Caso Brigando scontro in Consiglio regionale

Caso Brigando scontro in Consiglio regionale IL DIBATTITO A PALAZZO LASCARIS DOPO LA NOTIZIA DELL'ARRESTO DELL'ESPONENTE LEGHISTA Caso Brigando scontro in Consiglio regionale L'opposizione: deve dimettersi. Il centro-destra: no ai giustizialismi Giuseppe Sangiorgio Hanno arrestato Brigandì: la notizia arriva nella sala azzurra del Consiglio regionale poco dopo mezzogiorno, in un mercoledì già al veleno per l'emendamento che aumentagli stipendi a consiglieri e giunta. L'assessore al Commercio estero, alla formazione professionale, alle partecipazioni nelle aziende e, fino all'abbandono dell'incarico, al Legale, finito in manette per la presunta truffa dei rimborsi dell'alluvione 1994, è ancora in ufficio con la Guardia di Finanza, ma il capogruppo dei Ds, Giuliana Manica, chiede subito che la seduta del Consiglio sia sospesa; «L'abbiamo interrotta per Odasso, non lo facciamo oggi che hanno arrestato un assessore?». Poi chiede comunicazioni ufficiali. Ma il presidente Ghigo non è in aula, per cui il Consiglio viene riconvocato per le 16. E a quell'ora, puntuahssimo, Ghigo comunica di aver subito riunito la giunta e deciso di avocare a sé le deleghe di Brigandì, il quale, in tal modo, resta in giunta, «assessore nudo», senza incarichi che per altro non potrebbe espletare. «L'opposizione - spiega Ghigo - ha voluto un mio giudizio immediato. Non ho ancora notizie sulle imputazioni dell'assessore, vedremo il da farsi nelle prossime ore». Più tardi anche il presidente del Consiglio, Roberto Cota (segretario del Carroccio piemontese) diffonde una breve nota nella quale definisce gh arresti domiciliari dell'assessore Matteo Brigandì «un atto grave che non ricordo nel recente passato e che, francamente, mi stupisce. Si tratta di una vicenda amministrativa complessa, ma non pohtica. Dal punto di vista umano, capisco che Brigandì stia vivendo uno dei momenti peggiori della sua vita, e di questo non posso che essere dispiaciuto». Le minoranze, dopo la relazione di Ghigo, sono passate all'attacco. Giancarlo Tappare (Riformisti) e Carmelo Palma (Radicali) propongono di formare al più presto ima commissione d'inchiesta, che, senza nulla toghere alle indagini della magistratura (alla quale tutti esprimono «piena fiducia»), indaghi su cosa non abbia funzionato nel delicato settore dei rimborsi per danni alluvionali, ma solo da un punto di vista amministrativo e non giudiziario, tanto meno penale. Pietro Marcenaro, segretario Ds chiede alla giunta se sia ancora il caso di insistere sull'aumento degli emolumenti a consiglieri e assessori: «Nel 2002 fii accantonato grazie ai cassintegrati Fiat che manifestavano in via Alfieri, oggi lo dovrebbe essere per questi fatti. Se la maggioranza ritira lo ritira, potremmo chiudere la manovra finanziaria di assestamento del bilancio, senza perdere ulteriore credibilità di fronte all'opinione pubblica». Pino Chiezzi,(Comunisti italiani). Rocco Papandrea e Mario Contu (Re), Antonio Saitta (Margheritra) fanno un passo in più, affermando che, «per salvare l'immagine della Regione sarebbe opportuno che il presidente Ghigo revocasse l'incarico di assessore a Brigandì e non solo le deleghe. Il governatore risponde che, a 3 ore dalla notizia dell'arresto, non può fare di più. Dalla maggioranza Oreste Rossi (Lega), Valerio Cattaneo (Forza Italia), Antonello Angeleri (Udc) e Marco Botta (An) ribadiscono di non essere «giustizialisti» e riaffermano la sohdarietà all'assessore, che, pur agli arresti domiciliari, fino a prova contraria non risulta ancora colpevole. E, da Roma, il segretario piemontese di An, Ugo Martinat, definisce l'eventuale commissione d'inchiesta del Consiglio regionale «un inutile doppione del lavoro di magistrati che, comunque, meritano la massima fiducia». Concludendo: «È bene che ognuno faccia il proprio mestiere, i giudici si occupino di far rispettare le leggi, i politici di politica». Ma è proprio la legge che prevede la sospensione di consiglieri regionali arrestati. E appena il magistrato comunicherà l'atto. Palazzo Lascaris, dovrà far partire la procedura di sospensione nei confronti di Brigandì con ingresso in Consiglio del primo escluso della Lega, fino al termine delle indagini giudiziarie o, se ci sarà rinvio a giudizio, del processo. Quindi l'assessore, a meno che il suo arresto sia di breve durata, rischia di restare in giunta senza deleghe. Sdì e radicali chiedono una commissione d'inchiesta Ma la proposta non è approvata «Sarebbe un doppione» Dai banchi della sinistra l'invito a Ghigo «Oltre alle deleghe incassi le dimissioni» Il Governatore: in 3 ore non potevo fare di più L'assessore Matteo Brigandì all'uscita dal Palazzo della giunta regionale

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