienza era stata una follia e poi, quando si è presentata l'occasione, vedi Insabato e l'attentato al "manifesto", abbiamo preso le distanze da questi emuli». Cosa che, per Mambro e Fioravanti, non hanno fatto i brigatisti rossi, quelli che non si sono pentiti o che non sono certo irriducibili. I «raccordi», i «nipotini», gli eredi di quelle vecchie Br sono in campo. E semmai vi è stato uno spiraglio, il tempo del ragionamento per la «pacificazione», i killer brigatisti che hanno ucciso D'Antona e Biagi oggi lo hanno allontanato. Bologna chiede certezze. Francesca e Giusva sembrano rassegnati: «Non hanno voluto trovarla la verità, non hanno cercato altrove». Sull'altra sponda del Mediterraneo. Secondo Mambro e Fioravanti e gli «innocentisti» che da anni sostengono la loro estraneità alla strage, Bologna probabilmente fu una risposta dei libici alla strage di Ustica (26 giugno 1980, ndr). Una tesi e una pista anche scandagliata dal giudice Priore e dai magistrati bolognesi che non ha mai trovato conferme. «Perché? A quanto ammontano le importazioni di petrolio dalla Libia? 30.000 miliardi di vecchie lire?». Francesca Mambro e Giusva Fioravanti salutano. Lei, è agli arresti domiciliari, lui è in semilibertà. Adriano Sofri, intanto, continua ad essere in carcere. Z2^ II ministro "™ degli Interni dicendo ufficialmente no al prowedimento , di clemenza nei nostri confronti, non fa certo un regalo a Sofri. Noi abbiamo ammesso le nostre responsabilità e detto che la nostra era stata A A una follia ^7 Un'immagine d'archìvio di Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, la coppia «terribile» degli anni neri, del terrorismo e delle stragi