Uday e Qusay, nei giochi del potere donne, denaro ed efferata violenza di Mimmo Candito

Uday e Qusay, nei giochi del potere donne, denaro ed efferata violenza I FRATELLI CHE AVEVANO SEMINATO IL TERRORE NELLA BAGHDAD DEL RAISS Uday e Qusay, nei giochi del potere donne, denaro ed efferata violenza L'assassinio eletto a strumento per governare. Un catalogo di orrori personaggi Mimmo Candito PURE per i dittatori vale il principio che i modelli familiari di riferimento hanno una profonda incidenza nella formazione del carattere dei figli. E se di Saddam Hussein si poteva Eensare tutto il male immaginaile, e di certo non ci si sarebbe mai sbaghati, fosse l'uso sistematico della tortura, o la pratica di violenze sadiche, la repressione più feroce, l'assassinio come strumento di governo, allo stesso modo anche per i suoi due figli Uday e Qusay - quel catalogo sanguinante di morti ammazzati e di turpitudini animalesche poteva essere srotolato senza timore di beccarsi una querela per diffamazione. Tanto più che, ad evitare il rischio che i due rampolli potessero tralignare, Saddam s'era preoccupato d'impartire un'educazione sana e consapevole ai suoi ragazzi fin dalla loro più tenera età, e usava farsi accompagnare dai due nelle patrie galere quando andava ad assistere a qualche particolare seduta di tortura. «Tempra il carattere», diceva convinto. Nel mondo mediatico che per acchiappare le emozioni del popolo televedente - abbisogna di eroi (Santi e Diavoli) in carae e ossa, attribuire ogni possibile nefandezza a chi deve recitare il ruolo del Diavolo è pratica costante e ben oliata. E se poi quel racconto non è proprio la verità, ma un pasticcio che gli 'ssorni- glia soltanto da lontano, nessuno se ne scandalizza troppo. Tuttavia con Saddam e la sua famiglia degli orrori non è stato mai scontato che ci si stesse prestando a vendere esagerazioni e false notizie della Cia, perchè il Raiss e la sua stirpe maschile hanno davvero fatto di tutto per dimostrare che qualsiasi malvagità o ferocia gli venisse attribuita, questa non era ancora mai pari a quello che loro tre erano capaci dì fare. Le fosse comuni che in queste settimane sono state aperte, rivelando mi¬ ghaia di poveri cadaveri senza più nome e storia, sono soltanto l'inizio d'una sequenza destinata a turbare ancora per mesi la memoria amara di questo Paese tormentato. Ma se le fosse comuni, e gran parte della politica sanguinaria con cui il regime aveva cementato per quasi 25 anni la propria presa sul potere, se quelle fosse e quei morti sono stati decisioni esclusive di Saddam, perché il potere era lui, soltanto lui, e nessuno poteva immaginare di arrischiarsi a interferire, invece le bestialità dei due «ragazzi» sono state opere di bassa macelleria individuale, protette dall' ombra minacciosa di quell'insindacabile imperio che dominava con il terrore la vita quotidiana irachena. Come in ima qualsiasi satrapìa dell'Oriente di mille anni fa, anche a Baghdad nel XX secolo a godere del diritto di vita e di morte dei sudditi c'era naturalmente il Raiss ma c'erano anche i suoi due figli. E se Ousay, il secondogenito, usava di questo potere con qualche moderazione, era il primogenito, Uday, 39 anni, alto, di barba rada, una leggera zoppia dopo un attentato, che se ne serviva con sfrontato e indifferente sciupìo, soddisfacendosi tutte le voghe che gli passavano per l'animo. Ma poiché queste voghe erano soprattutto le donne e il denaro, non c'era fanciulla o matrona che passasse sotto i suoi occhi, e l'interessasse, che potesse credere di sfuggire all'attacco virile del delfino saddamita; quanto poi al denaro, Uday aveva montato una organizzazione che, sfruttando f embargo im¬ posto dall'Onu dopo Schwarzkopf e il Desert Storm, controllava interamente i traffici del mercato nero, cioè in pratica tutta l'economia reale del suo Paese. E di lui si diceva con qualche convincente ai-gomentazione che fosse senza dubbi l'uomo più ricco dell'Iraq. Solo che Uday, per deficienze del suo equilibrio emotivo, era uno psicopatico, che godeva sadicamente della violenza e che mal conteneva gl'impulsi più feroci