Mister Tour: «Un successo più di testa che di gambe»

Mister Tour: «Un successo più di testa che di gambe» ARMSTRONG NON FARA I MONDIALI: «DEVO GIÀ PENSARE AL 2004» Mister Tour: «Un successo più di testa che di gambe» PARIGI Tripudio ai Campi Elisi gonfi di folla, dove Armstrong si dimostra ancora una volta Mister Saggezza. Per evitare ogni rischio lascia che il gruppo si sfoghi nell'ultima volata e perde addirittura una dozzina di secondi. Il distacco finale che lo separa dal secondo, Ullrich, è fissato così in l'Ol". Per trovare un Tour con i primi due così vicini bisogna risalire all'SQ, quando LeMond battè Fignon di 8". Il divario minimo dimostra quanto sia stata incerta la corsa del Centenario e fa onore anche al battuto, che l'americano vuole al fianco sul gradino più alto del podio, insieme con Vinokourov. Il vincitore riconosce subito il grande equilibrio e le grandi difficoltà incontrate: «E' stato il più sofferto fra i cinque Tour che ho vinto, arrivo alla fine letteralmente sfinito». Il campione texano, 32 anni il 18 settembre prossimo, si gode totalmente il trionfo insieme con la moghe Kristin e i figli (tre, due gemelline e un maschietto) e fa progetti per il futuro. Abbastanza scarni quelli a breve scaden¬ za: «Correrò due prove di Coppa del Mondo, a San Sebastiano e a Zurigo in agosto, poi farò una ;ara negli Stati Uniti in settemjre. Stop». L'uditorio resta sorpreso, ci sono i Mondiali su strada in Canada nella prima decade di ottobre, vicino ai suoi Stati Uniti, si disputano su un percorso misto che potrebbe essere adatto a lui. «No, ormai tutto è deciso, devo riprendere fiato e puntare alla prossima stagione». Affiora dunque quello che in molti considerano un suo limite, la poca generosità, il ferreo modo di amministrarsi puntando praticamente soltanto sul Tour. Armstrong non è d'accordo: «Io corro già in primavera, quest'anno ho cercato di vincere l'Amstel, poi ho conquistato il Giro del Delfinato. Non sono l'uomo di un solo mese. E poi l'anno prossimo voghe presentarmi al Tour in condizioni eccellenti. Non credo di aver imboccato la parabola discendente. Questa volta qualcosa non ha funzionato a dovere, ho dovuto vincere più con la testa che con le gambe, cercando di non sbagliare niente». Gli chiedono dove la sta testa ha funzionato megho. «Sempre - risponde - salvo che sull'Alpe d'Huez, dove avrei dovuto spingere al massimo e mettere più distacco fra me e Ullrich. Quell'errore mi è pesato per un po'. Ma allora ritenevo ancora che potesse essere Beloki, il mio rivale numero uno. Il colpo migliore credo d'averlo fatto sul Peyresourde, costringendo Ullrich a sfiancarsi per inseguire Vinokourov e stando alla sua ruota». Gli chiedono ancora se non si consideri fortunato, visto che nella crono di sabato la pioggia ha guastato i piani del tedesco. Non si scompone: «Non avevo più dubbi alla vigilia della crono, sulla vittoria finale. Sapevo che avrei potuto fare la corsa su di lui, nemmeno con l'asciutto avrebbe potuto staccarmi di un minuto». L'ultima tappa, malgrado tentativi a ripetizione, si è conclusa con il solito volatone e il francese Patrik Nazon ha approfittato della rivalità fra McEwen e Cooke per la Maglia Verde sgusciando fra di loro. Ci ha provato Paolini, giunto appena più indietro. Intanto si è saputo che un corridore è stato trovato «non negativo» all'epo. Non si conosce il nome, ma sarebbe un uomo di secondo piano, non dell'alta classifica. [j. s.] Il campione texano festeggia il trionfo con la moglie Kristin e i figli

Luoghi citati: Parigi, Stati Uniti, Zurigo