Quel povero principe balla un horror di Sergio Trombetta

Quel povero principe balla un horror «UN AMLETO RUSSO» E «GERUSALEMME» DI EIFMAN: IL COREOGRAFO PREMIATO IN UN GALA CON LA FRACCI Quel povero principe balla un horror Sergio Trombetta inviato a BOLZANO Il coreografo russo Boris Eifinan si è chiesto a lungo perché Parigi e New York lo invitassero spesso con la sua compagnia e in Italia non riuscisse mai a sbarcare con i propri spettacoli. La riposta sta forse nella pigrizia dei programmatori, nello snobismo di certa critica che sponsorizza emaciati brodini coreografici. Perché sulle reazioni del pubblico non ci sono dubbi. Basta vedere come i cremonesi hanno accolto pochi giorni fa al Teatro Ponchielli la prima di ((La mia Gerusalemme» e «Requiem». Bastano gli scrosci di applausi che al Nuovo Teatro Comunale per il Festival Bolzano Danza hanno siglato il sipario finale su «Un Amleto russo». Perché Eifman, 57 anni, a capo del suo Balletto Teatro dal 1977, fa una danza possente, visionaria, piena di immaginazione. È altamente teatrale nell'affinamento psicologico dei perso¬ naggi, cinematografico nel montaggio rapido delle scene. È shakespeariano quando ci porta nella profondità dell'animo umano, quando ci mostra le cupe tragedie della storia, verdiano nell'immediatezza popolare del racconto. Ne è una dimostrazione questo ((Amleto russo» che è poi la tragica vicenda umana dello zarevic Paolo (il futuro zar Paolo I) che piccolissimo assiste all'assassinio del padre Pietro DI per mano di Potiomkin il favorito della madre, Caterina E. In una scena unica dove una cupola impero è vista in prospettiva, e dalle balaustre spesso l'imperatrice osserva da lontano il crescere sofferente del figlio, agiscono i protagonisti. Caterina, Potiomkm, Paolo e la moglie desiderosa di porre le mani, col giovane marito, su quel trono che Caterina si tiene ben stretto, di afferrare quel potere che l'imperatrice divide solo con il favorito. Fra duetti altamente drammatici, vigorose scene di insieme, apparizioni del fantasma del padre, sinto- mi di quella follia (andava matto per le uniformi e trasformò il paese in una caserma) che faranno di Paolo uno zar tiranno e eliminato da un colpo di Stato nel 1801, il balletto procede anche grazie ad un manipolo di danzatori di grande forza tecnica e bravura interpretativa, scandito sulle musiche di Beethoven nella prima parte e Mahler nella seconda. Una vicenda talmente simile a quella shakespeariana che già quando Paolo era in vita vuole la tradizione che fosse soprannominato l'Amleto russo. Certo che nella seconda parte la vicenda si fa sempre più cupa e trace, con il fantasma di Pietro IH che va e viene, con sfumature horror. Ma la storia di casa Romanov non è mai stata da ridere e la dinastia si è sempre mossa in un clima di tragedia ci ricorda Eifman. Che tutto questo ce lo racconta in uno stile originalissimo, partendo da una base classica ed evolvendo verso un linguaggio contemporaneo assolutamente suo. Lo stesso stile che si può ammirare nella «Gerusalemme» riflessione contemporanea sulle tre religioni monoteiste viste attraverso tre giovani, un musulmano, una ortodossa, un ebreo, che nella musica e nella danza delle proprie tradì- zioni trovano una spinta alla pace. O ancora in «Requiem» dove le eteme domande dell'esistenza dell'uomo su questa terra si dipanano sulle note di Mozart. Perché Eifinan non ha paura di confrontarsi con la grande musica. Ha raccontato la tormentata vicenda umana di Ciajkovskij facendo ricorse alle note del grande compositore russo; usato Berlioz e Mozart per mettere in scena il rapporto creativo fra Molière e il frutto della sua fantasia Don Juan; Musorgskij, Rachmaninov, Wagner servono per affrescare la tragedia corale del fratelli Karamazov. A Bolzano, che lo ha invitato per la seconda volta (nel 2001 presentò «La Giselle rossa»), Eifman ha ricevuto giorni fa il premio della rivista «Danza&danza» in un gala affollatissimo di star dove spiccavano Nikolaj Ziskaridze e Svetlana Zacharova, Carla Fracci, Giuseppe Picene, e le giovani speranze Stefano Palmigiani e Alessandro Riga. Ma intanto anche i programmatori si muovono. Bolzano che per prima a scoperto Eifman lo ha già prenotato fra due anni con un nuovo titolo e Reggio Emilia lo vuole la prossima stagione con la «Giselle Rossa». Giustamente, dato che per ora in Italia si è visto qui a Bolzano per una sera solamente. Un momento dello spettacolo