Bocciato il piano, Cirio a un passo dal fallimento di Federico Monga

Bocciato il piano, Cirio a un passo dal fallimento GLI OBBLIGAZIONISTI HANNO VOTATO CONTRO. NELLA NOTTE IL CDA PROPONE DI FAR SLITTARE L'ASSEMBLEA Bocciato il piano, Cirio a un passo dal fallimento Livolsi rilancia: 50 milioni in più da Ronchi (Euroconserve) e 80 dalle banche Federico Monga Gli obbligazionisti hanno detto «no». Troppo basso il rimborso. Il piano di risanamento del debito della Cirio, è stato bocciato da quattro assemblee su sette. Gli advisor Livolsi Sr Partners e Rothschild stanno tentando di giocare le ultime disperate carte per evitare la messa in liquidazione e quindi il fallimento. Ieri notte il cda della Cirio ha deciso di prendere ancora qualche giorno di tempo per provare un nuovo salvataggio in extremis e ha proposto di aggiornare l'assemblea di Cirio Finanziaria, convocata per oggi con all'ordine del giorno la liquidazione del gruppo, a giovedì Slluglio. Ieri il più grande gruppo agroalimentare italiano ha vissuto l'ennesima giornata ad alta tensione. A Londra, in uno studio legale nel piazzale di Simmons S- Simmons nel cuore della City, il Trustee aveva chiamato a raccolta i titolari dei bond per valutare la loro disponibilità ad accettare i rimborsi lacrime e sangue varati dal consiglio di amministrazione della Cirio il 23 maggio scorso. La risposta è stata negativa. Solo in tre emissioni su sette è stato raggiunto il 7507o di voti favorevoli necessario per approvare il piano. Tra le migliaia dì deleghe arrivate via banche, solo un distinto signore di 79 anni, bolognese d'origine e residente a Roma, si è sobbarcato il viaggio per partecipare in prima persona. In rigoroso abito grigio e fazzoletto nel taschino, ha fatto sapere di aver votato contro. Già da un paio di settimane l'amministratore delegato di Cirio Roberto Colavolpe e U presidente Giovanni Fontana comunque avevano praticamente perso le speranze. E fin dai ieri mattina, ad assemblee ancora in corso, sono proseguite senza tregua le trattative per provare a mighorare l'offerta. Due le strade imboccate nella disperata ricerca di un'uscita da un vicolo che al momento appare cieco: convincere le banche ad un maggior sacrificio sui crediti vantati e ricercare un cavaliere bianco con i soldi in bocca, una stampella dell'ultima ora in modo da avere più risorse finanziare ed innalzare l'offerta di rimborso. E Aldo Livolsi, fin dalla prima mattinata, ha ricominciato Ò giro delle banche con una nuova proposta non ancora ben definita nei particolari ma di cui sono trapelati gli estremi più importanti. Innanzitutto il cavaliere bianco risponde al nome di Carlo Ronchi, amministratore delegato di Euroconserve che sarebbe pronto a metter sul piatto 50 milioni. Contattato dall'agenzia di stam¬ pa Agi, Ronchi ha confermato di aver sottoposto a Livolsi un suo piano, facendo alcune precisazioni: «Più che di Euroconserve si tratta di un discorso che faccio io con la mia società di consulenza, Euroconserve può essere un aiuto o qualcosa del genere ma non è necessariamente il fulcro dell'operazione». L'idea è quella di coagulare un insieme di imprenditori italiani della filiera Cirio,«e ce ne sono tanti» sostiene Ronchi, per vedere di intervenire e migliorare la situazione dei bondholders. Non è escluso ^he si possa creare ima società apposita, ima neweo, che ad operazione terminata, sarebbe destinata a diventare il primo azionista della Cirio. In alternativa, ma con meno chance allo stato attuale dei fatti, il gruppo barese Divella ha ribadito di esser pronto ad intervenire, manifestando anche una certa impazienza, «per non essere stati ancora convocati, nonostante le possibilità ormai siano state tutte vagliate». Nel suo progetto Ronchi chiederebbe alle banche invece un esborso di 80 miliardi, in gran parte sotto forma di rinuncia ai crediti. Gli istituti di credito non avrebbero comunque intenzione, almeno per il momento, di costituirsi in pool anche perché il coinvolgimento a gradi molto diversi. Tanto per fare un esempio l'esposizione del Sanpaolo sarebbe ridotta rispetto ad altri. Per tutta la giornata si sono rincorse voci e telefonate con Livolsi a fare da perno tra le banche, dopo un incontro interlocutorio con Capitalia alle 9,30 di mattina. La prima valutazione sulla nuova proposta sarebbe stata negativa. La richiesta di 80 miliardi è stata giudicata eccessiva. Inoltre, allo stato attuale e al di là delle cifre fatte trapelare, non ci sarebbe ancora un piano con tutti i crismi e quindi corredato di garanzie, prospetti finanziari e via dicendo. Alcuni istitu¬ ti, in particolare Capitalia e Bnl secondo fonti riferite dalla Reuters, avrebbero comunque dato qualche segnale di apertura, leggi rinunciare a qualcosa in più sotto forma di cancellazione dei crediti, per evitare il velo pietoso della liquidazione. Su qualsiasi tentativo di salvataggio dell'ultimo secondo però grava un'altra incognita, forse l'ostacolo più difficile da superare. Occorre infatti che il trustee Law Debenture sia disponibile ad evitare la cosiddetta «acceleration» e quindi conceda alcuni giorni di proroga prima di procedere di fatto alla richiesta di portare i libri contabili in tribunale. Le trattative sono andate avanti ad oltranza. Colavolpe e i suoi hanno anche deciso di spostare il consigho di amministrazione, in un primo momento fissato per le 20, alle 22. Un incontro durato più di due ore e mezza. Alla fine la decisione di guadagnare una manciata di ore per evitare il fallimento. NOVEMBRE 2002 LE TAPPE PRINCIPALI " ^PP0 ^r'0' S1^3'0 ^ ^er9'0 Cragnotti; r'vela ^ non essere nei I A rmc r 'n 9rac'0 ^ r'm')0r5are un Pres,it0 obbligazionario di 150 milioni. UtLU\ LKIil || 19 viene dichiarato il de ault di tutti i sette prestiti Cirio GENNAIO 2003 CIRI Cràgnotti lascia la presidenza Lazio. Abbandona la guida della Cirio, ma resta nel cda. Alla presidenza arriva Gianni Fontana FEBBRAIO 2003 La Consob impone a Cirio disvelare i conti 2003. Emergono perdite per 144 milioni di euro, mentre . l'indebitamento netto a fine anno è a quota 593 mi! MAGGIO 2003 rOUlluOrO ì II cda vara il piano finanziario. Agli obbligazionisti viene proposto un diverso grado di sacrificio sul capitale attraverso la conversione dei crediti in azioni con un aumento da 450 milioni LUGLIO 2003 L'assemblea degli obbligazionisti boccia il piano di ristrutturazione del debito LE INCHIESTE le proaire di Monza e Roma hanno aperto un'inchiesta i .pjj g— a denunce dei rispamiatori. ' Sono din 30 m'ita i rispamiìatori coinvolti in Italia

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