Il giallo del Sahara: morto un ostaggio in mano agli islamici

Il giallo del Sahara: morto un ostaggio in mano agli islamici PROSEGUE IL DRAMMA DEGLI EUROPEI RAPITI CINQUE MESI FA NEL SUD DEL DESERTO ALGERINO E CHE ORA POTREBBERO TROVARSI IN MALI Il giallo del Sahara: morto un ostaggio in mano agli islamici E' una donna tedesca. L'ex marito lo conferma ma il governo temporeggia: «Non possiamo dire nulla» ALGERI Si complica ulteriormente con una morte misteriosa, annunciata dai mezzi d'informazione e ufficialmente ignorata dal governo tedesco, il giallo dei 15 turisti occidentali (dieci tedeschi, quattro svizzeri e un olandese) scomparsi nel Sahara e da mesi ormai, secondo le autorità algerine, nelle mani del Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, un'associazione estremista islamica più che sospetta di collegamenti con la rete di Osama bin Laden. Altre diciassette persone (dieci austriaci, sei tedeschi e uno svedese), anch'esse prese in ostaggio in tempi e momenti diversi tra il gennaio e il febbraio scorsi durante viaggi e spedizioni nelle zone archeologiche del Sud del deserto algerino, erano state liberate a metà maggio grazie a un'azione delle forze di sicurezza nazionali. Nell'operazione nove rapitori erano stati uccisi. Alcuni giorni fa, secondo il canale televisivo tedesco Ard, che ha dato la notizia riprendendola da fonti locali, una donna tedesca del gruppo, madre di due figli, non avrebbe retto alle fatiche e ai disagi della lunga prigionia, vittima di un colpo di calore. Il suo corpo sarebbe stato sepolto nel deserto. Ulteriori particolari sono stati aggiunti dal quotidiano «Sueddeutsche Zeitung» che fomisce un nome e un cognome alla donna: la morte di Michaela Spitzer, 45 anni di Augusta, in Baviera, sarebbe stata comunicata all'ex marito, che l'ha raccontato al giornale, direttamente dalla polizia. Era stata rapita l'S marzo con altre tre persone, tra cui una coppia di anziani. Nessuna conferma ufficiale, tuttavia, è arrivata finora né dal governo algerino né dal ministero degli Esteri di Berlino. «Il governo - si è limitato a riferire im portavoce - continua a fare tutto quanto è in suo potere per cercare una soluzio- ne». Anche sul merito della notizia il governo si é trincerato dietro un fermo no comment: «Nell'interesse degli ostaggi, che si trovano ancora in una situazione estremamente difficile, non possiamo fornire alcuna informazione». Il governo tedesco ha del resto mantenuto sin dall'inizio del dramma degli ostaggi una posizione di assoluto riserbo. anche se molto attiva. Diversi esponenti del governo si sono recati negli ultimi tempi nella regione per favorire il rilascio dei turisti. Tra questi i ministri degli Esteri Joschka Fischer e dell'Interno Otto Schily, accompagnati dal capo dei servizi segreti August Hanning. Algeri, ma anche Bamako, capitale del Mali, sono state invece più recentemente la meta del sottosegretario agli Esteri Juergen Chrobog. Un indizio che avvalora le indiscrezioni secondo le quali ormai dalla settimana scorsa i prigionieri si troverebbero in Mali, un trasferimento che potrebbe rappresentare forse una svolta nelle trattative in corso per il loro rilascio. Il Mali nega, l'Algeria ha dapprima smentito per bocca del ministro degli Interni Nourredine Yazid Zerhouni, mentre ieri fonti militari hanno confermato: gli ostaggi non sono più nel Paese. A essere fatale alla donna sarebbe stato proprio il lungo viaggio in auto, un tragitto di 1.200 chilometri, dal Sud dell'Algeria al Nord del Mali, lungo una pista assai frequentata dai contrabbandieri e dai trafficanti, con temperature che i questo periodo oscillano tra i 40 e i 50 gradi. Una vicenda con parecchi lati oscuri se è vero, come ha riferito la stampa algerina, che l'esercito aveva in un primo momento circondato i sequestratori, almeno 25 uomini armati di tutto punto, ma era stato poi costretto, forse per salvare la vita agli ostaggi, forse in obbedienza a ordini precisi, a lasciarli proseguire oltre confine. Lo spostamento delle trattative dall'Algeria al Mali è confermato anche da fonti diplomatiche locali, secondo le quali agenti della sicurezza tedeschi e svizzeri sarebbero già arrivati a Bamako per prendere contatto con le autorità locali, oltre che dalle testimonianze dei gruppi nomadi che avrebbero assistito all'arrivo degli ostaggi europei nel Paese africano. [e. r.] Fatale alla vittima sarebbe stato il lungo viaggio in auto, 1.200 chilometri fino al confine, con temperature tra i 40 e i 50 gradi

Persone citate: Algeri, August Hanning, Joschka Fischer, Juergen Chrobog, Michaela Spitzer, Nourredine Yazid, Osama Bin Laden