Salisburgo povero ma spreca i soldi di Giangiorgio Satragni

Salisburgo povero ma spreca i soldi DISCUTIBILE ESORDIO DEL FESTIVAL AUSTRIACO Salisburgo povero ma spreca i soldi Risparmi assurdi, per poi scialacquare in banalità come il «Ratto dal serraglio» Giangiorgio Satragni SALISBURGO Non c'è da stare allegri all'esordio dell'attuale Festival di Salisburgo, che inizia a fare i conti con qualche ristrettezza finanziaria, ma dove si resta allibiti per come i fondi, pur ingenti, vengono utilizzati. Peter Ruzicka, il compositore dall'anno passato responsabile della rassegna, era partito con intenti lodevoEssimi, fra cui un richiamo ai fondatori della manifestazione, in primis Richard Strauss, e una rivalutazione dei compositori austriaci ebrei avversati dal nazismo. Sta di fatto che proprio qui è iniziata a cadere la scure. Per le tre recite dell'opera più rara e difficile di Strauss, «Elena egizia», si è scelta la versione in forma di concerto, mancando l'appuntamento con un titolo qui storico. Dare una simile e massiccia opera in tal maniera non rappresen¬ ta già di per sé l'ideale, poiché altera gli equilibri sonori; il guaio è che l'opera veniva eseguita senza alcun accorgimento acustico sulla scena dell'infelice Felsenreitschule, per cui un complesso straussiano blasonato come la Staatskapelle di Dresda ha faticato non poco in uno spazio dove era arduo mantenere e far percepire i rapporti fra le sezioni, e il direttore Fabio Luisi ha poggiato su tutta la propria serietà per garantire l'assieme, ma sacrificando diverse libertà di fraseggio. Però cantava Deborah Voigt, l'unica in grado di reggere la parte di Helena, meno ingrata di quella di Menelao, qui con l'indisposto Albert Bonnema; ancora di classe Helen Donath nel ruolo della maga Aithra. Sorte ancor più peregrina toccherà alla riscoperta di quest'anno, «Le baccanti» deD'esiliato Egon Wellesz, un'esecuzione in forma di concerto e poi via, di nuovo nel dimenticatoio. Certo, bisogna risparmiare per le nuove riletture del teatro di Mozart. Quali? Si indica nel norvegese-tedesco Stefan Herheim un giovane regista di belle speranze e gli si dà il «Ratto dal serraglio». Questi decide che il serraglio non esiste, che è una costrizione della mente occidentale e da questa commedia, che trionfa nella magnanimità di un sultano, espunge il sorriso di Mozart, l'amabile ironia per l'Oriente e le turcherie. Herheim parte da Adamo ed Eva, nudi in scena, veste le sue protagoniste con abiti da sposa (già visto nelle «Nozze di Figaro» di Marthaler), i due uomini in frac (altra novità), li provvede di figuranti dei due sessi, ugualmente vestiti ma con le donne a volte con sola biancheria intima (già visto nel «Don Giovanni» di Kusej). Poi sbatte in scena un mare di occidentali elettrodomestici, Osmino, il buffo guardiano del serraglio, diventa un finto prete severo, e il sultano Bassa Selim non esiste più, è la proiezione delle costrizioni di ogni singolo personaggio, che recita quindi a turno detta parte; infine tutti escono da questa stanzaserraglio confondendosi con una squadra d'imbianchini. Fra mediocrità e noia sino a quando il pubblico sarà disposto a pagare fior di quattrini per simili rivisitazioni, quando Mozart è astrazione? Non brilla l'orchestra del Mozarteum rigidamente diretta da Ivor Bolton, però il cast è buono (Jonas Kaufmann, Iride Martinez, Diana Damrau e Dieter Kerschbaum) ad eccezione del finto basso Peter Rose. Tempi duri si annunciano per il 2006, 250" della nascita di Mozart, quando il Festival presenterà tutte le sue opere, forse tutte così. Lo storico braccio destro di Ruzicka, Josef Hussek, ha pubblicamente detto che la cosa è tecnicamente impossibile e se ne andrà anzitempo alla fine del 2004. Si persiste nell'intento e si cancellano prime assolute per salvare Mozart, anche perché lo zio Paperone d'America Alberto Vilar non riesce più a finanziare il Festival. Ma chi salva Mozart dai registi? Donne in sottoveste e uomini in frac per il «Ratto dal serraglio» con la regia di Stefan Herheim

Luoghi citati: Dresda, Helena, Salisburgo