del proprio carattere. Pur nei silenzi sussurrati del regime. le notizie che circolavano gli attribuivano una decma di omicidi, nati soltanto dai raptus improvvisi che si scatenavano se qualcuno tentava di contrastare le sue voghe, fosse il padre d'una ragazza che lui ordinava di portare nei suoi appartamenti di Palazzo o il marito d'una domia che - in una festa ufficiale - non voleva che la moglie ballasse con quel bestione infoiato. Alla fine, queste sue furie omicide s'erano fatte talmente turpi e insopportabili che Saddam aveva deciso di «diseredarlo», facendo del secondogenito, Qusay, 37 anni, corpulento, baffoni neri, un sosia perfetto del padre da giovane, facendo di lui il successore designato a prendere, un giorno, il potere del califatto degli Hussein di Tikrit. A Qusay era toccato il comando della Squadra speciale delle Guardie Repubblicane, i 15 mila uomini chiamati a difendere fino all'ultimo la vita del Raiss, mentre a Uday era andato il comando dei Fedayn, altri 20 mila uomini che erano gli autentici squadristi del regime, feroci, violenti, picchiatori e massacratori alla pari del loro comandante. Sotto l'attacco angloamericano le due divisioni si sono invece scompaginate disperdendosi tra le macerie di Baghdad e Bassora o nei cunicoli impenetrabili dove l'ultima resistenza doveva cambiare il corso della guerra. E una storia rimasta in sospeso nelle cronache sorprendenti di una liberazione sempre più simile a un'occcupazione s'avvicina ora, forse, alla sua chiusura. IL PRIMOGENITO Uday, il primogenito di Saddam Hussein, asso di cuori nel mazzo dei ricercati dal Pentagono, per molti anni, prima di essere scalzato dal fratello minore Qusay, fu l'erede designato a prendere il posto del padre. Trentanovenne, corporatura massiccia, passioni smodate, una fama ben meritata di feroce e sanguinario, si sarebbe macchiato personalmente di molti omicidi del tutto gratuiti oltre ad averne ordinato centinaia. Tra le sue passioni le donne, cheamava rapire e violentare, e il calcio (era il boss del calcio iracheno, oltre che del Comitato olimpico nazionale). Sebbene sopravanzato nella successione da Qusay, aveva comunque nelle sue mani un potere enorme nel settore dei media, avendo cumulato, negli ultimi anni prima della capitolazione del regime, la direzione del quotidiano nazionale «Babel» e della televisione di Stato, formidabili strumenti di pressione e strenui sostenitori del partito Baath al potere. Nel 1996 un attentato la cui matrice non fu mai chiarita lo lasciò zoppicante, dopo un lungo periodo trascorso su una sedia a rotelle. Sconosciuti aprirono il fuoco contro di lui mentre era al voltante della sua automobile in una strada elegante di Baghdad. A VDAV SADDAM HUSAVN NtiiMul A* icmbty MaYtbcr/ Olyiai.H Ouàaiun/ SuUUm Ftputen CMcf IL PREFERITO Un lungo e duro apprendistato, dai più umili comandi militari, via via, fino a scalare levette del sistema di potere legato all' Esercito e, quindi, venire indicato come il predestinato a raccogliere lo scettro del potere dal padre: Qusay, Taso di fiori, secondogenito del Raiss, ha bruciato, nel giro di pochi anni tutte le tappe sino a diventare il «delfino». Trentasei anni, sposato e padre di due figli, più «politico» rispetto al sanguinario fratello Uday, si è conquistata via v,-.i stima del padre, partendo dai gradini più bassi dell' esercito sino a diventare dapprima capo di un servizio di controspionaggio incaricato di eliminare gli avversari del regime, poi dignitario d1 alto rango del partito di governo, il Baath, quindi comandante della Guardia repubblicana, la componente d'elite delle forze armate irachene. Su di lui Saddam aveva puntato le ultime carte per salvare il regime, dicendosi disponibile a lasciargli il potere se gli Stati Uniti avessero desistito dai loro propositi di guerra. Una proposta caduta nel silenzio quando l'attacco era già alle porte. A QUSAY SADDAM MUSATO ALTnaun Sputi Smaiiy Orjjuiùiiitn (SSO) SupirviscT/Wl'ih l'irty Miìitixy Bureiu Bqpuiy Chuniun

Persone citate: Babel, Saddam Hussein, Schwarzkopf, Storm

Luoghi citati: Baghdad, Bassora, Iraq, Stati Uniti