Le tv arabe «E poi parlano di diritti umani» di Francesca Paci

Le tv arabe «E poi parlano di diritti umani» Le tv arabe «E poi parlano di diritti umani» Francesca Paci Le immagini affiancate di Uday e Qusay Hussein uccisi aprono il notiziario deUe venti della televisione araba AlArabiya, il canale satellitare di Dubai che contende alla più celebre Al Jazeera il monopolio del pubblico mediorientale. Il conduttore yemenita in giacca scura e cravatta legge alla telecamera: «Dov'è il rispetto della Convenzione di Ginevra invocato dagli Stati Uniti, quando i loro militari morti furono filmati a Nassiriya?». Il tiggì non dà risposte e manda in onda un'intervista alla militante libanese per i diritti umani Nicol Shouiri, che attacca U trattamento dei prigionieri iracheni «costretti daU'esercito americano a ore sotto il sole e neppure un bicchiere d'acqua»., Da una rete araba all'altra, i figli di Saddam e. le domapde aperte sulla loro sorte dominano il palinsesto. Il servizio di Al Jazeera ricostruisce le ultime ore dei delfini del regime. Il quesito, stavolta, riguarda il blitz: «Come mai Uday, Qusay e gli altri due asserragliati in casa non sono stati circondati dai soldati e costretti alla resa? Non avevano forse diritto a un regolare processo, secondo le norme di un Paese democratico quale l'America?». Stacco, zoom sulle immagini. Il sospetto insinuato dal giornalista del Qatar, che commenta i volti «bruciati e tumefatti», riguarda l'identità dei due. «E' la prima volta che si vede Qusay con la barba, solitamente aveva i baffi. Anche Uday era sempre rasato». Se non fossero loro? I pareri discordano. Abdel Bari Atwan, direttore del quotidiano arabo «Al-Quds Ai-Arabi», edito a Londra, si dice «certo che siano i figli del dittatore di Baghdad». Lo scrittore iracheno Younis Tawfik ha seguito i notiziari deUa sera dall'Italia, dove vive dal 1979. «Ho sentito esperti dire che le foto potrebbero essere state ritoccate al computer», racconta. Tawfik ha telefonato ai suoi parenti di Mossul, la città dove sono stati uccisi gli eredi di Saddam. Sentite: «Alcuni gioiscono perché sono convinti della morte di due assassini che sembravano poter sopravvivere ad ogni agguato, neppure avessero sette vite come i gatti. Gh scettici, invece, trovano strano che siano stati così sciocchi da rifugiarsi in una zona dove erano molto noti e riconoscibUi per le loro sconibande». Dubbio, secondo i media di lingua araba, è l'esito deh'operazione. Al Arabiya trasmette un videotape con un gruppo di uomini incappucciati e armati di kalashnikov che inneggiano aUa resistenza. La stanza è tappezzata di foto di Saddam con i figh. QueUo che sembra il portavoce chiama U popolo iracheno aUa Jihad, la guerra santa: «L'assassinio di Uday e Qusay sarà vendicato. Uccideremo tutti i collaborazionisti». Proclamano di essere la mUizia Saddam Fedayn, il corpo di fedelissimi guidato un tempo da Uday. Su Al Jazeera, alcuni comandanti americani replicano che «la presenza deU'esercito alleato non è un'occupazione, ma un sostegno aUa transizione verso un Paese mighore» e che «l'eliminazione degli sgherri del dittatore è un colpo alla guerriglia del regime agonizzante». Younis Tawfik ascolta attento e teme «la creazione di un mito intomo a una famiglia mai, finora, amata dalla sua gente».

Persone citate: Abdel Bari, Nicol, Qusay Hussein, Saddam Fedayn, Tawfik, Younis Tawfik

Luoghi citati: America, Baghdad, Ginevra, Italia, Londra, Mossul, Qatar, Stati Uniti