Pizzo: «Le donne sono diventate più cattive di noi» di Fabio Pozzo

Pizzo: «Le donne sono diventate più cattive di noi» Pizzo: «Le donne sono diventate più cattive di noi» Fabio Pozzo Eraldo Pizzo è un simbolo della pallanuoto italiana. Ha 65 anni, da 53 frequenta le piscine. Bandiera della Pro Recco, ha smesso di giocare a 44 armi, dopo 29 campionati di serie A e dopo aver vinto 16 scudetti, una Coppa Campioni e le Olimpiadi di Roma del 1960. Pizzo, lei ha esordito nel 1951: è cambiata in mezzo secolo la pallanuoto? «Totalmente. Forse più che altre discipline. Quando giocavo io era uno sport dilettantistico. Anche chi era titolare in Nazionale si divideva tra vasca e un lavoro. Oggi sarebbe impossibile». E sotto il profilo del gioco? «Non si gioca quasi più d'estate e le regole sono diverse. Anche i giocatori sono cambiati: le doti e la preparazione fisica contano quasi quanto l'aspetto tecnico. Per noi, invece, era diverso. Io in 29 campionati non sono mai andato un giorno in palestra». Parliamo della tecnica. «E' imbrigliata negli schemi che studiano gli allenatori. Secondo me è una pecca: così facendo viene meno la fantasia del giocatore, le azioni sono prevedibili e si perde in spettacolo». La partita dell'altra sera con la Serbia ha impressionato per i colpi incassati dagli azzurri. Oggi ci si picchia di più rispetto a quando giocava lei? «Sì. Noi potevamo sferrare una gomitata in fase di ;co, per riuscire a segnare, ma finiva lì. Oggi invece il corpo a corpo è continuo, a tutto campo. Una lotta fisica portata all'estremo, che condiziona anche le squadre. Il mio ex compagno di squadra Franco Lavoratori a 16 anni era centroboa titolare della Pro Recco: oggi non potrebbe misurarsi con la forza fìsica di avversari più grandi di lui». Ma come si è arrivati a questa fisicità esasperata? C'è una ragione, vede delle responsabilità? «Contano molto gli arbitri. L'altra sera Angelini è stato colpito da una manata e da un calcio, si è visto bene con la moviola, ma i direttori di gara hanno lasciato correre. E' chiaro che se così stanno le cose, io giocatore sono quasi legittimato a raddoppiare i colpi. Sembra quasi ci sia la volontà di trasformare ogni match in una guerra». Il discorso vale anche per le donne? «Sono più cattive e più determinate degli uomini e sotto il profilo del gioco non hanno nulla da invidiare ai maschietti, salvo i tiri da fuori, per i quali non hanno potenza e precisione. Il Setterosa, poi, ha una grinta fuori dal comune». E il Settebello? La scuola italiana è sempre in cattedra come ai suoi tempi? «Tatticamente siamo i più bravi. Intelligenza e agilità ci consentono di battere anche le squadre più forti di noi fisicamente».

Persone citate: Angelini, Eraldo Pizzo, Franco Lavoratori

Luoghi citati: Roma, Serbia