In guerra le mogli dei fanti

In guerra le mogli dei fanti LA TERZA DIVISIONE DOVRÀ' RESTARE A BAGHDAD FINO IN AUTUNNO PER IL MANCATO ARRIVO DEI SOLDATI INDIANI In guerra le mogli dei fanti Per il mancato ritorno dei mariti dall'Iraq retroscena corrispondente da NEW YORK MOGLI in rivolta contro il Pentagono. Per i comandi mQitari la decisione di rinviare il ritomo in patria della III Divisione ha aperto un imprevisto fronte intemo: le donne dei soldati al fronte sono sul piede di guerra. I novemila soldati affidati agli ordini del generale Buford C. Blount III furono i primi a varcare il confine fra Kuwait e Iraq la notte del 20 marzo, iniziando una cavalcata nel deserto conclusasi il 9 aprile quando aprirono la strada nel centro abitato di Baghdad. A settantasei giorni da quando il presidente degli Stati Uniti, George Bush, ha dichiarato sul ponte della portaerei Uss Lincoln la «fine dei maggiori combattiiui-nti» gli uomini della HI divisione di fanteria erano sicuri di meritare il riposo. D'altra parte i marines - protagonisti dell'avanzata quanto loro - sono già tornati a casa e la IV divisione di fanteria, che sulla carta doveva prendere il loro posto, è sin da fine aprile schierata in Iraq. Dal Pentagono l'ordine del richiamo era già arrivato la scorsa settimana al generale Blount, che lo aveva subito fatto conoscere ai suoi uomini. La brutta sorpresa è arrivata nell'ultimo weekend: «Contrordine, si resta di sicuro fino a settembre, poi si vedrà». Il generale è andato di persona a leggere il testo di fronte ai soldati, che hanno reagito con un desolato silenzio immortalato da fotografie finite sulle prime pagine dei maggiori quotidiani americani. A far cambiare i piani del segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, è stata New Dehli: il governo indiano ha negato la promessa disponibilità a inviare 17 mila uomini, da dispiegare in agosto nell'Iraq centrale nel quadro della nascitura Forza intemazinale di stabilizzazione. A Washington i soldati di New Dehli sono apprezzati per preparazione al controllo del territorio e per la resistenza al caldo: senza di loro non c'è tempo né modo per chiedere a un altro Paese un contingente equivalente e dunque la HI divisione deve restare lì dove adesso si trova. Mogli e madri dei 9 mila soldati hanno ricevuto l'inattesa notizia poco dopo che il generale l'aveva annunciata e la reazione è stata quella di scendere in campo per gridare protesta, rabbia e insofferenza. Ma senza farlo in piazza, il luogo scelto per far conoscere i propri sentimenti sono i siti Internet di stazioni radio e tv lungo la Costa Orientale, dalla Georgia alla Virginia. E' un diluvio di proteste, dove le mogli hanno il sopravvento sulle madri, forse non a loro agio sul web. «E' come uno schiaffo in faccia averci fatto sapere che per ora non tornano», ha scritto in una e-mail Kimberly Hemandez, che per essere più efficace nella comunicazione ha organizzato un gruppo di una decina di mogli di soldati della II brigata della III divisione, il cui slogan è «non vediamo i nostri mariti dallo scorso autunno». Fu allora infatti che il Pentagono iniziò a schierare la III divisione in Kuwait, negli accampamenti ai confini con l'Iraq che avevano i nomi degli Stati colpiti dagh attacchi di Al Qaeda subiti 1' 11 settembre 2001 : Virginia, New York, Pennsylvania. Fra le mogli in attesa 0 patriottismo non è finito ma la voglia di rivedere i mariti è più forte: «Sosteniamo la guerra, sosteniamo i nostri uomini in Iraq e siamo a favore della causa per la quale stiamo combattente - ha scritto Kimberly sul web - ma mantenere sempre sul posto la stessa gente mentre si rimandano indietro persone che sono appena arrivate non ci sembra affatto giusto». Il riferimento è al sistema di rotazione del Pentagono: alcuni reparti inviati nel dopoguerra stanno già tornando indietro perché considerati inadatti al nuovo scenario della guerriglia. Shawneequa Hamblin parla delle «orribili condizioni in cui si trovano i nostri uomini». Ecco di cosa si tratta: «Hanno cattivo equipaggiamento, vivono e dormono in un caldo terribile, hanno bisogno di riposo perché sono vinchi, in realtà hanno soprattu .10 bisogno di tornare a casa perché quel posto dove si trovano comincia per loro ad assomigliare a ima vera e propria prigione». Le mogli come Kimberly e Shawneequa sono decise a trasformare la rabbia in campagna d'opinione. L'appello che consegnano ai siti Internet è «trovate persone che condividono ciò che pensiamo, chiedetegh di andare da amici e parenti, di dare sostegno, di organizzare richieste li dove hanno sede le unità e le agenzie dell'esercito e soprattutto non dimenticate di avere cura di voi stesse nei prossimi mesi». Non tutte la pensano così, nelle chat-room c'è anche chi, come Kimberly Mullen, risponde per le rime: «Sono la moglie di un soldato da 13 anni, quando lo sposai sapevo la vita che mi attendeva, tutte queste proteste non le comprendo». Ma ieri per la prima volta stazioni tv locali - e anche la Cnn - hanno iniziato a dare un volto alle mogli in trincea. Come nel caso di Julie Galloway, sposa del sergente Michael Galloway inviato nella regione del Golfo lo scorso novembre: «Non fateci questo, non allontanateci da ciò che abbiamo di più caro al mondo, i nostri mariti». I ritorno di un fante americano a Fort Benning. La III divisione, invece, dovrà aspettare

Persone citate: Blount, Buford C. Blount Iii, Donald Rumsfeld, George Bush, Julie Galloway, Kimberly Hemandez, Kimberly Mullen, Michael Galloway