Limone, tamarindo e cedro - AFA & GRANITE

 Limone, tamarindo e cedro - AFA & GRANITE DA QUESTO NUMERO INIZIA IL «GIOCO DELL'OZIO»: VARIAZIONI A TEMA CHE CI TERRANNO COMPAGNIA PER TUTTA L'ESTATE Limone, tamarindo e cedro - AFA & GRANITE Margherita Oggero SOTTO il pergolato II pomeriggio avanza lentamente insieme con l'ombra delle case. La prima ad arrivare sulla piazza è Roberta, una gonna leggera le svolazza attorno alle lunghe gambe magre mentre cammina rasente ai muri per evitare il sole che martella feroce. Scosta la tenda di tappi di latta che protegge dalle mosche l'interno del Caffè Concordia e fa un cenno al barista. -D solito? - Sì Peppino, grazie. Il solilo, in questa stagione, è una granita al limone che Peppino, siciliano di Patti, sa fare che è una delizia. Da quando è lui il gestore, il vecchio caffè è rinato: granite gelati e panini come fi non se n'erano mai mangiati e i vecchi sono tornati a giocare a scopa e i giovani hanno smesso di andare fino ad Asti o a Castelnuovo per l'aperitivo. Roberta si siede a un tavolo del dehors, sotto il pergolato di uva fragola che dà un'illusione di frescura, distende le gambe e allarga le braccia per catturare il filo di vento che smuove le foghe. Prima che arrivi la granita arriva Liliana, una mano sulla nuca a tenere lontani i capelli dal collo, goccioline di sudore sulla fronte e alla radice del naso. - Già qui - constata pigramente sedendosi. - Ma mi dici perché non andiamo al mare o in montagna come tutti, mi dici perché torniamo sempre a crepare di caldo e a scacciare mosche e zanzare... - Me lo chiedi tutte le estati sospira Roberta - da più di quindici anni... Sorridono tutt'e due, la complicità dell'infanzia dell'adolescenza e della prima giovinezza è sempre intatta nonostante il passare del tempo. Peppino si affaccia un istante alla porta e dopo, quando sbuca dall'oscurità del bar, sul vassoio regge due granite, una al limone e una al tamarindo. Le posa sul tavolino, un piccolo cenno della testa al posto delle parole e si allontana subito. - Marito, figli? - chiede Liliana. - Sentiti adesso, tutto bene. Il villaggio gli piace, sono impegnati tutto il giorno... - Come noi. - Adesso invece del sorriso scatta una mezza risata, mezza solo, perché fa troppo caldo. -E il tuo boy? - Ancora dalla mamma a farsi coccolare un po': colazione a letto, Lacoste stirate alla perfezione e profumate alla lavanda, manicaretti a pranzo e cena... robe così. E qualche frecciatina velenosa sul mio conto. - Te ne importa? - Non tanto. E poi c'è da capirla: il suo unico figlio maschio che s'impegola con una più vecchia di lui, separata da un marito carogna che ogni tanto toma alla carica... Gisella sbuca dal vicolo dietro alla chiesa, una maglietta addosso che più stropicciata non si può, in testa un cappello di paglia da signora che legge «House S- Garden». Roberta a Liliana l'accolgono con imo sghignazzino. - Ridete pure, vecchie ciamporgne. L'ho messo apposta, ma mi manca il cesto appeso al braccio con le rose e le cesoie. Quello non l'ho trovato. - Ti sei messa a fare ordine? chiede Liliana. - Con sto caldo? Neanche per sogno. Il cappello stava appeso all'attaccapanni dell'ingresso. Pieno di polvere si capisce. Quella gliel'ho tolta però. Cosa mi contate di nuovo? - Di nuovo? Qui non succede mai niente e noi ci vediamo tutti i pomeriggi... - risponde Roberta tra le ultime cucchiaiate di granita. - E tutti i pomeriggi madama Rossotti ci spia dal terrazzo. Da anni. Non ha voglia di fare nìent'altro la vecchia... I POMERIGGI AL BAR».,. - Perché noi invece? - dice Roberta. Questa volta ridono tutt'e tre, una bella risata nonostante il caldo. Arriva la terza granita, al cedro. Il bicchiere appannato dal ghiaccio ha un colore bellissimo. - Sono allegre le signore commenta Peppino - il paese gli fa bene, gli mette il buon umore... - Sono le granite a metterci di buon umore - dice gentile Gisella, - buone così a Torino non si trovano. - E allora oggi le granite sono offerte dalla casa, belle signore. - Che fai, hai deciso di sedurlo? - chiede Liliana quando Peppino se ne è andato. - No, sono in pausa. In pausa da tutto. Troppa fatica, troppo caldo. - E troppa sorveglianza di madama Rossotti. Lo saprebbe subito tutto il paese: la dottoressa che se la fa con il barista. - Per quel che me ne importa... stiamo qui ima settimana all'anno e poi non se ne parla più. - Ma se hai detto che ti piombano in ospedale come mosche... - Quando hanno bisogno di un ricovero, quando vogliono sapere il nome di uno specialista