È la carta della rivincita? Il Cavaliere non s'illude di Ugo Magri

È la carta della rivincita? Il Cavaliere non s'illude ATTESA E APPRENSIONE SI ALTERNANO NELL'ANIMO DEL PREMIER È la carta della rivincita? Il Cavaliere non s'illude Il processo Sme è solo sospeso: si punta a far emergere da Brescia nuove prove di innocenza. Però l'indagine potrebbe finire in una bolla di sapone retroscena Ugo Magri ROMA Lf OVVIA speranza del premier è di prendersi la rivincita sulla procura milanese, ribaltando i ruoli: lui con l'indice puntato, loro sul banco degli imputati. L'altrettanto ovvio timore è che l'indagine di Brescia su Gherardo Colombo e llda Boccassini finisca in una bolla di sapone, praticamente una beffa. Dunque attesa e apprensione si alternano nell'animo del Cavaliere, stando al racconto di chi ha avuto modo di raccoglierne le confidenze. D'istinto vorrebbe tuffarsi nella vicenda, ma la prudenza gli suggerisce di starsene alla finestra. L'unica certezza, al momen¬ to, è che l'inchiesta sui suoi «persecutori» gli regala una carta in più. E sebbene abbia dato via libera ai suoi legali, «fate voi i passi che riterrete necessari», lui stavolta non commetterà l'errore di distrarsi, poiché il «lodo Maccanico» non lo mette per sempre al riparo. Anzitutto, il processo Sme è solo sospeso fino al giudizio della Corte costituzionale. Cosa deciderà la Consulta è un quiz da mille punti; vuoi vedere che fra tre mesi il premier si ritroverà nell'aula di tribunale? Nessuno può giurarlo, ma nemmeno può escluderlo. Dunque, meglio far emergere da Brescia quelle p .di innocenza che, sostiene il Cavaliere, Colombo e Boccassini hanno fatto a gara nell'occultare. Metodico com'è, Silvi Berlusconi ha voluto anzitutto documentarsi. Ieri mattina ha convocato nel suo studio l'av¬ vocato Niccolò Ghedini, che stamane si costituirà al Tribunale di Brescia per conto del premier. Quindi è stato visto arrampicarsi per le antiche scale di Palazzo Grazioli un abbronzatissimo Cesare Previti. Ne è disceso due ore più tardi senza far motto, ma è escluso che Cesarone e il Cavaliere abbiano ammazzato il tempo giocando a briscola. Più facile che si siano scambiati informazioni sul procuratore Tarquini e su dove potrà condurre l'inchiesta. Certo, hanno convenuto i due, se a compiere il primo passo fosse stata la Procura bresciana anziché un comitato civico alla cui testa spicca un esponente forzista, Berlusconi si sarebbe sentito più tranquillo. Però Ghedini ha fatto presente che, in fondo, altre procure avrebbero cestinato direttamente l'esposto; invece a Brescia l'hanno preso in esame, sebbene sia materia che scotta e l'Associazione nazionale magistrati abbia ingiunto di chiudere la pratica in fretta. Vuol dire che uno spiraglio, per quanto piccolo, si è aperto. Altro segnale còlto dal premier: il procuratore capo Tarquini s'è mobilitato personalmente, chiedendo gli esiti dell'ispezione ordinata dal ministro Castelli. E Tarquini è lo stesso che mostrò di non aver paura quando mise sotto torchio Antonio Di Pietro (poi salvato dal Gip) per la mitica storia della Mercedes. «Il nostro problema, adesso, è non commettere passi falsi, urtando la suscettibilità di Tarquini», confida un avvocato berlusconiano. Se Brescia metterà le mani sul famoso fasciolo 9520, che Colombo e Boccassini avevano negato agli ispettori, «sarà come aprire un vaso di Pandora». La scommessa di Berlusconi ò che contenga la storia vera del teste Omega, cioè di Stefania /riosto: i suoi contatti con la Guardia di Finanza, le contropartite economiche in cambio della testimonianza. Poi che nel fascicolo ci siano gli originali delle intercettazioni al Bar Mandara, e soprattutto le testimonianze raccolte dal pm Paolo Jelo, tutte volte a negare episodi di corruzione a carico del giudice Squillante. Tutte, tranne una. Si tratta dell'asso che Silvio Berlusconi aveva annunciato di voler calare, nella sua ultima deposizione davanti al tribunale milanese. «Ne sentirete delle belle», aveva promesso ai cronisti, salvo poi deludere le attese. «S'è trattenuto per carità di patria», sussurra oggi il più ascoltato tra i suoi consulenti legali, «in quanto si trattava di rivelazioni raccolte da Jelo sui rapporti intercorsi tra Squillante e Romano Prodi in merito al caso Nomisma». Storie capaci di provocare cataclismi nel bel mezzo del semestre italiano di presidenza Uè. La mina è sempre lì, sepolta nel fascicolo 9520. «Se i magistrati bresciani la faranno esplodere», spiega la gola profonda, «non sarà per colpa di Berlusconi». Ieri ha incontrato Ghedini e Previti. Il fasdcolo 9520 potrebbe contenere la vera storia di Stefania Ariosto e 1'«intercettazione mancante» dei colloqui al Bar Mandara

Luoghi citati: Brescia, Roma, Silvi