L'orgoglio del timoniere di Luigi La Spina

L'orgoglio del timoniere AUTONOMIA E RIGORE: LA STORIA DI BANKITALIA SECONDO FAZIO L'orgoglio del timoniere Luigi La Spina M IGUEL de Cervantes, con una delle più belle definizioni del significato della storia, ricorda, nel Don Chisciotte, che essa, oltre ad essere «testimone del passato, esempio e annuncio del presente», è anche «avvertimento per il futuro». Non si potrebbe commentare meglio il significato dell'introduzione che il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, ha voluto preporre a una sintesi della monumentale ricerca storica che il suo predecessore, l'attuale presidente della Repùbblica Carlo Azeglio Ciampi, decise di avviare dieci anni fa. Il volume (La Banca d'Italia, a cura di Franco Cotula, Marcello De Cecco e Gianni TonioIo, ed. Laterza) illustra l'evoluzione del ruolo svolto dalla Banca d'Italia dal 1893 al 1960. Fazio, invece, in una decina di dense pagine, esamina alcuni momenti fondamentali della politica monetaria dal dopoguerra ad oggi. Il tono è pacato, l'argomentazione è tecnica, come si addice al linguaggio dell'economista. Ma la scelta dei passaggi più delicati nel recente passato della Banca, le citazioni di alcuni governatori più amati da Fazio, i commenti sul ruolo svolto da via Nazionale nella storia del nostro Paese, letti in controluce, costituiscono un chiaro messaggio del governatore anche a proposito delle attuali polemiche sulla funzione e sulle responsabilità dell'Istituto. Il filo conduttore della premessa, infatti, rivendica con molta determinazione, tipica del carattere di chi l'ha scritta, l'esigenza di una autonomia assoluta della Banca dal potere politico. Una indipendenza perseguita da tutti i governatori, ma via via accresciutasi negli anni fino a diventare, soprattutto in un sistema ormai bipolare, sempre più scomoda. All'epoca del proporzionale, infatti, i moniti del capo della Banca potevano essere smorzati dall'eterogeneità e dalla variabilità dei governi in carica. In quella del maggioritario, le «raccomandazioni» del governatore sono spesso viste, dal presidente del ConsigUo e dal ministro del Tesoro, come indebite ingerenze e, dall'opposizione, come ottime occasioni per avallare autorevolmente le accuse all'esecutivo. Gli «avvertimenti per il futuro», con le «testimonianze del passato», per continuare a usare Cervantes, si concentrano, nell'introduzione di Fazio, soprattutto su tre passaggi negli ultimi cinquant'anni della Repubblica. Il primo si riferisce all'opera di Guido Carii, il predecessore forse più amato. Fazio ricorda gb ammonimenti rivolti da Bankitalia ai politici di allora, negli anni '63-'64, perché non considerassero sufficiente una politica monetaria restrittiva per superare gli squilibri dell'economia. Carli, ricorda, pensava «che la banca centrale non potesse avere un unico obiettivo, quello della stabilità monetaria, da mantenere anche nel breve periodo, incurante dei costi sul sistema in termini di investimenti, occupazione, crescita futura». Un'opinione che, pur trasferita nel diverso contesto, anche europeo, dell'inizio del nuovo secolo, mantiene, però, il valore di un chiaro messaggio sugli indirizzi che, a giudizio di Fazio, la Banca d'Italia dovrebbe perseguire anche oggi. Il secondo momento che si presta anche a una considerazione d'attualità è quello dell'adesione dell'Italia allo SME. Il governa¬ tore d'allora, Paolo Baffi, nota Fazio, «giudicò essenziale che il sistema produttivo italiano avesse il tempo necessario per adattarsi alla nuova realtà, dato il più elevato tasso d'inflazione e la sua dipendenza dalla dinamica salariale. Vincendo forti resistenze, riuscì a ottenere che l'ancoraggio della lira alle valute più forti avvenisse con adeguati ^argini di flessibilità». Una posizione, quella di Baffi, che sembra ricordare le preoccupazioni di Fazio durante il processo di inserimento del nostro paese nel gruppo delle nazioni europee che adottarono subito la moneta unica. Timori che da molti furono scambiati per manifestaziom di euroscetticismo. Proprio per rivendicare alla Banca d'Italia, invece, il merito di un contributo fondamentale alla costruzione dell'Unione monetaria, il governatore sottolinea, infine, l'opera svolta per sradicare l'inflazione. Impegno che ha consentito «la flessione dei tassi d'interesse a lungo termine». «Dal '96 - ricorda Fazio - ha preso avvio la graduale e continua riduzione dei tassi d'interesse ufficiali e a breve termine, che ha contribuito in modo significativo alla contrazione della spesa pubblica in rapporto al Pil». Con questo risultato via Nazionale ha lanciato il suo canto del cigno? La costituzione della Banca centrale europea ha ridotto il potere della Banca d'Italia? Fazio lo nega recisamente: «Nell'Eurosistema le decisioni di politica monetaria vengono prese a maggioranza nel consiglio direttivo istituito presso la Banca centrale europea e al quale partecipano i dodici governatori delle Banche centrab nazionali aderenti al sistema, il presidente, il vicepresidente e gb altri quattro membri del Comitato esecutivo della BCE. Ogni paese dell'Eurosistema concorre all'esercizio della sovranità monetaria». Insomma, chi teme o chi spera in una Banca d'Italia meno agguerrita nel prossimo futuro, può riporre timori e illusioni nel cassetto. Lo si era già capito, ma Fazio, con l'aiuto determinante di Cervantes, l'ha voluto ribadire. Antonio Fazio

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