Sapore di sale un gioiello in tre minuti di Maurizio Cucchi

Sapore di sale un gioiello in tre minuti 1963. GINO PAOLI TRIONFA NEI JUKE-BOX Sapore di sale un gioiello in tre minuti In tutto il mondo un anno di fervore creativo, dalla letteratura al cinema: finito nel modo peggiore, a Dallas, con l'uccisione di Kennedy Maurizio Cucchi .. C APORE di sale» ha compiu^'O to quarant'anni, ma resta il modello di canzone perfetto, forse imbattibile, per far cantare, con poche parole e poche note, il senso dell'estate e del mare, della vacanza, con amore e una vena sottile di malinconia. Mi ricordo la copertina di quel disco del 1963, con la faccia di un Gino Paoli quasi ragazzo, neanche trentenne, ma già con pochi capelli, gli occhiali spessi, e un'espressione tutt'altro che allegra. Con la sua poca voce, e con la grazia di chi ha la classe e il tocco felice, aveva incantato un po' tutti, e la sua canzone resiste ancora, intatta: simbolo di una stagione e raffinato, discreto inno della vacanza. «Un gusto un po' amaro di cose perdute», «qui il tempo è dei giorni che passano pigri», e poi quel sax che duplica il canto. il 63 era stato un anno felicissimo anche per la letteratura. Uscivano capolavori, tanto che a pensarci adesso vengono i brividi: La cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda, un libro geniale e sinistro, immenso; ma è meglio non rileggerlo in vacanza: io ci ho provato, qualche anno fa, e sono rimasto semitramortito per una settimana. E poi Fratelli d'Italia di Arbasino, Lessico famigliare di Natalia Ginsburg. E anche ottime uscite di poesia: E tu che m'ascolti di Umberto Bellintani, i quasi esordi di Giovanni Giudici e Giovanni Raboni: L'educazione cattolica e L'insalubrità dell'aria. Certo non mi dimentico del Gruppo 63, che si costituiva a Palermo, con eccellenti personaggi come Edoardo Sanguineti, Umberto Eoo, Luciano Anceschi, Antonio Porta, Nanni Balestrini, Alfredo Giuliani, Elio Pagharani. Il sottofondo musicale, la canzone di quel film lontano che è stato il '63, non può che essere Sapore di sale, in un tempo in cui i cantautori erano nati da pochissimi anni e nessuno si sognava di chiamarli poeti. Gino Paoli è stato forse il primo, per me il più bravo, a realizzare in tre minuti un piccolo gioiello, a intrattenere con eleganza e sentimento, con gusto fine e turbamento delicato ma profondo. Il retro di Sapore di sale era non meno bello, e allora mi piaceva anche di più: La nostra casa, questo il titolo, e parole che facevano: «Quando te ne andrai, e mi lascerai in questa casa, la nostra casa, prenderò con me tutto quel che avrai dimenticato, ed andrò via». Bel testo, con malinconia esplicita. In quel '63, se nascevano opere d'arte, salutavano per sempre il mondo anche grandi artisti: morivano il pittore Felice Casorati, il poeta americano Robert Frost, il musicista Paul Hindemith e la piccolissima e grandissima Edith Piaf. E lo stesso Paoli si avvicinava terribilmente alla morte, sparandosi un colpo che si fermò vicino al cuore senza ucciderlo. Ricordo i giornali di allora e lo rivedo in ima foto, sdraiato su un lettino d'ospedale con gli occhiali neri. Sapore di sale, intanto, girava nei juke-box, dove i più gettonati erano Rita Pavone con Datemi un martello, Edoardo Vianello con Abbronzantìssima e Frangoise Hardy o Catherine Spaak con Quelli della mia età. Nelle classifiche della hit parade, Paoli non andava oltre il secondo posto, ma a quarant'anni di distanza la sua canzone è ancora viva. Uscendo dal clima di vacanza e mare e dal sapore di sale, ci troviamo di fronte a un anno carico di vicende storiche di grande portata. Muore Giovanni XXIII, che in aprile aveva pubblicato l'enciclica Pacem in terrìs di condanna alla guerra. Gli succede Giovanni Battista Montini, Paolo VI. Alla fine di agosto, a Washington, c'è una grande marcia per i diritti civili del movimento di Martin Luther King, viene istituita la repubblica presidenziale del Senegal con a capo il poeta Léopold Sedar Senghor. In ottobre c'è il terribile disastro del Vajont: una frana enorme cade nelle acque del lago artificiale, causando un'ondata che va oltre la diga e distrugge Longarone: le vittime sono quasi duemila. Poi, in novembre, l'uccisione di John Fitzgerald Kennedy a Dallas, nel Texas. Morirà, ucciso davanti alle telecamere, anche Lee Oswald, l'uomo accusato di essere il killer del presidente. Ma i fatti, che hanno mosso la passione e le ricerche anche di scrittori e uomini di cinema, non sono ancora chiariti. Anche Don De Lillo, uno dei più grandi romanzieri viventi, dedica all'at¬ tentato un romanzo. Libra. In una prosa contenuta nel suo ultimo libro di poesie, Barlumi di storia, Giovanni Raboni ricorda il giorno in cui seppe la notizia: fu Vittorio Sereni a darla a lui e ad altri amici: «Hanno sparato a Kennedy», disse soltanto, «e in effetti non si sapeva nient'altro, nemmeno se fosse vivo o morto, non si sapeva se ci fossero altre vittime né cos'altro di spaventoso e incomprensibile e al tempo stesso fatale stesso succedendo in quel posto con un nome da film western». Il 1963 era stato un anno di grande vitalità creativa, come in fondo tutto il periodo degli anni Sessanta. Il cinema aveva dato capolavori assoluti, come L'infanzia di Ivan di Tarkovskij, come Otto e mezzo di Fellini, Il silenzio di Ingmar Bergman. Un anno di grande vitalità creativa che si avviava alla sua fine, però, nel peggiore dei modi, con quel 22 novembre e quella macchina che passava tra la folla mentre Kennedy era colpito orrendamente alla testa e Jacqueline si chinava su di lui. Un'immagine vista e rivista in mille modi, descritta in mille modi, e anche in queste parole di De Lillo: «La Lincoln era blu scuro, un bagliore iridescente blu pavone, con una bandiera americana e il simbolo presidenziale fissati al parafango anteriore. Connally e sua moglie al centro, i Kennedy sul sedile posteriore [...]. Improvvisamente ci furono piccioni dappertutto. Comparvero dalle grondaie e si diressero a Ovest. La detonazione risuonò nella piazza, secca e distinta [...]. John era riverso sul sedile centrale». L'estate di Sapore di sale era ormai lontana anni luce. Sapore di sale, ma anche Datemi un martello di Rita Pavone, Abbronzot/ss/ma di Edoardo Vianello, Quelli della mia età di Fran^oise Hardy e di Catherine Spaak: era il sottofondo musicale sulle spiagge dell'estate '63 Gino Paoli ai tempi di Sapore di sale

Luoghi citati: Italia, Longarone, Palermo, Texas, Vajont, Washington