«Uccisa dall'amianto lavorato dal marito» di Alessandro Mondo

«Uccisa dall'amianto lavorato dal marito» IL KILLER SILENZIOSO Alcuni tecnici impegnati nella bonifica di un capannone pieno di amianto «Uccisa dall'amianto lavorato dal marito» Arriva l'indennizzo del Tribunale ma l'uomo è già morto la storia Alessandro Mondo LEI è morta nel settembre del '91. Il marito appena pochi giorni fa, il 22 giugno. Entrambi stroncati da un killer che non perdona: l'amianto. Il marito lo ha maneggiato e respirato per 37 armi, otto ore al giorno, come operaio delle Officine Grandi Riparazioni (OGR) delle Ferrovie. La moglie lo ha assorbito standogli accanto, lavandogli le tute da lavoro, dividendo con lui lo stesso letto nella loro casa di strada del Drosso, periferia sud di Torino. Il dramma dei coniugi Frolli, Guidò e Graziella, è riassunto in )oche pagine protocollate dal Trijunale di Torino: è la sentenza che accoghe le tesi della difesa condannando l'azienda in sede civile per la morte della donna al pagamento di oltre un milione di euro ai familiari (1.056.074, 66). Sentenza già appellata dalle vecchie Fs, ora Rete Ferroviaria Italiana (rappresentata dallo studio Fessi e associati di Roma), secondo i legali dei parenti «fra i risarcimenti più cospicui comminati a Torino in materia, pur non adeguato all'effettivo danno subito». Una vittoria che il marito non ha potuto incassare, e che ora riapre la dolorosa partita. Gli avvocati Alessandro Lazzari (studio Lazzari-Marzano) ed Emanuela Bellini, legali dei familiari (il fratello di Graziella e i due figli nati dall'unione con Guido) si preparano ad avviare una nuova azione di risarcimento. Una vicenda che ripropone in tutta la sua drammaticità le dimensioni dell'emergenza-amianto, bomba ad orologeria capace di esplodere a decenni dalla sua manipolazione. Vicenda tragica e sconcertante se si considera che Graziella Pentenero è stata la prima ad andarsene (aveva 61 anni) pur non essendo esposta direttamente alle alte concentrazioni di amianto inalate dal marito, tappezziere-panneUista alle OGR di via Boggio. Ci ha messo tre anni a morire. Tre anni di calvario, iniziato con la diagnosi di una pleurite presto rivelatasi per quello che era: mesotelioma pleurico, forma cancerogena praticamente incurabile strettamente associata all'esposizione prolungata al minerale. Valter Frolli, il figlio, stenta ancora oggi a ripercorrere la cronaca di quella battaglia senza speranza. «All'inizio nessuno poteva immaginare - racconta -. Nemmeno quando si è parlato di amianto mio padre ha avuto sospetti, dato che la mamma con il suo lavoro non aveva apparentemente nulla a che spartire. Del resto lui stava bene, le visite mediche aziendali erano quello che erano, e comunque dei pericoli connessi all'inalazione della sostanza in fabbrica non si parlava. La correlazione è venuta fuori per caso, il giorno che è andato a testimoniare in favore di un suo collega colpito da asbestosi da amianto». I primi dubbi sul pericolo nascosto nelle tute blu da lavoro che sua moghe lavava e sbatteva regolarmente (ma anche nelle biancheria intima e nelle scarpe, precisa il figlio) sono emersi solo allora. In quell'occasione ne ha parlato con Raffaele Guariniello, il procuratore aggiunto che per primo ha puntato i nflettori su una strage silenziosa e tuttora in corso. «Una settimana più tardi - dice il fighe, ancora tramortito dalla tragedia che ha spazzato via i genitori -, è stato contattato dalla Procura ed è partita la causa». Ma il destino di Graziella Pentenero Frolli era segnato: due drenaggi a distanza di sei mesi, poi il ricovero all'ospedale San Luigi di Orbassano, infine la chemioterapia e il ritorno a casa, con l'unica arma della morfina a lenire gli spasmi. La fine è arrivata nel settembre del '91. «Se ne è andata così, ancora incredula», ricorda Valter con un filo di voce. E ricorda anche lo strazio del papà, diviso fra rabbia e sensi di colpa: «Poveretto, non