Il tedesco e l'ateniese
Il tedesco e l'ateniese Il tedesco e l'ateniese LA mia generazione ammirò come uno dei grandi libri usciti dalla seconda guerra mondiale «Il silenzio del mare» ( 1942) di Vercors, pseudonimo di Jean Bruller, dove un ufficiale tedesco di stanza nella Rrancia occupata tenta invano di stabilire un contatto con la famigha che è costretta a ospitarlo. Lui non è il tipico nazista, bensì una persona colta, sensibile, fondamentalmente pacifica, innamorata della cultura del Paese ospitante. Ma è anche il simbolo vivente di una prepotenza inaccettabile, e le sue profferte, che arrivano addirittura a intenerire il lettore, sono ignorate con una tenace, irriducibile ostilità: il silenzio del mare, appunto. Oggi apprendiamo che lo stesso tema fu trattato tre anni dopo (1945) in uno dei due romanzi «europeb) con cui in tempo di guerra si rilanciò lo scrittore americano Glenway Wescott RECENMasd'A SIONE lno ico (brevemente e acidamente ritratto da Hemingway nel «Sole sorge ancora»), che era diventato famoso negh Anni Venti coi suoi racconti ambientati nel vecchio Wisconsin. L'altro romanzo, «Il falco pellegrino», recentemente tradotto sempre da Adelphi, v. «Tuttolibri» dell'B giugno 2002, si svolge in Francia; questo, come dice il titolo, nella capitale greca, dove appunto come nel «Silenzio del mare» un ufficiale tedesco impone la propria presenza a una famiglia ateniese composta da padre - un intellettuale che normalmente manda avanti una piccola casa editrice - madre - una donna ansiosa e cagionevole di salute - e due figli, un ragazzino eccitabile e una ragazzina torpida, palesemente ritardata. Queste quattro persone qualunque, non particolarmente attraenti né simpatiche ma senza dubbio perbene, diventano senza che la cosa sia messa in discussione da alcuno gh schiavi dell'occupante, personaggio fondamentalmente mediocre anche lui, che si picca di interessi eruditi ma contemporaneamente esige di essere servito di tutto punto senza badare né alle obiettive ristrettezze in cui tutti si dibattono, né al fatto che i suoi anfitrioni non sono esperti in attività domestiche hanno una vecchia serva, ma tipicamente il capitano Kalter la fa allontanare perché gh è antipatica. Come un dio capriccioso, Kalter minaccia, umilia e somministra punizioni anche crudeh alla famiglia che cerca di adeguarsi come meglio può ma che sconta duramente anche i più piccoli equivoci. La penosa situazione si trascina col progressivo adeguamento degh Hehanos a una vita sempre peggiore. C'è però una svolta, quando il capitano si assenta per una licenza in Germania dalla quale torna apparentemente trasformato, apparentemente in senso positivo: adesso sembra. umano, rivolge attenzione agh Hehanos, proponendo addirittura di far vedere la bambina ritardata a uno psichiatra militare; non è nemmeno più assorbito dai suoi studi, e incoraggia il padrone di casa a una familiarità che peraltro lo rovina. Infatti durante una conversazione apparentemente cordiale Hehanos si lascia andare a un commento sulla guerra che scatena la reazione del tedesco fino a una vendetta così mostruosa e feroce da venir poi parzialmente ridimensionata dagli stessi inorriditi compatrioti di costui. Diversamente dal «Silenzio del mare», col quale il confronto è inevitabile, «Appartamento ad Atene» non consente speranze. Agh sconfitti non è consentita nessuna nobiltà, la necessità di sopravvivere impone loro continui compromessi sempre più mortificanti; i dominatori sono presuntuosi imbecilli sadici di un sadismo miserabile, ubriachi di una ideologia ripugnante della quale si pavoneggiano senza vergogna davanti a dei poveretti terrorizzati. Il lungo racconto - lungo perché gli episodi sono scarsi e ripetitivi è quindi una lenta discesa all'inferno, minuziosamente, spietatamente osservata e riferita, senza alcuna redenzione finale. WESCOTT: DIVERSAMENTE DAL «SILENZIO DEL MARE», CON CUI IL CONFRONTO È INEVITABILE, L'«APPARTAMENTO» E' UN ROMANZO CHE Al VINTI NON CONSENTE SPERANZE Glenway Wescott, Appartamento ad Atene frad. Giulia Arborio Mella, Adelphi, pp. 246, /e 15,50 ROMANZO Glenway Wescott fu brevemente e acidamente ritratto da Hemingway nel «Sole sorge ancora»
Persone citate: Del Mare, Giulia Arborio Mella, Glenway Wescott, Hemingway, Jean Bruller
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