La Procura di Milano: ripristinata la legalità
La Procura di Milano: ripristinata la legalità La Procura di Milano: ripristinata la legalità «Il Guardasigilli ci ha accusato di essere cafoni? In realtà abbiamo usato soltanto la fermezza» MILANO Al quarto piano della cittadella giudiziaria milanese, il procuratore aggiunto Angelo Curto, che in questi giorni regge la Procura di Milano, ha commentato con soddisfazione il «via libera» in Senato del ministro della Giustizia Roberto Castelli sulle rogatorie all'estero per l'inchiesta Mediaset. Sull'interpretazione delle norme in questione, vi erano stati contatti piuttosto tesi tra il ministero e la Procura di Milano. «Sì, posso esprimere soddisfazione - ha dichiarato Curto -, ma solo perché è stata ripristinata la legalità. Perché non è una vittoria nostra, ma della legalità». Poi il magistrato ha aggiunto, con una nota polemica: «Che dire... ci hanno provato dice Curto - sottovalutando però le reazioni che potevano venire dalla maggioranza stessa». Ma che, alla fine, quelle domande di assistenza giudiziarie riprenderanno, stando all' annuncio di Castelli, il loro corso, non stupisce il procurato¬ re reggente: «E' quello che aspettavo - ha detto - anche perché il fair play istituzionale impone il reciproco rispetto. Ma anche che ognuno faccia la sua parte secondo le regole». A Castelli, che aveva accusato i magistrati milanesi di avergli inviato una lettera «cafona» e «minacciosa». Angelo Curto replica con poche parole per dire che al massimo, la definizione esatta di quella missiva è «fermezza». «Da noi non è partita alcuna minaccia, il nostro atteggiamento è sempre stato minari. «Le indagini - ha spiegato - rappresentano una fase pre-processuale e lo dimostra il fatto che le prove, per essere considerate tali, debbono essere ripetute nel corso del dibattimento. Altrimenti non valgono. Le indagini servono al pm per raccogliere tutti gli elementi utili per l'esercizio dell'azione penale, cioè il giudizio». «Ouesto è -ha concluso Curto altrimenti la sospensione prevista dalla legge diventa immunità, che è incostituzionale». [r.i.] quello della fermezza», ha affermato Curto che, quanto alle accuse di maleducazione replica ricordando che «il ministro non è mai stato gentile nei nostri confronti. Ora dice che siamo cafoni... Abbiamo sentito ben altro, come quando si dice che occultiamo le prove, nascondiamo i fascicoli». Per Curto le motivazioni con le quali Castelli ha bloccato quelle rogatorie non reggono. Il Lodo Maccanico, ha ricordato, impone la sospensione dei processi, non delle indagini preli¬
Luoghi citati: Milano
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