«Bruxelles minaccia la chimica europea»

«Bruxelles minaccia la chimica europea» L'INDUSTRIALE: DOBBIAMO DIFENDERE LA NOSTRA LEADERSHIP MONDIALE «Bruxelles minaccia la chimica europea» Aldo Fumagalli: l'Ue prepara una riforma destinata a costarci 32 miliardi «Se non cambia la partitura, molti saranno costretti a passare la mano Non si è pensato alle imprese: ci sono troppe regole e troppa burocrazia» intervista Flavia Podestà SULL'EUROPA si aggira lo spettro di un possibile declino. Nel momento in cui non c'è governo di Eurolandia che non soffra della stasi dell'economia e non auspichi, per il Vecchio Continente, ima rimessa in corsa che agevoli il recupero di competitività e la riconquista di alcune leadership che ne avevano sostenuto la crescita in passato e che oggi sembrano saldamente trasmigrate sulle sponde americane dell Atlantico o su quelle asiatiche del Pacifico, proprio a Bruxelles starebbe covando sotto la cenere una sorta di «cupio dissolvi» foriero di conseguenze pesantissime per la nostre possibilità di sviluppo futuro. La denuncia, corredata di pezze d'appoggio molto eloquenti, arriva da Aldo Fumagalli, vicepresidente di Federchimica con Giorgio Squinzi,.e confermato nell'incarico anche oggi che alla presidenza della federazione delle imprese chimiche c'è stato il passaggio del testimone da Squinzi a Diana Bracco. Fumagalli, senza troppe circonlocuzioni, punta il dito contro la commissaria europea per l'Ambiente, colpevole ai suoi occhi di «trasformare la nuova politica europea per la chimica in una pohtica che dà il definitivo colpo di grazia al settore». Con grande pacatezza verbale, il suo «j'accuse» è pesantissimo. Espresso con la consapevolezza che gh deriva dall'essere un imprenditore chimico, di stazza media come la prevalenza delle imprese del settore in Italia, ma molto innovativo e in netta espansione. Con il gruppo Sol che - messo in piedi dal nonno a braccetto della famiglia Arnioni (le due famiglie condividono il controllo anche oggi che la società, dal '98, è quotata a Piazza Affari), e ingrandito dal padre (per anni presidente della Industriali di Monza) nel dopoguerra, lo è ancora di più oggi grazie ai figli e a un'intelligente diversificazione basata sull'innovazione spinta. D gruppo che quest'anno, con 1300 dipendenti sparsi in Europa, fatturerà sui 280 milioni di euro (ma che già nel 2002 aveva superato i 500 miliardi di vecchie lire di vendite), consegue i tre quarti dei suoi ricavi dalla produzione e commercializzazione di gas tecnici e industriali (per capirci, ossigeno, azoto, idrogeno, argon, elio e così via) che hanno impieghi trasversali a molte attività industriali; e un (juarto dall'«home care», ossia nell'assistenza a domicilio per la sanità in cui a metà degli Anni Ottanta non fatturava neppure un centesimo, e dove oggi è leader in molti Paesi europei (a partire da quelh dell'Est) oltre che in Italia e dove registra una crescita del 200Zo l'anno. Fumagalli parla con l'autorevolezza che gh deriva dagli incarichi di prestigio che gh sono stati attribuiti sia dal sistema confindustriale che dai vari ministri degli Esteri. Dopo essere stato vicepresidente della Confindustria dal '90 al '94 con Sergio Pininfarina e, dal '94 al '96 (anno in cui dovette mollare tutto per immergorsi nella sfide aziendali per l'improvvisa scomparsa del fratello maggiore), consighere incaricato per le Riforme istituzionali con la presidenza di Luigi Abete, FumagaUi è stato chiamato a rappresentare l'Italia nel Business Advisory Coundl del Patto di stabilità per il Sud-Est Europa dalla Confindustria e dal ministero degli Esteri con la benedizione dello stesso Patto; e ora è stato chiamato da Giancarlo Cerniti a rappresentare Confindustria nel Paesi dell'Est Europeo, in Africa e in Medio Oriente. Insomma il suo è un osservatorio di tutto rispetto che dà nerbo alle sue accuse. La prima è la seguente: «Se Bruxelles non muta la partitura, l'industria chimica europea in molti casi dovrà passare la mano». Non le sembra di esagerare? «Niente affatto. Un dato che, forse, sfugge all'opinione pubblica è che la chimica è il comparto che più contribuisce agli introiti dell'Europa: è uno dei pochissimi settori in cui il Vecchio Continente è ancora il numero uno nel mondo». Ho sempre pensato che il primato spettasse agli Usa. «Non è così. Nel 2002 la produzione chimica nel mondo è ammontata a 1950 miliardi di euro: nonostante si sia trattato di un anno pessimo per l'Europa, ben 529 miliardi di euro sono stati ricavati da questa parte del mondo contro i 480 miliardi prodotti negh Stati Uniti. Se noi andiamo a scardinare questo settore siamo suicidi». Qual è l'attentato che il commissario europeo per l'Ambiente starebbe fabbricando ai danni del settore? «E' presto detto. Tutti in