bravo, quando non si fidano di quello che gli ha detto il medico della mutua. Però quando arrivo qui mi fanno festa: qualche bottiglia di freisa, marmellate, vasetti di funghi sott' olio. - A noi no. A me perlomeno. E a te, Liliana? - Beh, Domenico e la Maria mi tengono le chiavi della casa, me la sorveghano, mi avvertono se piove dentro, se ci sono lavori da fare. Io in cambio gh faccio la dichiarazione dei redditi. A loro e ai due figli. Una mano lava l'altra, come ovunque. Mica è colpa loro se tu lavori all'Einaudi e non gli servi a niente. Sorridono di nuovo. Roberta si sventaglia con la mano, Gisella col cappello, Liliana si sporge dalla sedia per approfittarne. Stanno in silenzio per un paio di minuti ma è un silenzio.senza ansia, da riempire solo quando è ora. Anche madama Rossotti si sventaglia sul suo terrazzo e intanto le guarda: sulla piazza non passa nessuno, non c'è niente da guardare oltre a loro e le case e la chiesa che stanno lì da secoli. - Lilli... - attacca Roberta dopo un po'. - Niente Lilli, lo sai che non mi piace. Lilli è un nome da cane, anzi da cagna. Quella carogna di mio marito ha continuato a chiamarmi Lilli per dieci anni. Apposta credo. -E il tuo boy? - Il mio boy è più sveglio e meno carogna. Ci ha messo poco a capire che se mi chiama Lilli non rispondo. - Sempre Liliana allora... - Come no. Liliana, dice, già che sei in piedi mi passi per favore il giornale o il sale o l'agenda... -E tu glieli passi. - Certo. Lui ha la creanza di chiamarmi col mio nome per intero e io ho la creanza di non farlo alzare. La solita storia: una mano lava l'altra. - E a letto? - s'intromette Gisella. - Sempre Liliana, anche a letto. Sui principi non bisogna transigere. All'inizio non gli veniva tanto bene, ma poi ha imparato. Ridono. Stanno in silenzio per un po'. Madama Rossotti continua a guardarle. Sulla piazza passano due cani con la lingua di fuori che fingono di non vedersi e proseguono ognuno per la sua strada. - Secondo voi cosa pensano qui in paese? Torniamo tutti gh anni per una settimana, senza mariti senza fidanzati senza figli, apriamo case che sanno di muffa... - Compriamo il mangiare già fatto o andiamo al ristorante. l l . e e mandavano a dire. - Il sacrista ci chiamava le pecore nere. - Lui non era una pecora, era un verme. Da schiacciare col tacco. Le botte che dava a quel povero cane, sempre alla catena, sempre senz'acqua, sempre morto di fame... - E le botte che abbiamo preso noi quando gliel'abbiamo rubato... - Non poi tante. Ci hanno picchiate per dovere, le nostre madri, ma coi padri ci hanno difese. - E tutti sapevano che l'avevamo portato alla cascina Briano dalla Cenzina, ma al sacrista non glielha detto nessuno. A quel verme del sacrista. - Come si chiamava il cane? non me lo ricordo più. - Losna, si chiamava Losna. - Era un maschio però. - Sì, ma era striato di giallo a zigzag, come il fulmine, la losna. Brutto la sua parte, poveretto, ma gh occhi ti strappavano il cuore. Dalla Cenzina è andato a star bene. - Ragazze, stiamo giocando ad Amarcord, tra un poco ci scappa la lacrima e io ho messo il rimmel. - Con sto caldo? - Sissignore. Il rimmel mica tiene caldo. E se per caso passa di qui George Clooney, voglio essere al meglio. - Con quella maglietta addosso non sei al meglio. E poi hai detto che eri in pausa. - Non per George Clooney. La maglietta è bellissima, siete voi che non capite niente. Comunque posso tentare col cappello. - Con quello hai più speranze. Di fargli fare una risata, almeno. - Amiche vipere. Amiche vermi. - Come il sacrista? - Un po' meno. E' l'ora della seconda granita, brutte ciamporgne. - E se ne offrissimo una alla signora Rossotti? - Perché? - Perché si. Perché è vecchia e sola. Perché la conosciamo-da sempre. Perché a far niente si diventa più buone. Roberta si alza e attraversa im tratto di piazza. - Madama Rossotti, possiamo offrirle una granita di Peppino? La vecchia si sporge un poco sulla ringhiera del balcone : -Ami? - Sì madama. -Perchè? - Perchè a son tan bon-e. - Grassie. A l'è così bel védve tome al pais tutij'agn. «SECONDO VOI COSA PENSANO QUI IN PAESE? TORNIAMO TUTTI GLI ANNI PER UNA SETTIMANA, SENZA MARITI SENZA FIDANZATI SENZA FIGLI, APRIAMO CASE CHE SANNO DI MUFFA»... «COMPRIAMO IL MANGIARE GIÀ FATTO 0 ANDIAMO AL RISTORANTE, NON METTIAMO I MATERASSI AL SOLE, NON LAVIAMO I VETRI, AL MASSIMO UNA SPAZZATA IN CUCINA E IN CAMERA DA LETTO, PASSIAMO race o n t i d e 1 T o z i o ^^g0^ks. Illustrazione di Matteo Pericoli per ttL

Luoghi citati: Amarcord, Asti, Patti, Tema, Torino