Operazione Arca di Noè «Dopo il Titanic troverò le prove del Diluvio»

Operazione Arca di Noè «Dopo il Titanic troverò le prove del Diluvio» TRA ARCHEOtOGiA E MITO Operazione Arca di Noè «Dopo il Titanic troverò le prove del Diluvio» La nuova impresa di Ballard, il celebre esploratore americano dei mari «La Bibbia aveva ragione: la grande inondazione avvenne 7500 anni fa sconvolgendo per sempre il Mar Nero. Scaveremo grazie a un robot» la storia Gabriele Beccaria IL Diluvio durò 40 giorni e 40 notti, narra la Bibbia. Robert Ballard impiegherà 41 giorni (e di sicuro molte notti) per scoprire la verità. Se chiedete a una delle sue collaboratrici. Lisa Jaccoma, che cosa si prova a cercare l'Arca di Noè, lei risponderà che la missione non è uno show televisivo da «prime time»: l'obiettivo è dimostrare che il celebre archeologo degli abissi, il sessantunenne esploratore dei relitti del «Titanic» e della «Bismarck», ha ragione e che la sua teoria sul Diluvio è vera. Ballard è convinto che avvenne 7500 anni fa, in un'area circoscritta, quando al termine dell'ultima era glaciale le acque del Mar Egeo si sollevarono di colpo, fecero a pezzi la sottile diga naturale del Bosforo e sconvolsero per sempre il Mar Nero, con l'energia spaventevole di 200 cascate del Niagara. L'ipnotizzante Arca (i cui resti dal 1829 appaiono e scompaiono ciclicamente tra i crepacci del Monte Ararat, in Turchia) può aspettare la prossima impresa. Ma non la prova della madre di tutti i disastri che ogni civiltà si tramanda con racconti a volte celebri e a volte dimenticati, a cominciare dall'incontro tra il sumero Gilgamesh e il sopravvissuto Utnapishtim e dall'avventura dei greci Deucalione e Birra su un'improvvisata barca a forma di cubo. Così, si comincia a cercare, sulla base delle accura¬ te rilevazioni geologiche dei professori della Columbia University Walter Pitman e William Ryan. «E' la spedizione numero uno della mia vita: sono convinto che ci sia più storia racchiusa nel Mar Nero ' che nei musei del mondo», dichiara Ballard, accompagnato da un team di archeologi, biologi e tecnici di prima grandezza (arruolati da università del calibro di Harvard e Pennsylvania) e da un apparato tecnologico da record. I detrattori sostengono che abbia maggiore propensione per le relazioni pubbliche che per il rigore storico-scientifico e molti non gli perdonano la fama planetaria conquistata con la caccia al «Titanic» o a un altro relitto altamente massmediologico come la torpediniera di JFK, affondata nel Pacifico durante la Seconda guerra mondiale. Eppure anche stavolta Ballard - da mago degli eventi quale è - ha stupito tutti, a cominciare dagli specialisti, grazie a «Hercules», «Little Hercules» e «Argus». Si tratta di tre robot, progettati nella sua base, il «Mystic Aquarium» nel Rhode Island, Usa. Sono pezzi da fantascienza, ma invocano il favore degli dei olimpici. E non è un caso. Ballard - ha confessato una volta - si considera un rinato Giasone alla caccia del Vello d'oro: se Jules Verne e il «Nautilus» hanno condizionato la sua infanzia, i miti greci hanno plasmato le sue frenesie di adulto. Ercole, Ercole junior e Argo filmeranno, fotograferanno e - prima mondiale - scave¬ ranno a profondità tra i 100 e i 300 metri, cercando i segni della primitiva linea costiera, ricostruendo il paesaggio com'era tra 10 mila e 7500 anni fa e le fasi della catastrofe che l'ha sconvolto. Poi, dalla geografia delle pianure perdute si passerà alle testimonianze dei cacciatori-raccoglitori neolitici che colonizzavano un'area almeno pari a quella della Georgia attuale. I bracci automatizzati di «Hercules» - il sinistro piuttosto brutale, in grado di sollevare, spingere e afferrare. e il destro decisamente soft, grazie a un sistema di dita andranno a curiosare tra una serie di strutture sommerse, individuate dallo stesso Ballard durante la precedente spedizione del 2000 e interpretate come le fondamenta di numerosi villaggi. «Madre natura non produce rocce perfettamente squadrate - disse allora Ballard, al largo di Sinope, sulla costa Nord della Turchia -. Gli umani sì». «Se avremo successo, rivoluzioneremo l'archeologia sottomarina - aggiunge adesso, come in un trionfo anticipato, uno dei ricercatori, Fredrik Hiebert -. Si apriranno prospettive inedite per le indagini delle zone costiere di tutto il globo». Di sicuro sui fondali del Mar Nero c'è tantissimo da trovare - aggiunge Ballard - vista la particolare caratteristica delle sue acque: quasi totalmente prive di ossigeno a grande profondità, hanno funzionato da capsula temporale, preservando i materiali e le sostanze più fragili. Secoli di passaggi, viaggi e insediamenti, dal neolitico all'epoca classica, attraverso il succedersi e l'incrociarsi di sciti, sarmati, micenei, fenici, greci, romani e bizantini, hanno lasciato uno sterminato archivio di testimonianze, «oltre ogni immaginazione». Partito per investigare il Diluvio (e già non è poco), Ballard non si pone limiti e sogna di riscrivere anche un abbondante pezzo di storia successiva: è così sicuro di sé che lo si potrà seguire in diretta su Internet, all'indirizzo www.expeditioh2003.org. «Al termine dell'ultima era glaciale le acque del Mar Egeo si sollevarono di colpo fecero a pezzi la diga naturale del Bosforo e sconvolsero per sempre quello che era un lago con l'energia di 200 .cascate del Niagara» - 23 . CD PRIMA DEL DILUVIO M CD ESTENSIONE ATTUALE Nella cartina in alto, il Mar Nero come si presenta oggi e come doveva essere 7500 anni fa, prima della grande inondazione Afianco il robot «Hercules» e una ricostruzione immaginaria dell'Arca di Noè Sotto l'esploratore americano Robert Ballard i

Luoghi citati: Georgia, Pennsylvania, Rhode Island, Turchia, Usa