Via il Cda entro febbraio, nuova bufera in Rai di Lucia Annunziata

Via il Cda entro febbraio, nuova bufera in Rai I CONSIGLIERI SARANNO 9: 7 SCELTI DALLA VIGILANZA E 2 DAL TESORO (UNO DI QUESTI SARÀ IL PRESIDENTE) Via il Cda entro febbraio, nuova bufera in Rai Sì all'articolo 20 della legge Gasparri, voci di dimissioni degli attuali vertici Maria Teresa Meli ROMA In un clima che il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha definito da «mercato del pesce», mentre si intensificavano le voci dì possìbili dimissioni di Lucia Annunziata e Giorgio Rumi, l'aula di Palazzo Madama ha dato il via libera all'articolo 20 della legge Gasparri. Ossia quello che, venendo incontro alle richieste dell'Udo, indica una data di scadenza per l'attuale consiglio d'amministrazione Rai (entro il 28 febbraio) e, nel contempo, prevede l'avvio della privatizzazione della tv di Stato. La le^ge riceverà il via libera definitivo dal Senato martedì prossimo, quindi andrà a Montecitorio, dove dovrebbe approdare il 30 luglio. Ma, come spiegava ieri un capogruppo dell'opposizione, il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha già fatto sapere che l'esame del prowedimento verrà affrontato solo in autunno, a cavallo tra settembre e ottobre. L'incertezza sui tempi dell'approvazione definitiva di questo prowedimento la dice lunga sul braccio di ferro - l'ennesimo - in corso nella maggioranza. L'Udo di,Eollini e Casini avrebbe preferito un ritomo alla vecchia prassi: nomina parlamentare dei consigjierid'iamministrazione.La Rai, infatti, è per la terza volta terreno di scontro tra i centristi e Silvio Berlusconi. Voci del Transatlantico dicono che il presidente della Camera aveva in mente anche il nome del futuro presidente del nuovo cda, un nome su cui si sarebbe registrato il consènso dell'opposizione, consenso necessario, giacché chi andrà a ricoprire quel ruolo con la nuova legge dovrà avere i due terzi dei consensi in commissione di vigilanza Rai. Ancora una volta, insomma, come ai tempi del primo Cda, quello di Baldassarre, i centristi puntavano a giocare di sponda con il centrosinistra. Il compromesso finale raggiunto nella Casa delle Libertà modifica un po' gli scenari. Dei nove consiglieri d'amministrazione, sette verranno scelti dalla commissione di vigilanza Rai in base a criteri di proporzionalità, ma due verranno indicati dal ministero dell'Economia, e imo di questi diventerà presidente del cda, con il parere favorevole dei due terzi della stessa commissione. Sarà quindi il governo, o più precisamente Giulio Tremonti, a decidere il nome del successore di Annunziata. Il che, presumibilmente, vorrà dire che non sarà il candidato di Casini, ma che, comunque, onde evitare un estenuante e interminabile braccio di ferro, dovrà pur sempre, essere un personaggio gradito all'Udo e a una parte almeno dell'opposizione. Questa nuova partita Rai, dunque, è solo agli inizi. E un peso avranno le decisioni che prenderanno i consigUeri che si vedranno martedì prossimo. Un tam tam dava ieri per possibili - anzi, per imminenti - le dimissioni di Annunziata. E anche Rumi appariva alquanto perplesso per la piega che stanno prendendo gli eventi. Non ha negato di provare «sconcerto» per la «data di scadenza»: «Non abbiamo i presupposti per la legittimazione», è stata la sua obiezione. «Se le cose sono tanto cambiate da quando siamo stati nominati - è stata l'ulteriore riflessione di Rumi con che spirito possiamo andare avanti? Sono contrario a replicare l'esperienza dei giapponesi». Dopodiché il consighere Rai ha lasciato intendere che per quel che lo riguarda molto può dipendere dalle decisioni di Annunziata. «C'è il problema del presidente - ha infatti spiegato - che, per me, per come è stato concepito, è un ruolo determinante. Come moderato ho bisogno di un presidente che la pensi diversamente da me. Quindi se il presidente si dimette...». Diverso mvece l'atteggiamento di Francesco Alberoni, U quale ha dichiarato: «Non vedo proprio perché dovrei dimettermi. Sapevamo che questo era un cda a termine». La situazione, comunque, è tale che per tutta la giornata di ieri sia Maurizio Gasparri sia il senatore di Forza Itaha Luigi Grillo, relatore del prowedimento a Palazzo Madama, hanno insistito sul fatto che gli attuali consiglieri potrebbero restare al loro posto anche nel prossimo cda. «Gh attuali vertici - ha osservato il ministro delle Comunicazioni - potrebbero continuare la loro attività in una dimensione più ampia, quella del consigho a nove membri». E Grillo ha spiegato: «Non c'è alcuna volontà di sfiduciare l'attuale Cda». Quindi entrambi hanno rinnovato la loro fiducia nel direttore generale. Già, perché un ruolo chiave in questa partita l'ha giocato anche Flavio Cattaneo. An e Forza Itaha lo difendono e vogliono lasciarlo al suo posto, l'Udo, invece, punta a farlo saltare. Anche il centrosinistra, che ha indetto una grande manifestazione contro la legge a Roma, per martedì prossimo, ha messo il direttore generale sul banco degh accusati, ma nel frattempo studia le mosse della Casa delle Libertà per vedere se sia possibile incunearsi tra i centristi e il resto della maggioranza. Accolta la richiesta dell'Udc e avviata la procedura per la privatizzazione della televisione di Stato Fallisce anche l'ultimo tentativo di mediazione: il no di Pollini sul documento siglato dai capigruppo della maggioranza come attestato di stima agli amministratori Il cavallo-simbolo della Rai Il presidente della Rai Lucia Annunziata Il dg della Rai Flavio Cattaneo

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