Il Setterosa d'argento Settebello, provaci tu

Il Setterosa d'argento Settebello, provaci tu A BARCELLONA PRIME MEDAGLIE DALLA PISCINA PER L'ITALIA: BRONZO NEI 200 MISTI, POI LE RAGAZZE DELLA PALLANUOTO SI ARRENDONO AGLI STATI UNITI Il Setterosa d'argento Settebello, provaci tu Fallita la tripletta iridata, azzurre sconfitte dalle americane 8-6 Il et Formiconi: «Il vero obiettivo sono le Olimpiadi di Atene» Stasera tocca agli uomini: in finale devono battere l'Ungheria Giorgio Viberti inviato a BARCELLONA Il Setterosa fallisce la tripletta. Cedendo agli Usa (6-8) nella finale di ieri sera a Barceloneta, le pallanotiste azzurre scendono dal trono iridato - avevano vinto sia a Perth '98 che a Fukuoka 2001 - anche se si confermano leader in Europa, come testimoniano i titoli continentah conquistati nel '95, '97, '99 e poche settimane fa in Slovenia. Fin dall'avvio della partita contro le possenti americane l'Italia è parsa in difficoltà, segnando quasi subito con Miceli ma subendo poi il pari della Lorenz. La difesa azzurra ha registrato meglio le marcature e le americane sono tornate a inseguire dopo una bomba da lontano della Musumeci (2-1 ili ', parziale). Una doppietta della Lorenz ha però capovolto il match (2-3), diventato a quel punto in salita per il Setterosa di Formiconi. Ancora Miceli ha impattato (3-3 al riposo), prima che si scatenasse la Estes (3 gol) alla quale ha repheato solo la Malato W-eallafinede^" quarto). Di Mario ha illuso ancora l'Italia (5-6), poi Beauregard e Lorenz (5-8) hanno spento ogni residua speranza azzurra, malgrado la rete finale di Malato (6-8). «Sono contento di essere arrivato fino in fondo - ha detto subito dopo la fine del match il et Pierluigi Formiconi - gli Usa hanno meritato la vittoria, noi eravamo troppo stanchi. Ma ora penso alle Olimpiadi, perché Mondiali ed Europei li abbiamo già vinti». Anche le ragazze non nascondono l'amarezza per il titolo sfuggito ma puntano tutto ai Giochi di Atene. «L'argento non ci soddisfa ha detto Giusy Malato - abbiamo giocato male e pagato errori che normalmente non facciamo. La nostra difesa è stata disordinata e alla fine le americane hanno meritato. Diciamo che anche gharbitri ci hanno messo del loro ma non cerchiamo attenuanti. La nostra mentalità vincente ci costringe a dire che non è andata bene, per noi questa è una partita persa. Ma ora pensiamo alle Olimpiadi». Battutele azzurre, stasera toccherà al Settebello cercare di portare l'Italia sul gradino più alto del podio nella finale contro l'Ungheria (ore 22,30). Paolo De Crescenzo, et azzurro dallo scorso dicembre dopo che il suo predecessore Sandro Campagna aveva preferito la panchina della Grecia, ha comunque già trovato una medaglia preziosa nel fondo della piscina. «Ma il risultato finale è solo un momento, a me piace tutto quello che viene prima e dopo». Nato a Napoli il 10 gennaio 1950, una laurea di Economia e Commercio nel cassetto, sposato e separato, padre di due figli, De Crescenzo è un'istituzione della pallanuoto italiana. Da giocatore conquistò 4 scudetti e 1 Coppa dei Campioni, da allena- tore di club 9 tricolori e 2 Coppe Campioni con il Posilhpo. Nella sua lunga carriera («E' da 42 anni che sono in acqua, da più di 20 che alleno») ha avuto anche un lungo ripensamento, dall'88 al '92, durante il quale uscì dalla piscina per meditare. «Volevo vedere se sapevo fare anche qualcos'altro, dato che sono laureato in Economia». Per quattro anni dimenticò vasche e calottino, lavorando per un'azienda che era anche stata sponsor del Posilhpo. Ma alla fine il richiamo della pallanuoto prevalse. I suoi ragazzi in questo Mondiale gli hanno subito restituito tutto quello che al Settebello era mancato poco più di un mese fa, agli Europei in Slovenia, affrontati senza la necessaria preparazione per mancanza di tempo dopo gli interminabili impegni di campionato e coppe. Così arrivò l'umiliante nono posto, mai così in basso. «La dedizione della squadra dopo quel ko è stata commovente, anche 6-7 ore al giorno di allenamenti. In quell'Europeo avevo visto molto dolore nei loro occhi. Le disfatte possono romperti, ma anche rigenerarti». Così è stato per il Settebello, arrivato alla finale di stasera dopo aver battuto Cina, Germania, Grecia, Australia e Serbia. E adesso c'è lungheria. «Rispetto alla Serbia, gio¬ ca più sulle individualità, grazie ai vari Kasas, Kiss, Benedek, Molnar, Biros. Sono veloci e fantasiosi. Dovremo trovare i loro punti di rottura, con saggezza tattica e la solita grande difesa». Le due armi che giovedì sera avevano smontato la Serbia. I precedenti con i magiari sono favorevoli: 9-8 nella semifinale europea di Budapest 2001, poi 3-2 nel Mondiale di Fukuoka 2001. «Ma loro erano in un periodo di crisi, non c'è da fidarsi. Ora sono cresciuti». Andranno affrontati con astuzia, indagati in profondità, come piace a De Crescenzo, esperto di psicologia dello sport, bioenergetica, psicoterapia. «Mi piace capire chi mi sta di fronte, analizzare gli avversari per scoprirne virtù e debolezze». Dopo aver però badato alle proprie: ieri, per esempio, fra gli azzurri non si è allenato l'estroso centroboa Alessandro Calcaterra, che però stasera dovrebbe esserci. L'americana Thalia Munro tira davanti a Maddalena Musumeci. Dietro di loro s'intravede Cristiana Conti, portiere azzurro LE MEDAGLIE DEL SETTEBELLO .E MEDAGLIE DEL SETTEROSA