«L'uccisione di Uday e Qusay ha rafforzato il presidente»

«L'uccisione di Uday e Qusay ha rafforzato il presidente» WALTER RUSSELL MEAD, POLITOLOGO DEL «COUNCIL ON FOREIGN RELATIONS» «L'uccisione di Uday e Qusay ha rafforzato il presidente» Quello che lo aveva indebolito «non era stato il caso-uranio, ma i soldati che muoiono ogni giorno». L'azione di Mossul un aiuto alla stabilizzazione intervista Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK ^ LI UCCISIONE di Uday e Qusay ha rafforzato Bush, che nel 2004 sarà giudicato dagli americani sulla base del successo ottenuto nella guerra al terrorismo». Questa l'opinione del politologo che studia la presidenza Bush per il centro studi «Council on Foreign Relations»: Walter Russell Mead, autore di «Come la pohtica estera americana ha cambiato il mondo» e, in Italia, di «Il Serpente e la Colomba» nonché già presidente del World Policy Institute di New York. Che effetto avrà l'eliminazione di Uday e Qusay Hussein sulla popolarità di Bush, che nelle ultime settimaite era in calo? «La rafforza. Non c'è dubbio che jer la Casa Bianca si tratta di mone notizie, anche se tuttavia non bisogna avere fretta a trarre conseguenze politiche». Perché, qual è l'incognita? «Ciò che avverrà nelle prossime due o tre settimane in Iraq. E' possibile che l'eliminazione dei figli di Saddam Hussein aiuti l'opera di stabilizzazione da parte delle forze della coalizione, ma non si può escludere che continui lo stillicidio di soldati uccisi dalla guerriglia. In ultima analisi ciò che conta per gli americani è se il dopoguerra sarà segnato dal successo oppure no. E successo significa una situazione di stabilità». Lo scandalo delle informazioni errate sull'uranio peserà adesso di meno su George Bush? «Ciò che ha indebolito la popolarità del presidente nelle ultime settimane non è la vicenda dell' uranio del Niger, di cui parlò nel discorso sullo Stato dell'Unione, ma i soldati che muoiono ogni giorno in Iraq. Il nodo per l'amministrazione è la sconfitta della guerriglia». Perché l'uranio ha uno scarso peso sull'opinione pubblica? «Perché l'America sta ancora discutendo se nel 1898 la nave che affondò nel porto dell'Avana fu bombardata o esplose per altri motivi. Dopo la guerra combattuta dall'America contro gli spagnoli vi fu un'inchiesta che appurò che forse c'era stata un'esplosione interna sull'imbarcazione. ma ciò non portò gli Stati Uniti a restituire l'isola di Cuba alla Spagna sconfitta. Anzi il presidente McKinley venne rieletto a grande maggioranza. Ciò che conta per il pubblico americano è l'esito dell'azione intrapresa. Se Bush sconfiggerà la guerriglia nessuno si ricorderà dell'uranio, se fallirà episodi simili verranno usati dai suoi avversari per indebolirlo sempre di più in vista del voto». Su quale base gli americani giudicheranno Bush nel 2004? «Terranno conto soprattutto del fatto se sta vincendo o meno la guerra contro il terrorismo». Questo significa che potrebbe aprire altri fronti d'intervento? «Non necessariamente. Bush dall'I 1 settembre 2001 si è reso conto che la sua missione di presidente è garantire la sicurezza nazionale, proteggere l'America da nemici nuovi e tradizionali. Le campagne in Afghanistan e in Iraq hanno testimoniato agli americani che questo presidente non si ferma di fronte a nulla quando si tratta di sconfiggere chi minaccia il Paese, di prevenire attacchi terroristici o con armi di distruzione di massa. Questa è la sua maggiore forza politica». Incontrando Silvio Berlusconi nel ranch di Crawford Bush ha puntato l'indice contro Iran e Siria. E' stato un avvertimento? «Direi un messaggio, prima all' Unione Europea che a Teheran. L'Europa sembra voler accettare passivamente che l'Iran sta cercando di ottenere la bomba atomica e che dispone ormai di missili che possono raggiungere Israele e l'Italia. Questa amministrazione fa sul serio quando si impegna a contrastare la proliferazione di armi di distruzione di massa». Se Bush pimterà sulla guerra al terrorismo quale potrebbe essere la contromossa dell'opposizione democratica? ((Al momento i candidati democratici sono nove, divisi in due gruppi: quelli che puntano sul fallimento del presidente sul tema della sicurezza attaccandolo sull'Iraq e quelli che invece si schierano con il presidente sulla guerra al terrorismo per togliere fargomento dall'agenda e spostare la ca. 'pagna elettorale sull' economia. Se il dopoguerra in Iraq fallirà se ne avvantaggeran¬ no i primi - come John Kerry e Howard Dean - se invece sarà un successo a rafforzarsi saranno Richard Gephardt e Joseph Lieberman. E' presto per dirlo». Sul «Washington Post» Kenneth Follack e Ronald Asmus hanno pubblicato un manifesto della politica di sicurezza neoliberal da opporre a quella dei neoconservatori. E' l'inizio dell'ac¬ cettazione da parte dei democratici dei principi basilari della guerra al terrorismo? «E' presto per parlare di politica estera dei democratici perché ancora non è chiaro con quale candidato e quale programma si presenteranno agli elettori nel 2004. Ma l'articolo di Pollack ed Asmus mi è sembrato molto interessante». HiégL Le campagne ^" contro Kabul e Baghdad hanno testimoniato che gli Usa non si fermano di fronte a nulla quando si tratta di sconfiggere chi minaccia il Paese Questa è la sua maggiore forza politica 99 ÉLia* E' presto per "^ parlare di politica estera dei democratici perché non è ancora chiaro con quale candidato o programma si presenteranno agli elettori nel 2004. E' difficile capire chi trarrà vantaggio dal dopoguerra 99 Soldati americani osservano a Mossul i resti della villa che ospitava i figli di Saddam