L'ombra di un terzo uomo sul «Patek»

L'ombra di un terzo uomo sul «Patek» UN GIOIELLIERE TIRATO IN BALLO DAI DUE ARRESTATI PER LA VICENDA DEL LOTTO DI OROLOGI RUBATI L'ombra di un terzo uomo sul «Patek» Angelo Conti C'è un terzo uomo nella vicenda del prezioso Patek Phihppe «Sky Moon», rubato dal Museo dell'Orologeria di Ginevra, transitato a Torino e infine ritrovato al Banco dei Pegni di Genova. Il terzo uomo è il titolare di una gioielleria a pochi isolati da Porta Nuova, chiamato in causa dai due arrestati la settimana scorsa: l'orafo Giovanni Candeloro, 38 anni, titolare di un'altra gioielleria, questa proprio di fronte al Municipio, e Massimiliano Salerno, 34 anni, operatore finanziario e collezionista d'orologi- Il terzo uomo ricoprirebbe un ruolo chiave: sarebbe la persona che ha portato il Patek Philippe a Torino e che l'ha rivenduto a Candplnro in cambio di cinque orologi e di un assegno da undicimila euro. per una stima complessiva di settantamila euro (meno della metà del valore commerciale del pezzo). Proprio la mancanza di contanta jer perfezionare l'acquisto avrebbe spinto Candeloro, tramite l'amico Salerno, a impegnare lo «Sky Moon» al Banco dei Pegni di Torino per 25.300 euro. E a trasferirlo poi a Genova quando i 15 giorni per il riscatto si stavano pericolosamente esaurendo. Quello che i carabinieri della compagnia San Carlo e il sostituto procuratore Storari devono ora accertare è anche come mai il Patek Philippe fosse stato consegnato a Candeloro completo di garanzia e scatola originale. Si tratta di falsi o qualcuno è riuscito a recuperare anche questi oggetti che non erano nella bacheca di Ginevra in cui si trovava l'orologio? Dubbi, sulla validità di scatola e garanzia, ver- rebbero anche sollevati dal gip nell'Ordinanza di custodia cautelare in carcere per i due arrestati. Candeloro e Salerno hanno intanto lasciato il carcere e sono agli arresti domiciliari. Salerno ha sostenuto di essere innocente: «Colleziono orologi, ma non mi sarei potuto permettere quello Sky Moon. Entro in questa vicenda solo per aver fatto un favore all'amico Candeloro che, avendo ormai raggiunto il tetto del suoi budget personale al Monte dei Pegni di Tomo, mi chiese di presentare quell'orologio a nome mio. Cosa che feci, consegnando al Candeloro la polizza. Fu poi lui a riscattare il Patek». Che ci fosse buona fede, da parte di Salerno, pare confermato anche da un'altra circostanza: «Poiché il Banco dei Pegni di Torino aveva qualche ritrosia a concedere una somma tanto alta, consegnai preventivamente l'orologio e chiesi loro che lo facessero controllare dal concessionario della Patek Phihppe a Torino. Cosa che il Banco dei Pegni deve avere fatto, ottenendo ampie garanzie, visto che qualche ora dopo mi consegnò 0 denaro». Salerno lamenta che il suo arresto per ricettazione (reato per il quale si procede spesso soltanto a piede libero) sia stato conseguenza di un banahssimo precedente: «Acquistai un abbonamento della Juventus da un bagarino e, dopo qualche settimana, risultò che era stato rubato. Se avessi temuto una cosa del genere non l'avrei usato per andare allo stadio. Ma è bastato questo precedente per finire al carcere delle Vallette cinque giorni». I carabinieri della compagnia San Carlo sono intanto al lavoro sulla nuova pista. Già oggi sono attesi sviluppi, sia sulla validità di scatole e garanzia, sia sulla possibilità che il «terzo uomo» torinese abbia qualcosa da dire sui 223 orologi, anch'essi rubati al Museo di Ginevra, che ancora mancano all'appello. L'orologio recuperato dai carabinieri

Persone citate: Angelo Conti, Candeloro, Giovanni Candeloro, Massimiliano Salerno, Storari