Pista torinese per il grande colpo degli orologi

Pista torinese per il grande colpo degli orologi RUBATI DAL MUSEO NAZIONALE SVIZZERO CENTINAIA DI PEZZI DAL VALORE QUASI INCALCOLABILE: MA UN PATEK PHILIPPE RICOMPARE E SPARISCE DI NUOVO Pista torinese per il grande colpo degli orologi Angelo Conti E' un romanzo giaho, con il finale ancora incerto, quello del prezioso Patek Philipp^ «Sky Moon», l'orologio rubato il 24 novembre scorso dal Museo Nazionale dell'Orologeria di Ginevra, ricomparso a Torino a metà primavera, e poi nuovamente sparito nel nulla. I fili della vicenda stanno fra le mani dei carabinieri della compagnia San Carlo che hanno messo i primi punti fermi e le manette a due torinesi: un sedicente «commercialista» ed un notissimo gioielliere con bottega proprio di fronte al Municipio. Per capire bene è meglio ripercorrere tutte le tappe di questa storia che ha come protagonista appunto un Patek Phihppe «Sky Moon», considerato uno dei segnatempo più preziosi del mondo, costruito in soh due esemplari ogni anno, con un valore commerciale ampiamente sopra i 200.000 euro, circa 400 mihoni delle vecchie lire. Lo Sky Moon ha cassa in oro bianco e cinturino in coccodrillo nero. Sulla cassa figura un cielo notturno, con rotazione con senso antiorario della volta celeste dell'emisfero boreale. I movimenti sono quelli delle stelle e della luna con indicazione deUe fasi lunari. Una ellisse d'oro delimita la zona del cielo sopra Ginevra. La cassa è a due corone ed il fondo in cristallo zaffiro. Questo Patek Phihppe sparisce nella notte fra il 23 ed il 24 maggio dal Museo dell'Orologeria di Ginevra, che si trova in rue de Malagnou 15. E' un palazzo dotato di svariati sistemi di allarme: i ladri li ignorano e forzano con una sbarra d'acciaio il portone d'ingresso. Incuranti delle sirene e degh allanni telefonici, che scattano regolarmente, riescono in due-tre minuti a mettere le mani su 224 pezzi di alta orologeria, per poi fuggire un attimo prima dell'arrivo della Polizia Cantonale. Le prime investigazioni della polizia svizzera portano a sospettare che quel maxi bottino (dal valore di oltre 15 mihoni di euro, una trentina di miliardi di lire) abbia preso la strada dell'Italia Il 16 aprile allo sportello del Monte dei Pegni di Torino, in via Boterò, si presenta Massimiliano Salerno, 34 anni, commercialista, che dichiara una residenza in viale Thovez, e presenta lo Sky Moon ottenendo in cambio 25.300 euro, circa 50 mihoni. Copia della polizza viene consegnata agli investigatori itahani che, sulle prime, non hanno elementi per collegare quel pegno al furto di Ginevra. Il 2 maggio 0 gioielliere Giovanni Candeloro, 38 anni, originario di Catanzaro ma con bottega in piazza Palazzo di Città 6, si presenta con il denaro e riscatta l'orologio. Che a questo punto scompare. La sua «traccia» però resta su quella polizza, dove è addirittura riportato il numero di matricola. Così, dopo l'arrivo di una nota dalla Pohzia Cantonale, i carabinieri scoprono che ad essere depositato e poi ritirato in via Boterò è stato quel gioiello dell'orologeria rubato a Ginevra. Il passo successivo è automatico: rapporto al pm Storari, richiesta di misura cautelare al gip Prunas Stola, manette per ricettazione aggravata. Il Candeloro è arrestato mentre mangia un panino al bar di fianco al negozio, nell'intervallo del pranzo, il Salerno è invece catturato durante un falso «appuntamento d'affari» combinato dai carabinieri. Entrambi avrebbero respinto ogni accusa sostenendo di essere completamente all'oscuro della provenienza dell'orologio. Il «gioiello» è passato dal Monte dei Pegni portato da un sedicente commercialista: «Costa 200 mila euro» A riscattarlo è stato un orefice del centro Ma a questo punto è di nuovo scomparso I due finiscono in carcere sstctrmrdilmdsgurdsmcfszg1fpfctpdcri I carabinieri davanti all'ingresso della gioielleria a due passi dal municipio

Persone citate: Angelo Conti, Candeloro, Di Nuovo, Giovanni Candeloro, Massimiliano Salerno, Prunas Stola, Storari

Luoghi citati: Catanzaro, Ginevra, Salerno, Torino