Achtung PIRATI

Achtung PIRATI Achtung PIRATI inchiesta TORINO A^" A questo non è un vero "l»x lavoro, io vorrei stare in una fabbrica». Yussuf - lo chiameremo così - indica occhiali da sole, compact disc e dvd sistemati ordinatamente su un lenzuolo bianco. Siamo nel centro di Torino, poco dopo la mezzanotte di un sabato di luglio. Un ragazzo scorre i titoli di «Hot Party Summer 2003»; «Viaggia insieme a me» degli Eiffel 65, «Giulia» di Dj Lhasa, e poi «Chihuauha», Neffa, Will Young... «Quanto costa?» «Cinque euro». «Ne ho solo quattro». «Va bene». L'affare è concluso: il giovane senegalese ha guadagnato un euro, l'italiano ne ha risparmiati sedici. Altri tre sono finiti nelle tasche di qualche boss napoletano («I dischi che vendo vengono da là», spiega Yussuf). Nulla, invece per gli artisti, per la Siee, per lo Stato, per i rivenditori e per la Universal, che produce il ed. Secondo le stime dell'Ifpi, l'associazione intemazionale delle industrie discografiche, l'Italia è sesta nel mondo e prima in Europa per volume d'affari della piraterie musicele: 110 milioni di dollari, pari al 25 per cento del mercato. Nel 2002 sono stati sequestrati oltre 2,1 milioni di ed contraffatti contro 1,2 milioni dell'anno precedente, le operazioni delle forze dell'ordine sono più che raddoppiate, gli arresti e le denunce quasi triplicati. «Qualche volta la polizia mi ha fermato», racconta Yussuf. «Hanno preso tutto quello che avevo e poi mi hanno lasciato andare. Non sono mai stato in carcere, ma ogni volta ho perso il guadagno di un mese». Il 30 per cento degli italiani tra 14 e 64 anni possiede almeno un compact disc masterizzato, rileva la Federazione contro la pirateria musicale, e di questi un altro 30 per cento, pari a 4,7 milioni di persone, acquista regolarmente ed pirata. Ancora mag- giore la percentuale di chi copia personalmente i ed o chiede di farlo ad amici e colleghi: il 58 percento. Al di là dei dati, necessariamente variabili e spesso parziali, il fenomeno è in crescita, e non bastano ad arginarlo le norme introdotte di recente per adeguare la legislazione italiana alla normativa comunitaria: pene più severe per chi vende materiale contraffatto, tasse più alte sui supporti vergini, in base alla sola possibilità che siano usati per registrare illegalmente materiale coperto da copyright. Non è una storia nuova, come non è nuova la lotta alla pirateria. Già negli Anni Ottanta, sulle copertine dei dischi comparivano scritte minacciose sormontate da un teschio: «Home taping is killing music». Sotto accuse, allora, erano le cassette, oggi i compact disc; la differenza è fondamentale, perché, mentre le prime risentono di un certo degrado qualitativo rispetto all'originale, la copia digitale è virtualmente identica. Così l'industria discografica, che introdusse il compact disc per ravvivare un mercato stagnante, si trova ora a lottare contro la pirateria, organizzata o individuale, ma anche con¬ tro se stessa. Paga lo scotto di scelte di marketing discutibili, di contratti faraonici, di strutture complicate e burocratizzate come ministeri. Logico, quindi, che due milioni di copie vendute da «Glitter» di Mariah Carey nel 2001 rappresentino un clamoroso un flop a fronte degli oltre 10 milioni di dollari spesi in pubblicità e promozione. Licenziata la diva bionda con una sostanziose buonuscita, la Emi però ci è ricascate con Robbie Williams: 80 milioni di sterline in cambio di sei album e una percentuale sul merchandising e i concerti. Finito Michael Jackson (non senza una furiosa lite con il manager della Sony), perso per sempre Prince nei meandri del web, congelate momentaneemente Britney e Shakira, oscurata la stella di Moby, il mercato discografico è frammenteto t incerto: Eminem e Linkin' Park i nomi più quotati, in ascesa Avril Lavigne e i suoi cloni, stabili classici come Springsteen, U2, Rolling Stones, David Bowie. Già, perché l'età di chi compra ancora i dischi tende a crescere, mentre ormai i ragazzi scariceno quasi tutti la musica da internet, organizzano acquisti collettivi e copie multiple, alimentano il mercato pirata. Tra i 14 e i 17 anni, due su tre credono che non ci sia niente di male ad acquistare ed falsi (fonte Fpm): ad essere danneggiato irrimediabilmente non è il mercato, anche se l'Ifpi afferma che siano a rischio oltre 600 mila posti di lavoro nell'industria del disco, ma la cultura dell'originale e l'idea stessa di pagare per la musica che si ascolta. E la colpa non è soltanto delle case discografiche, che pure tengono in catalogo a prezzo intero dischi vecchi di trent'anni e senza uno straccio di inedito, ma anche della bizzarra legislazione itahana. L'Iva incide infatti per il 20 per cento su un compact disc di Beethoven, ma solo per il 4 per cento sul libro di barzellette di Totti: «Er pupone» viene considerato un prodotto culturale, la «Nona Sinfonia» no. bruno.ruffilll@lastampa.it Dietro il commercio di ed falsi spesso ci sono le organizzazioni criminali, dalla camorra alla mafia dell'Est europeo PIRATERIA MUSICALE: È DIVENTATA UN AFFARE COLOSSALE IN ITALIA E NEL MONDO LA PIRATERIA NEL MONDO Giro d'affari Percentuale sul V _ in milioni di $ mercato intemo CINA 400 go RUSSIA 240 65 BRASILE 215 55 iNbONESIA 205 85 MESSJCO 175 60 ■:'v"'" JTALIA 110 25 'SPAGNA -70 30 TAIWAN POLÒNIA GRECIA 50 40 35 50 30 50 E IN ITALIA DATI 2003 (gennaio-giugno) CD CONFISCATI NUMERO OPERAZIONI DENUNCE ARRESTI COPIE SEQUESTRATE SUDDIVISE PER REGIONE DATI 2002 2002 2003 HP 1.153.132 890.303 16.832 Umbria 24.644 Liguria 28.677 I Sardegna 35.674 Veneto Piemonte Puglia Marche E.Romagna Toscana Sicilia Friuli V.Giulia Abruzzo Lombardia Lazio Campania SM IN NEGOZIO COSTO DEL CD: 20 EURO 0,30 Distribuzione Registrazione (spedizione, agenti) Costi genereli Pubblicità promozione (studio+musicisti) 1.10 Fabbricazione 6,00 Ricarico negoziante 1,90 { Artista i,ool Margine lordo 0,70 (utile+tasse) Diritti d'autore SULLA BANCARELLA COSTO DEL CD: 5 EURO Fabbricazione (ed vergine, packaging) 2»50 Organizzazione j criminale che gestisce il mercato venditore ambulante SPESE RICAVI SM