Per non dimenticare Soledad

Per non dimenticare Soledad ^PpyOLnillOVe c^u^epeeculicchia Per non dimenticare Soledad «A Soledad, un tiratore appostato su una torretta fece fuoco per tre volte su una mischia di corpi nel cortile del Centro di Adattamento: due bianchi avevano subito l'aggressione di cinque neri», scrive Edward Bunker, già detentore del titolo di detenuto più giovane nella storia del carcere di San Quintino, in Educazione di una canaglia, la sua autobiografia uscita lo scorso anno da Einaudi. «Il tiratore ammazzò tre detenuti neri, tra cui il fratello di Cornell Nolan, che occupava la cella vicino alla mia nel Centro di Adattamento di Folsom. Quella stessa notte, in un'altra ala di Soledad, una giovane guardia bianca fu gettata giù dal ballatoio del terzo livello e finì sul cemento sottostante. Morto. Tre detenuti neri, George Jackson, Fleeta Drumgo e Clutchette furono rinchiusi in cella d'isolamento e accusati dell'omicidio. Un'avvocatessa della zona della baia, Fay Stender, socialista, se non addirittura marxista convinta, accettò di difendere George Jackson. Raccolse in un libro le sue lettere, convinse Jean Genet a scrivere una prefazione e lo pubblicò col titolo I fratelli di Soledad». E i Fratelli di Soledad (non George Jackson, morto in carcere nel 1971, e nemmeno i suoi soci, naturalmente) intesi come gruppo reggae-ska-rock suoneranno stasera a partire dalle 18,30 alla Fnac di via Roma, insieme con i compagni di stile Persiana Jones (e le tapparelle maledette? Le hanno tolte). Ma non è tutto. Perché domani, alle 12, alla Fnac suoneranno Giorgio Mirto e Ermanno Bottigheri, ovvero i Moisycos Guitar Duo, in sospeso tra le sonate di Scarlatti e i tanghi di Piazzolla. Mentre sempre domani sempre in via Roma ma alle 18 toccherà a Fabrizio Coppola, impegnato nella presentazione live del suo primo ed La superficie delle cose. Musica a parte, ci sono i libri. E chi sarà ska-tenato potrà, volendo, dare un'occhiata proprio alle opere dell'Edward Bunker di cui sopra. Scoprendo, se non lo conosceva già, un autore eccezionale, di quelli che una volta incontrati sulla propria strada non si dimenticano. ((Avrei potuto giocare meglio le mie carte, senza dubbio, e ci sono cose di cui mi vergogno», scrive ancora l'ex detenuto, che molti ricorderanno nella parte di Mister Blue nel film Le iene di Quentin Tarantino. «Ma quando mi guardo allo specchio, sono fiero di quello che sono. I tratti del mio carattere che mi hanno fatto combattere il mondo sono gli stessi che mi hanno permesso di farmi valere».