I ribelli liberiani: respingiamo l'accordo di pace

I ribelli liberiani: respingiamo l'accordo di pace IN CINQUE GIORNI I COMBATTIMENTI, CHE A MONROVIA SONO PROSEGUITI ANCHE IERI, HANNO PROVOCATO 600 VITTIME CIVILI I ribelli liberiani: respingiamo l'accordo di pace MONROVIA I capi dei ribelli del Lurd (Liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia) che si stanno battendo a Monrovia contro le forze del presidente liberiano Charles Taylor, dopo cinque giorni di feroci combattimenti che hanno provocato circa 600 vittime civili e decine di migliaia di sfollati, hanno dichiarato ieri di aver ordinato il cessate-ilfuoco, ma di non essere disposti a ritirarsi dalle posizioni conquistate. La guerriglia non è comunque disposta a firmare, nella forma attuale, l'accordo di pace messo a punto dai mediatori dell'Africa occidentale nei negoziati multilaterali di pace che si svolgono da oltre un mese ad Accra, in Ghana. Lo ha detto George Dweb, uno dei vice presidenti del Lurd, durante una pausa delle trattative ad Accra. «Non siamo soddisfatti della bozza che ci è stata presentata e non intendiamo firmarla - ha detto il vice presidente del Lurd -. Il testo deve essere modificato, perché al momento lascia fuori i principali soggetti che contribuiscono al processo di pace in Liberia». Un altro dirigente del Lurd, presente alla trattativa di Accra, ha assicurato che già quarantott'ore prima era stato ordinato ai combattenti di fermare l'offensiva sulla capitale Monrovia. Kabineh Jàneh ha assicura¬ to che l'ordine è stato dato dal loro leader, Sekou Damate Conneh, e ribadito più volte, ma che «a ogni tentativo di lasciare l'area o di eseguire ima ritirata tattica le forze del presidente Charles Taylor aprono il fuoco e la situazione si complica». Diverso è il quadro fornito dall'esercito di Taylor, secondo cui i ribelli non hanno fermato l'offensiva, ma sono stati respinti. La dichiarazione dei ribelli offre comunque un barlume di speranza a una città piombata nel terrore. L'amministrazione Bush, che ieri avevano mandato quaranta marines a bordo di elicotteri «Pavé Hawk» per lo sgombero dell'ambasciata, non ha ancora sciolto la riserva sulla possibilità di contribuire ad una forza multinazionale africana, come sollecitato dalle parti in causa e dalle stesse Nazioni Unite. Scott McClellan, portavoce della Casa Bianca, ha tuttavia assicurato che l'amministrazione continua a lavorare «attivamente» con l'Onu e l'Ecowas (Comunità economica degli Stati dell' Africa occidentale) per trovare una soluzione alla guerra civile liberiana. L'annuncio del cessate-il-fuo- co arriva all'indomani di un appello lanciato dall'inviato dell'Ue in Liberia Hans Dahlgren, il quale parlando da Stoccolma, aveva messo l'accento sulla necessità che nel Paese africano sconvolto dagli scontri prima di tutto si ritornasse a ima situazione di cessate-il-fuoco. Una prima tregua era stata dichiarata ìl11'7 giugno scorso, ma aveva tenuto soltanto un mese: il 17 luglidT'infatti'i combattimenti erano ripresi con crescente violenza. A dispetto dell'ordine di tregua, i combattimenti ieri sono andati avanti nella zona portuale dove i gruppi ribelli e le truppe governative si sono affrontati ricorrendo all'uso di mitragliatrici e granate. Una di queste è caduta nei pressi dell'ambasciata americana senza recare danno all'edificio, [e. st.] Nonostante la rottura delle trattative, il Lurd sostiene: «Abbiamo ordinato una tregua»

Persone citate: Bush, Charles Taylor, George Dweb, Hans Dahlgren, Hawk, Scott Mcclellan, Sekou Damate Conneh