marmo e eros di rock Ragagnin

marmo e eros di rock Ragagnin marmo e eros di rock Ragagnin RECENSIONE Piersandro Pallavicini A VIDI come si è di immaginario pop, il dato che ri¬ mane impresso esaminando il cospicuo curriculum di Luca Ragagnin (www.lucaragagnin.it) è il suo essere "comphee di parole" dei Subsonica. Ruolo che corrisponde, verosimilmente, al più tradizionale "paroliere", come indicano, anche, le collaborazioni con altri artisti - Delta V, Garbo, Wooper, Bluvertigo - forse meno di grido della band torinese ma comunque inscrivibili nel panorama del mighor pop-rock italiano di questi anni. Una rilettura delle note bio-bibUografiche aggiunge altri colori all'immagine del quasi quarantenne Ragagnin, poiché lo si vede muoversi tra la poesia e RECENPiersPalla IONE ndro cini la narrativa, e tra l'ufficialità di un'editore quale Bompiani («Fabbriche Lumiere», 1998, «Il piccolo libro degli addii», 2000) e l'appartata qualità dei piccoli editori, dei quali sembra aver percorso l'intera galassia (Scheiwiller, Crocetti, Portofranco, Manni, Pequod). Andando dietro all'idea che vien più facile farsi di "pop" e di "rock", si potrebbe aprire «Marmo Rosso» aspettandosi di trovare in quest'opera un anticonformismo magari anche un po' urlato, anarchico e dissacrante. In aggiunta, notando che l'editore è la piccolissima Oedipus, ci si potrebbe sentire autorizzati a pensare ad un autore che entra in un territorio così al margine da potersi permettere ogni stranezza. «Marmo Rosso» è invece un romanzo che fa del rigore e della precisione due punti di forza. L'io narrante è uomo freddo d'animo, che coltiva la cancellazione del passato e che persegue la conservazione di un'indipendenza stagna e di una ritualità salvifica. Incontra una donna di cui non saprà il nome (gliene fornirà lei di diversi, come segni di mutamento di atteggiamento e personalità) e che sembra somigliargli: tra i due c'è un'attrazione sessuale e cerebrale, che s'intinge di sangue e che vive intensi momenti d'esplosione, di condivisione di corpi e anime. Per il resto lui e lei restano in città diverse, non si danno regole di vita comune, non hanno abitudini, se non quella di essere, l'uno con l'altra, grandiosi e stupefacenti. Del rock e del pop - ma del suo versante più moderno e disincantato - questa narrazione conserva comunque qualcosa: l'energia compressa, il disagio che diventa bellezza nella melodia e qui in affilati giri di frase, il procedere per flash, per fotogrammi bloccati, per accensioni di immagini nitide, belle e passeggere quanto un giro di basso efficace. I capitoli di «Marmo Rosso» si mettono in fila come in un album concept: autosufficienti nella loro ricchezza immaginifica, ma non autoconclusivi, bensì disposti lungo una storia. Storia che conduce alla degradazione della relazione: qualcosa si rompe nella vita di lei (un licenziamento), e la donna senza un nome finisce per desiderare ima condivisione di vita standard - con tanto di presentazioni ai genitori, coabitazione, matrimonio. Lui sembra essere preso in trappola e rinunciare alla propria indipendenza, salvo imboccare, col consueto freddo distacco, una via d'uscita inattesa che spetta al lettore scoprire. Luca Ragagnin Marmo Rosso Oedipus. pp. 726, e 9 ROMANZO Luca Ragagnin

Persone citate: Crocetti, Luca Ragagnin, Manni, Piersandro Pallavicini, Ragagnin, Scheiwiller