Europa governi e imprese - sono consapevoli della opportunità di una nuova pohtica della chimica europea che aiuti a identificare meglio prodotti e componenti rischiosi per la salute e perl'ambiente». E allora? ((Allora quello che non funziona non è l'obiettivo ma l'impostazione che è stata data al Libro Bianco e alla sua evoluzione che dovrebbero tra¬ dursi nei nuovi interventi di Bruxelles: l'impostazione adottata è molto punitiva in termini di costi aggiuntivi per tutto il settore e lo è ancora di più per le imprese italiane che sono di dimensioni piccole e medie». Perché è sbagliata l'impostazione? «Perché la definizione di questa pohtica è stata affidata quasi integralmente al commissario per l'Ambiente, senza coinvolgere quello per l'Industria e la competitività. Il risultato è che il lavoro si è tradotto in un'eccessiva ridondanza di norme e di strutture burocratiche che hanno un risvolto preoccupante nei numeri. Praticamente Bruxelles pretenderebbe che siano sottoposti al Reac - ossia a Registration, Evaluation, Autorization for Chemicals 170 mila composti. Le imprese dovrebbero produrre tonnellate di carta e subire pesanti costi aggiuntivi e oneri temporah altrettanto gravosi senza che l'obiettivo che si prefigge la Commissione Uè riesca davvero a essere a portata di mano. Quando ima riforma è insostenibile, infatti, in molti casi resta lettera morta o gli interessati, se non hanno spalle robustissime, passano la mano. Eppure l'intento dell'Ue sarebbe stato raggiungibile con un po' di sano realismo». Quale sarebbe l'alternativa? ((Bisognerebbe sfrondare il terreno di apphcazione del Reac. Non ha senso -per esempio - sottoporvi i polimeri quando si sa che, conosciuto bene un monero, è evidente che a date condizioni il polimero non produce conseguenze diverse su ambiente e salute. Altrettanto va detto per gh intermedi. Insomma, a giudizio dell'industria chimica europa, sfrondare a 30 mila composti il campo di apphcazione del Reac consentire a Bruxelles di raggiungere il suo obiettivo e alle aziende di sostenere con costi accettabili la riforma. Andrebbe, inoltre, ridotta la richiesta di documentazione da produrre: maledettamente ridondante anche questa». Allora non hanno tutti i torti coloro che accusano l'Unione europea di essere inguaribilmente ammalata di elefantiasi burocratica? «Purtroppo da quanto potrebbe succedere con la nuova pohtica per la chimica saremmo tentati di dire di no». Qualcuno ha tentato di quantificare i costi aggiuntivi? «Se la riforma dovesse avvenire così come è stata impostata, l'impatto negativo sui conti deUe imprese - tra costi diretti (10 miliardi) e indiretti - ammonterebbe a 32 miliardi di euro». Una voragine. «Che si tradurrebbe in una drammatica riduzione del Pil. In Germania la Confindustria ha fatto stimare da un'organizzazione indipendente la penalizzazione dei tassi di crescita dell'economia connessa con l'impostazione data da BruxeUes alla nuova pohtica per la chimica. Ne è discesa una previsione di minore crescita che, a seconda dello scenario delineato, potrebbe variare tra il 2,5 e il 6: l'ipotesi ritenuta più probabile è che il Pil tedesco diminuisca del 60Zo. Una stima analoga in Francia parla di una minor crescita del 2-30Zo». Sull'Italia quanto peserebbero quelle misure? «Prendendo per buoni i parametri tedeschi e interpolandoli con il fatto che da noi le aziende sono di dimensioni nettamente più contenute siamo orientati a ritenere che l'impatto negativo sul nostro tasso di sviluppo possa essere superiore del 20 per cento». Può far qualcosa la presidenza itahana dell'Ue per scongiurare uno scenario così nefasto? «Il ruolo della presidenza itahana dell'Ue può essere cruciale. A Silvio Berlusconi chiediamo di prendere in mano il dossier e di portare la Commissione a dar vita a un gruppo di lavoro misto tra elementi della direzione generale dell'Ambiente e di quella della Competitività - con l'input di rileggere il lavoro fatto sinora anche alla luce deUe tantissime osservazioni inviate via Internet da tutta l'industria europea: per rivedere l'impianto in chiave più realistica, pragmatica e meno punitiva. Sono certo che Berlusconi non vorrà che, sotto la sua presidenza, l'Europa perda uno dei pochissimi primati che le sono rimasti». Il presidente del Consiglio è molto sensibile anche alle ragioni nazionali. Quanto conta la chimica da noi, ora che abbiamo ormai pochissimo da dire nella grande chimica di base? «Conta molto, mi creda. E' vero che abbiamo poco da dire nella chimica di base, dove peraltro quasi tutti i grandi impianti si stanno spostando dall'Europa verso i Paesi in via di sviluppo. Però il ruolo della nostra chimica-che è in piena trasformazione -èco- munque importante. E' vero che il settore è rappresentato essenzialmente