«La Storia, il mio attore preferito»

«La Storia, il mio attore preferito» ORA PORTERÀ' SULLO SCHERMO «ROMANZO CRIMINALE» DI DE CATALDO «La Storia, il mio attore preferito» Marco Tullio Giordana racconta il suo successo Alain Elkann MARCO Tullio Giordana, lei è un noto e apprezzato regista: Rai Uno ha deciso di posticipare l'uscita del suo ultimo film per la televisione, «La megfio gioventù». Che cosa è successo? «In un momento di guerra di ascolti sembrò che non fosse in grado di garantire un'audience sufficiente. E così si decise di rimandarlo. Intanto il film è stato scelto per Cannes, ha avuto grande successo, e cosi la "01", che è la distribuzione cinematografica di Rai Cinema, ha deciso di proiettare il film nelle sale. Siccome dura sei ore, è uscito in due tranches di tre ore ciascuna. Sta avendo un grande successo». Quando passerà in televisione? ((A dicembre su Rai Uno, in quattro puntate». Il fatto che im film fatto per la televisione abbia avuto cosi successo anche nelle sale significa che non c'è differenza tra film fatti per la televisione e film fatti soltanto per il circuito cinematografico? «Infatti, l'unica differenza è la durata». Nei suoi film ama osservare soprattutto la storia d'Italia. Perché? «La storia è sempre uno dei personaggi, non la protagonista, ma ha un ruolo importante». Che cosa conta nei suoi film? «La storia, l'elemento del racconto, la vita dei personaggi». In «Cento Passi», un suo film che ha avuto grande successo, c'è un elemento corale. E' così? «Sì, anche nel film su Pier Paolo Pasolini c'è questo elemento e anche in quest'ultimo». Perché? «Io sono curioso. Il cinema costruisce dei mondi: può essere una stanza, un quartiere, un paese». Che progetti ha adesso? «Voglio portare sullo schermo "Romanzo criminale" di Giancarlo De Cataldo». Di che storia si tratta? «Un gruppo di giovani criminali cerca di conquistare il potere. E' un libro che mi interessa molto, perché è estraneo alla tradizione italiana che non contiene romanzi o film a te¬ ma gangsteristico. Comincerò a scrivere il film a settembre con gli stessi sceneggiatori de "La meglio gioventù": Petralia e Rulli». E' difficile trarre un film da un romanzo? «Bisogna essere bravi, perché il film è molto diverso dal libro, è un altro viaggio. Alberto Moravia, per esempio, desiderava essere tradito da chi prendeva in mano un suo libro. Bisogna però trasmettere le emozioni e il sentimento che ha procurato il racconto. Questa è la cosa più importante. Naturalmente è più facile trasportare in un film un romanzo d'azione che un romanzo psicologico». Pensa che ci sia una rinascita del cinema italiano? «Non c'è mai stato un decesso. Io lavoro da 20 anni e in questo ventennio si sono fatti film bellissimi con grandi registi come Amelio, Risi, Archibu¬ gi, Bellocchio, Bertolucci. Io non vedo né declino né rinascita. Quello che è cambiato è che alcuni film sono riusciti a ritrovare un rapporto con il pubblico. Una volta il cinema italiano aveva molti spettatori anche all'estero. Ora questo sta cominciando a succedere di nuovo. Io credo che il cinema sia una delle cose migliori, insieme con il vino e il cibo, che produce l'Italia. Mentre produce poca politica e poca filosofia». In che modo racconta le storie? «Con sincerità e passione. Non mi piacciono le cose che sono fatte per piacere o per far piacere». Lavora con molta passione? «Tantissima. Il mio lavoro mi obbliga a una costante indagine, a una curiosità amorosa, mi tiene in continuo contatto con la realtà. Forse, se scrives- si o dipingessi, sarei più autonomo dalla realtà». Le piace scoprire attori sconosciuti? «Mi piace scoprire l'interprete giusto. In Italia ci sono attori molto bravi». Lavorano poco, però, o no? «Non quanto dovrebbero o potrebbero. In Italia non c'è ri- spetto per gli attori, perché sono ingiustamente considerati dei saltimbanchi oppure dei guitti. Non è come in Inghilterra o in Francia, dove quella dell'attore è considerata una professione vera». Il regista è più tenuto in considerazione? Moretti si è trasformato in una sorta di leader politico. «Io lo ammiro: ha esposto la sua faccia e i suoi film a un giudizio che non è sereno. Io non dirò mai nulla di ostile su di lui. Quello che conta non è la professione che uno fa, quello che conta è l'autorevolezza che si ha». Andrebbe a lavorare in un altro Paese? ((Andrei dovunque c'è un'occasione interessante e potrei lavorare dovunque. Ma, dal momento che conosco meglio l'Italia, non penso sia necessario andare altrove. Anche se sono molto vecchio, per qualche anno vorrei ancora fare il cinema, perché penso di poter fare qualcosa di buono». Che cosa desidera in questo momento? «Vorrei vivere in un posto meno collerico e febbricitante. Vorrei vedere il sorriso di chi ha una temperatura corporea bassa». Come vive il successo? «Non me ne rendo conto, faccio quello che ho sempre fatto e non cambia niente». Marco Tullio Giordana

Luoghi citati: Cannes, Francia, Inghilterra, Italia