Un impero inglese tra tabacco e Formula Uno di Luigi Grassia

Un impero inglese tra tabacco e Formula Uno Un impero inglese tra tabacco e Formula Uno Luigi Grassia ((Alla British American Tobacco sappiamo che fumare è rischioso. Il nostro business non è persuadere la gente a fumare ma offrire prodotti di qualità a clienti adulti che già hanno deciso di fumare». Così si legge nel sito della Bat, la seconda impresa al mondo per dimensione in un settore dell'economia globale che è miliardario in sterline, in dollari e in euro ma che per sua sfortuna è anche miliardario, negh Usa ma non solo, nei risarcimenti per cause legali intentate da Stati o da privati ammalatisi con le sigarette, e dove perciò è indispensabile dimostrare un alto senso di responsabilità sociale. Senza dimenticare il contributo storico del fumo ai traffici, alla navigazione e al popolamento europeo oltremare (intere colonie vennero fondate proprio sulla coltivazione del tabacco, si pensi alla Virginia, primo nucleo degli Stati Uniti dal 1607) e a quello dato alla storia del costume e dell'umano piacere nellevarie epoche (si legga per esempio la «Storia dei generi voluttuari».di Wolfgang Schivelbusch). Bat vende oggi nel mondo 777 mihoni di sigarette all'anno. Nel suo impero figurano Peter Stuyvesant, John Player, Kent, Dunhill, Pali Mail e Rothmans. Con Lucky Strike, uno dei più antichi marchi del mondo (1871), il gruppo sponsorizza in Formula Uno la Bar di Villeneuve e con Benson&Hedges la Jordan. Il fatturato di British American Tobacco è stato pari nel 2002 a 35,09 miliardi di euro (più grande nel mondo c'è solo la ex Philip Morris, che adesso si chiama un po' anonimamente Altria, con le sue Marlboro). Gli utili 2002 di Bat hanno toccato i 3,04 miliardi di euro e il dividendo per azione i 50,05 euro, in crescita del 100Zo sull'esercizio piecedente. Insomma sarebbe sbagliato pensare a un settore del tabacco in lento declino per il mutare dei gusti e per il crescere deUe preoccupazioni del pubblico per la salute; con il fumo si continua a fare soldi, almeno nel caso di Bat. British American Tobacco vanta di dare lavoro nei vari Paesi a più di 85 mila persone e di pagare tasse qua e là nel mondo per più di 18 miliardi di euro; se si confronta questa cifra con gh utili, si osserva che sono i governi a introitare quasi tutto quel che si guadagna con il fumo. Bat è molto cresciuta nell'ultimo decennio come quota del mercato globale: nel 2002 è salita al 14,60Zo contro il 10,50Zo del 1993 (un considerevole +4,l%). Questo è avvenuto soprattutto per via di acquisizioni (il passo più importante è stata la fusione con Rothmans) e la tendenza continua in questo 2003 in cui si aggiunge all'impero la provincia dell'Eri. Nei piani di Bat c'è di puntare alla leadership globale attaccando il primato di PhUìp Morris/AItria. Già oggi il gruppo British American Tobacco vanta di essere il gruppo più intemazionale del settore essendo presente in 180 Paesi; il presidente Martin Broughton vede la prossima espansione soprattutto nei mercati emergenti dell'Europa dell'Est, in Cina, in India e nel resto del Terzo Mondo. Nel 2002 Bat ha aperto fabbriche in Turchia e Corea del Sud, che sono rispettivamente il settimo e l'ottavo mercato mondiale, e nel 2003 è in corso il lancio in Nigeria. Ma a dispetto delle campagne per eliminare il fumo, il mercato più profittevole per Bat sono sempre gli Stati Uniti.

Persone citate: Dunhill, Formula, John Player, Lucky Strike, Martin Broughton, Peter Stuyvesant, Philip Morris, Wolfgang Schivelbusch