da piccole e medie imprese, ma queste danno segni di continua capacità di innovazione di prodotto e di processo e crescono: la riprova sta nel fatto che alcune di queste imprese sono riuscite a conquistare leadership di nicchia a livello intemazionale. Non è affatto morta la nostra chimica, anzi ha ancora molto da dire e i suoi primati anche in Italia non sono conosciuti a sufficienza». Per esempio? «Intanto la chimica è il settore che fa maggiori investimenti in Ricerca e Sviluppo - vi investe il 17^0 deUe imprese chimiche contro il 2,70Zo della media di queUe manifatturiere - per la semphce ragione che può crescere solo innovando: e investe più di tutte in formazione e riqualificazione: il 260Zo delle imprese chimiche contro 1' 11,51^ deUe manifatturiere in termini di quota percentuale sul totale degh addetti. Come nessuna altra impresa, se non queUe petrolifere, ha investito per ridurre i rischi di produzione, tanto che il numero degh infortuni per milione di ore di lavoro dall'89 da noi si è dimezzato ed è giunto al 55,20Zo. Infine il settore chimico è quello che, dal '96 al 2002, ha saputo incrementare più degh altri le esportazioni: -t-8% contro il -»-40Zo della metalmeccanica». Di che cosa ha bisogno questa industria? «Che vengano eliminati o drasticamente ridotti alcuni vincoli. Innanzitutto, le deficienze di carattere strutturale come il costo deh'energia che fatto 100 in Italia, per una utenza media, in Francia è 74, in Germania 73, in Spagna 68; mentre per un comparto energivoro come il nostro fatto 100 in Italia, in Francia il costo è sotto il 50. C'è poi il nodo dei permessi: il processo autorizzativo che, quando non impedisce di fare impianti ex novo da noi, rende il cammino un percorso a ostacoh. Infine, visto che la chimica finisce per interfacciarsi con il "pubblico' - per esempio la Sanità, ma non solo - un terzo nodo è rappresentato dai ritardi di pagamento, per cui le aziende finiscono per finanziare lo Stato, a detrimento degh investimenti. Su questi punti si deve incidere». (^^ Subito meno vincoli ^" Occorre sfrondare il terreno di competenza dell'ufficio di valutazione, cioè del cosidetto Reac Non ha ad esempio alcun senso sottoporvi i polimeri. E bisognerebbe anche richiedere una minore documentazione AA sull'attività &GL E'tutta colpa ^" del commissario per l'Ambiente che non si è consultato con gli altri colleghi Si chiede la registrazione di 170 mila composti Il risultato è che i costi diventeranno Ajjk insostenibili ^^ CL&L Noi chiediamo "™ alla presidenza italiana di prendere il dossier e di rileggerlo C'è molto che si può fare per rivedere l'impianto in chiave più realistica Lo sviluppo del comparto potrebbe subire un calo anche del 50oZo AjSk soltanto da noi J?7 MONDIALE cia ea» 2 miliardi mano urocrazia» venti di Bruxeldottata è molto di costi aggiuntie e lo è ancora di aliane che sono e e medie». ata l'impostaione di questa data quasi intessario per l'Amolgere quello per ompetitività. Il oro si è tradotto ondanza di norurocratiche che reoccupante nei te Bruxelles preno sottoposti al tration, Evaluafor Chemicals Le imprese doonnellate di carosti aggiuntivi e rettanto gravosi o che si prefigge riesca davvero a mano. Quando ostenibile, resta li n a mano. Eppure rebbe stato ragpo' di sano realie l'alternati'rc*«!''.- •Niki;:-;-.'1.'-, connessa con l'impostazione data da BruxeUes alla nuova pohtica per la chimica. Ne è discesa una previsione di minore crescita che, a seconda dello scenario delineato, potrebbe variare tra il 2,5 e il 6: l'ipotesi ritenuta più probabile è che il Pil tedesco diminuisca del 60Zo. Una stima analoga in Francia parla di una minor crescita del 230Z»(^^ Subito meno vincoli ^" Occorre sfrondare il terreno di competenza dell'ufficio di valutazione, cioè del cosidetto Reac Non ha ad esempio alcun senso sottoporvi i polimeri. E bisognerebbe anche richiedere una minore documentazione AA sull'attività della Competitività - con l'input di rileggere il lavoro fatto sinora anche alla luce deUe tantissime osservazioni inviate via Internet da tutta l'industria europea: per rivedere l'impianto in chiave più realistica, pragmatica e meno punitiva. Sono certo che Berlusconi non vorrà che, sotto la sua presidenza, l'Europa perda uno dei pochissimi primati che le sono rimasti». Il presidente del Consiglio è molto sensibile anche alle ragioni nazionali. Quanto conta la chimica da noi, ora che abbiamo ormai pochissimo da dire nella grande chimica di base? «Conta molto, mi creda. E' vero che abbiamo poco da dire nella chimica di base, dove peraltro quasi tutti i grandi impianti si stanno spostando dall'Europa verso i Paesi in via di sviluppo. Però il ruolo dellnostra chimica-che è in piena trasformazione -èco-munque importante E' vero che il settore è