Addio alia Sanson Dellezza sontuosa del cinema popolare di Gianni Rondolino

Addio alia Sanson Dellezza sontuosa del cinema popolare ERA NATA A SALONICCO, AVEVA 77 ANNI Addio alia Sanson Dellezza sontuosa del cinema popolare Gianni Rondolino Yvenne Sanson è morta ieri a Bologna. Aveva 77 anni. Era stata per un decennio, fra ili 950 e il 1960, la diva cinematografica italiana più popolare, attraverso i suoi personaggi di donna perduta o innamorata, abbandonata o tradita, che si sacrifica per l'uomo che ama o per il figlio che ha avuto, che turba i sonni degli adolescenti o s'impone per la bellezza prorompente, mediterranea, provocatoria. Una donna volitiva, ma anche remissiva; bella e sfacciata, ma a volte chiusa in una sua discreta intimità; popolana, ma anche d'una certa ricercatezza borghese. Yvonne Sanson fu, in altre parole, l'attrice che, meglio ài altre della sua generazione, seppe restituire sullo schermo l'immagine multiforme della donna italiana di quegli anni, in cui si riconobbero molte spettatrici e di cui si innamorarono molti spettatori; quando il cinema era lo spettacolo popolare per ecceUenza, e i film italiani riempivano le sale. Il successo, pieno, indiscusso, le giunse infatti con la serie dei film melodrammatici diretti da Raffaello Matarazzo e interpretati al fianco di Amedeo Nazzari, nei quali il suo personaggio si caricava, di volta in volta, di toni sentimentali e romantici, appassionati e remissivi, come si vide in «Catene» (1950), il primo della serie, e poi, via via, in «Tormento» (1951), nei «Figli di nessuno» (1951), in «Chi è senza peccato» (1953), in «Toma!» (1954), in «Angelo bianco» (1955), in «Malinconico autunno» (1958Ì e nel precedente «L'ultima violenza» (1957), senza Nazzari. Un gruppo di opere di facile consumo, costruite su sentimenti elementari, conflitti semplici e schematici, personaggi di poco spessore psicologico, ambienti quotidiani di stampo «neorealistico». Un cinema che riscosse un enorme successo, soprattutto presso il pubblico meridionale e delle seconde e terr.e visioni, che venne «snobbato» dalla critica di allora e in seguito riscoperto dalla cosiddetta giovane critica degli Anni Settanta, che ne parlò come di un «neorealismo d'appendice». Di questa stagione la Sanson, che era nata a Salonicco nel 1926 da padre franco-russo e madre turco-polacca, fu, come si è detto, la diva indiscussa. Ma la sua carriera non si esaurì con i film di Matarazzo. Era giunta in Italia nel 1943 per proseguire i suoi studi iniziati ad Atene. Tre anni dopo fece la sua apparizione cinematografica nella parte di un'odalisca in ((Aquila nera» di Riccardo Preda. Ma fu Alberto Lattuada, che nel 1947 le affidò il personaggio di Ginevra nel dannunziano «Il delitto di Giovanni Episcopo», a farla conoscere al grande pubblico. In quel film aveva dimostrato buone doti d'attrice, che i molti personaggi che interpretò in seguito non le permisero di approfondire. La si vide in più di quaranta film, dei generi più diversi. Lattuada la volle ancora nel «Cappotto» (1952), Rossellini in «Anima nera» (1962), Bertolucci nel «Conformista» ( 1970), ma ormai in parti di secondo piano. La sua fama era già tramontata, il suo pubblico non c'era più, i gusti erano cambiati. Si ritirò allora dallo schermo, in un trentennio di oblio, quando la morte avvenuta ieri, all'età di 77 anni, Iha riportata alla ribalta. Amedeo Nazzari Yvonne Sansoni il successo le arrivò con i film di Matarazzo Amedeo Nazzari

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