Artom: alle piccole imprese serve una «Sabatini hi-tech»

Artom: alle piccole imprese serve una «Sabatini hi-tech» DAL FONDATORE DI NETSYSTEM TRE PROPOSTE PER FINANZIARIA E SEMESTRE UE Artom: alle piccole imprese serve una «Sabatini hi-tech» intervista Luigi Grassia HA lanciato tre proposte: una nuova destinazione dei fondi europei per la ricerca da realizzare nel semestre di presidenza itahana, una legge a favore dell'innovazione per le piccole imprese sul modello della Sabatini degh Anni 60 e l'estensione a tutto il settore «information technology» della 388 che ha agevolato l'espansione del commercio elettronico. Su queste idee, che spera di veder trasposte a BruxeUes e nella Finanziaria, Arturo Artom sta coagulando il consenso della maggioranza (a partire dai ministri Gasparri e Stanca) e deh'opposizione parlamentare. Ritiene appropriato per un industriale proporre piani così dettagliati al legislatore? «Credo che sia opportuno partire dall'esperienza imprenditoriale per trame lo spunto di un'iniziativa concreta. La mia esperienza è la creazione di una media azienda che ha proposto al mercato il collegamento Adsl via satellite, cioè un assemblaggio originale di elementi tecnologici già esistenti, tale da offrire l'accesso a Internet veloce ai comuni italiani non dotati deh'Adsl terrestre, che sono 6 mila comuni su 8 mila per un totale di 10 milioni di abitanti. Abbiamo venduto questa tecnologia a Telecom e ora la commerciahzziamo all'estero e entro fine anno la userà un altro ex monopohsta di un grande Paese». Ma sul piano collettivo che cosa le ha insegnato questa esperienza particolare? «Nel settembre scorso ho lanciato l'idea di stimolare la domanda privata di banda larga per Internet, spiegando che senza la connessione veloce è come se l'Italia andasse in bicicletta anziché in auto. Ho ripetuto la proposta al convegno di Confindustria in cui il ministro Gasparri l'ha fatta sua. Così nella Finanziaria 2002 è entrato lo sconto fiscale di 75 euro per l'Adsl che con un esborso di soli 30 milioni ha permesso la diffusione della banda larga a 400 mila clienti in appena tre mesi del 2003, quanti erano stati in tutto il 2002. Adesso è il momento di affrontare una questione più generale: a un'impresa piccola o media itahana che vogha vincere la sfida tecnologica ah'estero in un campo che non siano la moda o il design manca qualcosa. Bisogna rimediare». Che cosa manca? «Manca un meccanismo semplice analogo a quello che fu la legge Sabatini fra gh Anni 60 e la metà degh Anni 90. Al grande pubbhco questa legge non dirà nulla, ma ha accompagnato la seconda industrializzazione itahana, permettendo alle piccole imprese di comprare il tornio o le macelline a controllo numerico. Io la usai per comprare un centralino. Ci si rivolgeva al Mediocredito centrale che finanziava l'acquisto senza interessi; la differenza veniva pagata dallo Stato. Inoltre questi prestiti non passavano dalla centrale rischi e quindi non impedivano all'imprenditore di rice¬ vere altri fidi. Dal '97 il meccanismo della Sabatini è regionalizzato e in alcune Regioni non funziona. Perciò molte imprese non dispongono di un meccanismo efficace per accompagnarle all'innovazione». Ma per ricreare quel meccanismo ci vorranno soldi, no? «La mia proposta si regge su tre gambe e non tutte comportano costi. La prima è quella europea. Con l'Adsl in Italia abbiamo ottenuto risultati straordinari con soh 30 milioni di euro ma pochi sanno che l'Ue distribuisce ogni anno 2 o 3 miliardi di euro per la ricerca e sviluppo. Il difetto di questi programmi è che finanziano (in genere al 5007o) i progetti ex ante, senza verificare la loro efficacia. È richiesto inoltre che si costituisca un consorzio multinazionale. Noi proponiamo alla presidenza itahana dell'Ue di eliminare l'obbhgo dei consorzi intemazionah, perché sono troppo difficili da costituire per le piccole imprese, di aprire sportelli nazionah, perché le piccole imprese non possono dialogare con Bruxelles, e di finanziare i progetti solo dopo che hanno dimostrato di avere successo. Tutto questo non costa un euro in più di quanto già si spende». Ma se un'impresa ha già avuto successo, che bisogno ha di sostegno? «Supponiamo che un'impresa assembli una tecnologia che permette di imbottigliare più in fretta le bibite neUe lattine e che firmi un contratto in Cina. Ma a questo punto ha bisogno di fidi per realizzare le sue linee di produzione in Cina e invece le banche non gheh danno perché l'impresa ha già altri debiti. Ecco, qui deve intervenire l'Ue». Le altre «gambe» quali sono? «La seconda è una vera e propria riproposizione nazionale della legge Sabatini, orientata stavolta a favorire l'innovazione. Nessun problema con l'Ue perché i finanziamenti sotto i 100 mila euro non cadono sotto la scure comunilaria come distorioni della concorrenza e le piccole imprese non hanno bisogno di più. Infine, terza gamba, ha funzionato bene la legge 388 sul credito d'imposta per finanziare l'accesso delle piccole imprese al commercio elettronico, cioè l'apertura di siti. Si potrebbe estendere questo meccanismo al finanziamento di tutte le tecnologie dell'informazione». ^^ Riorientare "w i fondi europei della ricerca non avrebbe alcun costo. E si potrebbe estendere a tutte le spese per l'innovazione la «338» sui siti 55 Arturo Artom di Netsystem

Luoghi citati: Bruxelles, Cina, Italia, Netsystem, Telecom