riusciva a perdonarsi di aver involontariamente portato la morte in casa. Eppure non poteva sapere. Come se non bastasse, lo ferivano le accuse lanciate dai rappresentanti dell'azienda coinvolti a vario titolo nel processo: dicevano che raccontava fandonie, quando tutte le perizie gh davano ragione». Proprio lui, aggiunge, che si era sempre dedicato al lavoro riuscendo a far tornare i conti nel piccolo alloggio di Strada del Drosso e a fare studiare i due figli tra mille ristrettezze: Valter, assunto alla Telecom; la sorella Sandra impiegata in una piccola azienda. Ci sono voluti 12 anni perchè quella porta si riaprisse suÙ'orrore, trascinandolo via in poco più di un mese. Stessi disturbi, stessa diagnosi inizialmente rassicurante, questa volta con la consapevolezza di quello che l'attendeva. Ormai Guido non poteva non sapere. Ai figli lo diceva: «Non c'è speranza. Vedrete, farò la fine di vostra madre». Il suo calvario è stato più breve ma non meno intenso: difficoltà respiratorie, spasmi insopportabili che lo costringevano a spostarsi da un letto all'altro per cambiare posizione e trovare un minimo di solhevo. Poi il ricovero al San Luigi ed i dolorosi, inutili drenaggi, con i medici che scuotevano la testa. Il destino non gh ha nemmeno concesso la soddisfazione di avere reso giustizia alla moghe. O forse no. «Uno degli ultimi giorni - ricorda Valter con il nodo alla gola - sono andato vicino al suo letto e gh ho sussurrato: "Forza papà, sai che abbiamo vinto la causa?". Lui ha girato il capo dall'altra parte e si è messo a piangere». LA MALATTIA Il mesotelioma è un tumore maligno derivato dal tessuto mesotellale (peritoneo, pleura, pericardio). La localizzazione principale è a livello pleurico, dove se ne riconoscono due forme principali: una localizzata e una diffusa su tutta la superficie di rivestimento del polmone (spesso associata a forte versamento pleurico). I sintomi possono essere rappresentati da dolore toracico e difficoltà respiratorie, con o senza tosse secca. Vi è una significativa associazione fra l'insorgenza del tumore e l'esposizione ambientale o professionale all'asbesto: l'intervallo fra esposizione e comparsa del male è in genere lungo, spesso superiore ai 20 anni. Scarse le possibilità di cura, specie nelle forme estese. IL MINERALE L'amianto o la serie di minerali individuati con lo stesso nome (amosite, tremolite, crocidolite) viene quasi sempre considerato nocivo per inalazione. Dato il grande uso che è stato fatto di questo minerale, costituito da cristalli a struttura fibrosa dalle eccellenti proprietà tecnologiche, la sua presenza è ancora oggi largamente diffusa. Sono innumerevoli gli studi sulla presenza delle fibre nell'areosol dei uoghi dove veniva prodotto e negli ambienti dove veniva impiegato con gli usi più diversi: protezione dal fuoco, fonoassorbente, termoisolante, a copertura di edifici. L'insorgenza delle malattie correlate all'amianto, fuorilegge dal '92, deriva dall'assorbimento pervia polmonaredellefibre. LE VITTIME Graziella Pentenero, madre dì Valter e Sandra, è morta all'età di 61 anni senza poter vedere la fine di un processo che ha colpito l'opinione pubblica. Non è mai stata in contatto con l'amianto, se non attraverso le tute portate a casa dal marito. Guido Frolli era andato in pensione nell'S?. «In quel capannone c'erano più di 200 persone - testimoniò al processo perla morte della moglie-. Lecarrone da revisionare venivano smembrate senza alcuna protezione. Per segnalare il pericolo mettevano un nastro colorato». Il figlio prosegue una battaglia iniziata dodici anni fa: «Nessuno pensava che mia madre potesse ammalarsi solo standogli vicino» LE FERROVIE CONDANNATE AL PAGAMENTO DI OLTRE UN MILIONE DI EURO HANNO ANNUNCIATO CHE RICORRERANNO IN APPELLO Valter Frolli

Persone citate: Alessandro Lazzari, Graziella Pentenero, Guido Frolli, Lazzari, Marzano, Raffaele Guariniello, Valter Frolli

Luoghi citati: Orbassano, Roma, Torino