Lite Maroni-Padania «Cacciate il direttore o lascio il governo»

Lite Maroni-Padania «Cacciate il direttore o lascio il governo» DAL QUOTIDIANO LEGHISTA ATTACCO AL MINISTRO DELWELFARE Lite Maroni-Padania «Cacciate il direttore o lascio il governo» Moncalvo: «Bos. mi ha espresso fiducia, proseguo nel mio incarico» La replica: «Questa è spazzatura. Umberto deve scegliere: o me o » Giovanni Cerruti MILANO «Umberto, guarda che di quel giornale tu sei il direttore politico. Non è possibile continuare così, questa è spazzatura buttata addosso a me, ai miei collaboratori del ministero e se ci pensi bene anche alla Lega. Ora devi scegliere, o me o lui...». A mezzogiorno Roberto Maroni, così racconta, era «incazzato nero». Un corsivo sulla prima pagina de «La Padania», il quotidiano della Lega Nord, e al ministero del Welfare il venerdì era cominciato nel modo peggiore. Con il sottosegretario Maurizio Sacconi sfruculiato e il ministero tutto, -rainistro Maroni compreso, sospettati di «ipotetici e probabili scambi (di favori?)» con Confindustria. Il venerdì finirà con Maroni che aspetta la decisione di Bossi. O io o lui, Gigi Moncalvo, il direttore de "La Padania". Quasi ex. Basterebbe il titolo, «I coniugi Sacconi hanno l'hobby della lobby», uno di quei titoli in rima che piacevano tanto a Giorgio Pisano e al suo «Candido» d'assalto. Peccato che Sacconi sia il sottosegretario più vicino a Maroni. Peccato che non sia la prima volta che «La Padania» lo mette in mezzo. Tredici righe in prima pagina e altre trentadue in terza che da Sacconi passano alla moglie che lavora in Confindustria, ad una collaboratrice moghe di un sindacalista Cisl, senza dimenticare la «strana lobby che si chiama "Associazione amici di Marco Biagi"». Ecco, arrivato a questa riga, la riga su Marco Biagi, Maroni aveva già deciso di telefonare a Bossi. «Ma non è possibile, que- sto dovrebbe essere il giornale del mio partito e sembra il peggior giornale d'opposizione!». La telefonata con Bossi e poi una nota alle agenzie di stampa. A sentire Maroni è tutto chiaro, Gigi Moncalvo sarebbe ormai un ex direttore e Bossi si prenderà qualche ora, o giorno, o settimana, per provvedere alla sostituzione. Al telefono aveva già anticipato la sua decisione, se non lo mandi via sono costretto a dimet- termi da ministro». Alle agenzie, però, nasconde questo passaggio. «Sono indignato - fa sapere - Ko fatto presente a Bossi il mio stupore, la mia indignazione e la convinzione delle necessità che alla guida della "Padania" venga messa una persona che sappia rilanciare il giornale puntando sulla qualità delle notizie e lasciando la spazzatura nel cestino». E aggiunge che «tutelerà i suoi collaboratori nelle sedi più opportune». Querela in vista? E' che in un venerdì così Bossi aveva già altre grane, e che grane; l'assalto delle opposizioni e delTUdc al ministro Castelli, Berlusconi che ipotizza Uste comuni della Casa delle Libertà per le elezioni europee della primavera prossima. L'altra sera aveva annunciato la calata a Roma per il Consiglio dei Ministri, invece niente. Le segretarie lo cercano invano e lui se ne sta in meditazione nella villetta di Gemonio, raggiungibile solo da Maroni e Castelli, per riapparire alle dieci di sera a Rivanazzano, comizio nel pavese. Via fax gli hanno spedito il comunicato del direttore Moncalvo: «Bossi mi ha espresso fiducia e stima e sulla base delle sue indicazioni per me vincolanti proseguo nel mio incarico». Che sarebbe come dire: ministro Maroni tièl, io resto dove sto. E' a questo punto, e sono quasi le sette del pomeriggio, che Maroni decide di raccontarla tutta. O io o lui. «Se limane Moncalvo io non resto un minuto di più», annuncia a Radio Padania. Poi sfuma appena, fa capire che Bossi ha chiesto qualche giorno di tempo, non sarà facile trovare un sostituto. Moncalvo dice che Maroni non ha capito, che il suo unico errore sarebbe stato non controllare la collocazione in prima pagina. «Se qualcuno può aver tratto la sensazione di ima mancanza di autonomia del ministro nei confronti di Confindustria è completamente fuori strada». Maroni rilancia: «Ritengo di avere una storia tale da non dovermi abbassare a polemizzare con questo personaggio. E non credo che Bossi abbia detto quelle cose a Moncalvo...». E adesso, mentre Radio Padania apre i microfoni e sono tutte telefonate prò Maroni, a Bossi tocca anche questa grana. Occuparsi de «La Padania» che sbanda, di un direttore che attacca un ministro e di un ministro che s'incavola ed è pronto a dimettersi: «Non permetto insinuazioni sulla mia moralità e la mia onestà. "Scambi di favori con Confin¬ dustria"? Ma siamo matti?!». Al volo entra il Cdr de La Padania: «Tutta la nostra solidarietà a Maroni». E già che ci sono una pennellata sui «redattori vittima di insulti e comportamenti autoritari». Anche loro sempre più lontani da Moncalvo: «Ci sono scelte che competono sì al direttore, ma si rivelano dannose per la Lega». Aspettando Bossi e la sua sentenza. Con Gigi Moncalvo che, per Maroni, è già un ex. D

Luoghi citati: Gemonio, Milano, Moncalvo, Rivanazzano, Roma